INCONTRO MERAVIGLIOSO… di don Adelio Cola

…di miracoli…

20/12/2015

Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore”.  Sono parole di congratulazione di Elisabetta alla parente Maria, venuta ad aiutarla nelle faccende di casa. Ne aveva bisogno, perché era già al sesto mese di gravidanza. Che la gestante avesse necessità d’un aiuto non c’è dubbio, anche perché era anziana; ma chi ha incaricato Maria, anch’essa incinta da poco tempo, di recarsi dalla parente lontana parecchi chilometri, per farle da serva? Ella s’era definita tale all’Angelo messaggero di Dio. “Serva del Signore”, va bene; ma d’un’altra donna, non è troppo? (almeno secondo noi!) La risposta è sconcertante, anzi spiazzante: è stato lo Spirito Santo. Sì, hai capito bene: la terza Persona della Santissima Trinità, l’amore sostanziale di Dio, che l’ha resa feconda.

Qui è tutto un incontro meraviglioso di miracoli. Miracolose le due gestazioni, l’una perché riguarda una vergine, l’altra una donna non più in grado d’aver figli a causa dell’età. Il figlio di Maria sarà il Redentore dell’umanità, promesso da secoli al popolo d’Israele, quello di Elisabetta sarà l’ultimo dei profeti: in nome di Dio dichiarerà terminato il tempo d’attesa e rivelerà il Messia Gesù, già presente in mezzo al popolo. Queste verità misteriose noi le conosciamo per rivelazione divina. Sono, ripeto, spiazzanti per chi volesse accettarle soltanto per motivazioni razionali. Pensandoci e filosofeggiando con criteri umani, nessuno potrà mai convincersi della loro VERITA’ e accettarle con convinzione. Senza la FEDE si concluderà di trovarsi di fronte a graziose favole raccontate agli ingenui.

Chi desidera conoscere la via da percorrere per raggiungere la verità, deve fare come, tra tanti altri, si comportò Alessandro Manzoni. Egli riflette sulla sua decisione in età matura riferendo simile quella del Cardinale Federigo Borromeo fin da giovane: “Tra gli agi e le pompe, badò fin dalla puerizia a quelle parole d’annegazione e d’umiltà, a quelle massime intorno alla vanità de’ piaceri, all’in­giustizia dell’orgoglio, alla vera dignità e a’ veri beni, che, sentite o non sentite ne’ cuori, vengono trasmesse da una generazione all’altra, nel più elementare insegnamento della religione. Badò, dico, a quelle parole, a quelle massime, le prese sul serio, le gustò, le trovò vere; vide che non potevan dunque esser vere altre pa­role e altre massime opposte, che pure si trasmettono di gene­razione in generazione, con la stessa sicurezza, e talora dalle stesse labbra; e propose di prender per norma dell’azioni e de’ pensieri quelle che erano il vero. Persuaso che la vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un  impiego, del quale ognuno renderà conto, cominciò da fan­ciullo a pensare come potesse render la sua utile e santa”. (I PROMESSI SPOSI, cap. XXII ).

don Adelio Cola