Dove sono i morti? - di Don Adelio Cola

Spiegazione della liturgia dei defunti e della concezione cristiana della morte come eterno riposo

06/10/2007
Ho visto un film: una bambina chiede al papà: «Dove si trova adesso il nonno morto?»
Ecco un’ottima occasione nella quale il papà avrebbe potuto fare alla figlia una lezione di catechismo. L’occasione non è stata valorizzata: l’interpellato, non credente, aveva idee molto confuse sull’argomento della domanda.
Quando la risposta è molto vaga, come succede abbastanza frequentemente («è in cielo!»), non soddisfa la legittima curiosità di chi ha il diritto di conoscere la verità.
Ma veniamo a noi. Dove sono, dunque, i nostri morti?
La Chiesa cattolica risponde didatticamente alla nostra domanda in particolare con i segni e le cerimonie della liturgia dei defunti. Essa, maestra delegata dal Maestro Gesù suo fondatore, non esprime sull’argomento opinioni di Papi o di Santi, ma quanto rivelato da Gesù stesso.
E questi sono i segni particolari che contengono il Suo insegnamento.
La Messa viene celebrata dal sacerdote in suffragio del defunto: dunque si prega per una persona che non è morta in modo tale che di lei non rimane nulla, altrimenti la celebrazione della messa sarebbe un rito inutile e illusorio.
Non è per caso che i defunti sono definiti “dormienti“: avete fatto caso che nella preghiera («l’eterno riposo…») che abbiamo imparato a recitare fin da bambini auguriamo loro di «riposare in pace» ? Non è un augurio a vuoto, ma la professione della fede nel loro “risveglio”. «Chi vive e crede in me, io lo risusciterò», promise Gesù, che non s’ingannava e non voleva ingannare.
Che significato hanno certi gesti finali dopo la messa: l’aspersione con l’acqua santa della cassa del defunto davanti all’altare e l’incensazione della medesima contenente il suo corpo? Quei gesti, che sono cerimonie sacre, celebrano la nostra fede. Il defunto è stato a suo tempo battezzato e quindi durante la vita terrena ha portato in sé l’immagine e la somiglianza del Creatore, non soltanto ma anche il carattere di figlio adottivo di Dio, fratello di Gesù, erede con Lui del paradiso.
Il rispetto e la preghiera per i defunti derivano quindi dalla fede nella vita eterna e sono perciò atti di fede, raccomandati e benedetti dalla Chiesa.
Noi preghiamo per i defunti ed essi pregano per noi. Facciamo parte, noi e loro, dell’unica Chiesa fondata da Gesù, che comprende anche tutti i fedeli che già godono il premio eterno in paradiso con la Madonna, gli Angeli e i Santi.
Ci ritroveremo un giorno e ci riabbracceremo eternamente felici in Paradiso per sempre.
Quanto scritto e letto fin qui potrebbe sembrare una predica consolatoria preparata per le occasioni di lutto…ma poi in pratica nella vita tutto resta come prima!
Sarebbe proprio così, se le parole di verità fossero uscite, come ricordato sopra, da bocche umane, sia pure di Papi e di Santi. Sono invece, a nostra reale consolazione, parole che ripetono la rivelazione di Gesù Maestro e che costituiscono la vera risposta alla domanda: Dove sono ora i nostri morti? Sono in braccio all’infinita misericordia di Dio Padre, in attesa della completa loro purificazione dalle miserie umane per entrare nel paradiso eterno.
Chi ha fede, crede. E per chi non crede…le cose stanno ugualmente così. Ne è garante la Chiesa cattolica per espressa volontà del Suo divino fondatore.
 
A presto
Don Adelio Cola