Salendo ad un santuario dedicato alla Madonna - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

Il Femminile che rivela Dio

24/08/2008
La visita ad un Santuario dedicato alla Madonna talvolta perde della sua sacralità, perché è legata ad un personalismo che domanda non solo la grazia di guarigioni, ma le cose più disparate dovute ad errori che avremmo potuto evitare con un po’ di attenzione e di sacrificio.
 
Maria deve essere pregata, visitata in un Santuario come la vera Madre dei viventi, in cui risuona il puro “si”, in vista del quale noi siamo stati creati e redenti.
Maria significa accostarsi all’umiltà della serva di Dio, punto base della nostra quotidianità; il suo è un “si” incomparabile, perché incomprensibile per lei ciò che Dio le chiedeva, ma Lei “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Luca 2,19).
Maria deve apparire come la donna del popolo, povera e interrogante di fronte a ciò che le capita addosso.
 
Basta vedere dove e come è nato suo Figlio, poi vederla nella contingenza quotidiana con pazienza in un interroagativo continuo come quello della prima ora:
“Com’è possibile? Non conosco uomo!”
 
E poi non urla, non si dibatte dal dolore di fronte al Figlio bastonato a sangue e poi crocefisso.
Soccombe al putiferio di un processo infame in cui il Figlio è condannato perché colpevole di aver guarito, saziato di pane e non solo di pane, ma di una sapienza che faceva impallidire i grandi Maestri del tempio, quando aveva soltanto dodici anni.
 
Lei dimostra una fortezza incomparabile di fronte ad una domanda, che le arriva da Dio, in cui avverte il mistero.
Nell’Annunciazione Maria si abbandona completamente a Dio:
è l’obbedienza della fede a colui che le parlava mediante il suo messaggero, è il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà, quando risponde con tutto il suo “io” umano e femminile, donandolo completamente a Dio con un semplice soffio di meraviglia: “Com’è possibile?”
 
La Verginità di Lei si esprime nell’essenza di una femminilità attiva e creatrice che si presenterà nel tempo come tipo di innumerevoli donne nell’opera della salvezza del mondo: realtà tante volte dimenticata o oscurata, ma senza la quale la pienezza della vita non avrebbe mai abitato in tanti cuori dei figli di Dio.
La Verginità e la maternità si fondano in Lei in un connubio misterioso.
Tuttavia quel vocabolo “vergine” è imperante nella maternità della storia del femminile:
è anche verginità della mente e del cuore, talvolta dimenticata. Una fedeltà assoluta nel proprio ruolo di sposa e di madre.
 
Nasce nel tempo una teologia femminista ampiamente presentata da Luca per cui “i potenti sono deposti dal trono, i superbi sono dispersi nei pensieri del loro cuore, gli umili sono esaltati, i ricchi sono mandati via a mani vuote, i poveri sono ricolmati di bene (Luca 1,50 – 55).
Scegliendo una donna come luogo della nascita figlio tra noi, Dio ha stabilito un rapporto del tutto nuovo con la femminilità rispetto alla alienazione di Dio nel maschile.
 
A partire da Maria, vergine e madre, è legittimo domandarsi: “Come il femminile, in primo luogo, rivela Dio?
Perché la vergine Maria, madre di Dio, realizza in forma assoluta il femminile, perché Dio ha fatto di Lei il suo tempio, il suo santuario, il suo tabernacolo in modo talmente reale e vero che Lei deve essere considerata così unita allo Spirito Santo da presentarlo nella varietà della sua dinamica di pensiero, ricerca, parola, arte, filosofia teologia, ascetica… fino ai segni più semplici e usuali del quotidiano come un cenno, un saluto, un sorriso, un augurio.
Il tutto trasformato, ingentilito da quella femminilità incomparabile che è la Vergine madre maria di Nazaret.
Certamente non sarà irrispettoso per Lei se noi, salendo ad un santuario le domandiamo di aiutarci perché un piccolo o grande cruccio possa essere cancellato dal suo lieve e potente sguardo di Vergine e Madre.
 
Giovanni Battista Chiaradia