Riflessioni sotto il sole - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

La preghiera: ricerca delle origini e del fine ultimo

30/08/2008
Passeggiare al molo, sdraiarsi in spiaggia sotto il sole che è «frate», dice Francesco, cioè fratello, ma è anche capace, quando s’infiamma, d’arrostirti come una salamandra, ti fa sentire libero e sereno, ma anche indifeso sotto il potente sguardo di madre natura della quale, con tutte le definizioni che le puoi dare, non ce n’è una che possa esattamente definire la sua intima essenza.
T’accorgi, quindi, che sei sotto un mistero e con umiltà devi riconoscere di essere ignorante anche con tutte le piú prestigiose scuole che hai frequentato con onore. Allora, coerente con te stesso, cerchi di liberarti da quel maledetto orgoglio che ti rende padrone di tutto ciò che vedi in terra e in cielo.
Sei, sì, un essere di valore perché dotato d’ingegno e di volontà, ma insieme sei sempre avvolto nel mistero delle forze della natura, che sono immani e impensabili.
Basta riflettere su quanto è avvenuto in questi ultimi mesi, tra diluvi e terremoti, che ci ha lasciato umiliati e sbigottiti e soprattutto feriti per tanti morti e dispersi.
E se, mentre stai pensando a questi spaventosi cataclismi, o sonnecchi sotto l’ombrellone, una vespa di un certo tipo ti punzecchia il naso, ti manda in un quarto d’ora al cimitero, mettendo in difficoltà tutti gli scienziati di questo mondo!
Da qui nasce un interrogativo.
Ma sono proprio solo? Non c’è nessuno che mi possa aiutare o far capire, oltre lo studio, cosa mi succede attorno?
Ed io, da chi vengo? Naturalmente dai genitori, dai nonni, dagli avi… dal tempo… senza fine:… ecco, «senza fine»?
Da questo tipo di ricerca che non si conclude mai, nella nostra tradizione greco-latina, è nato un vocabolo, anzi un verbo: «aitein» che significa semplicemente «domandare».
Da questo verbo è nata la preghiera.
La persona non si è piú sentita sola fra le cose della natura all’esterno ed una poetica all’interno, si è organizzata, nel tempo, l’idea e la realtà del «sacro».
All’inizio è stata ammirazione di qualche cosa di diverso e di potente che ti circonda e ti parla di come muoverti per conoscere il bene e fuggire il male e poi ti conduce verso un sapere che completa, ingentilisce, rassicura ed eleva al massimo la mente e il sentimento.
Sorge così una ricerca ed una letteratura che anche il laicismo piú radicale considera positivamente per l’educazione della persona: teologia, ascetica, mistica.
Catena di studio in cui ciascuno, di qualunque tendenza culturale, si sente avvolto, pur con differenze, in un comune destino. (Mons. Giovanni Battista Chiaradia)