LA PENTECOSTE di Don Gigi Di Libero sdb

...le parole chiave: timore, pace, gioirono e i peccati saranno perdonati...

12/06/2011

La Pentecoste è la festa della discesa dello Spirito Santo sui credenti di tutto il mondo e di tutti i tempi e pertanto della nascita ufficiale e del continuo rinnovamento della Chiesa intera e di tutte le Comunità cristiane sparse nei diversi continenti.
Grande mistero di luce che illumina e orienta nel cammino della verità e di calore come il fuoco che riscalda con l’amore ardente di Dio i nostri cuori sempre tentati di raffreddamento precoce e di sclerotizzazione.
Il mio pensiero va insistentemente a tutti gi uomini con cui condivido questa avventura umana (vicini e lontani, credenti e non credenti, conosciuti e non conosciuti), perché penso che questa sia una festa che, per noi cristiani, o è contagiosa o è sempre meno la vera festa della Pentecoste.
Ora, il Vangelo che viene annunciato nella liturgia di pentecoste mi sembra particolarmente rivolto a tutti, con quattro parole che, vorrei dire, sono nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, oggi e sempre: timore, pace,  gioirono e i peccati saranno perdonati.
 
timore
Leggo nel dizionario: «Paura che si prova di fronte a qualcosa. o a qualcuno che si teme o di fronte al pensiero che possa capitare qualcosa di dannoso o di spiacevole».
E il grande San Tommaso ci insegna che inteso come passione, il timore designa quel particolare sentimento che si avverte di fronte a un male futuro a cui risulta difficile sottrarsi o un bene in quanto se ne teme la privazione.
Le cose repentine si temono di più, perché mancano i pronti rimedi.
Le cose poi contro le quali non c’è rimedio sono quelle che maggiormente si temono, perché si reputano più durature.
Il grande filosofo e teologo ci fa vedere che gli effetti del timore sono sia fisici (il timore stringe il cuore e trattiene il respiro, fa tremare e impallidire, toglie anche le forze del corpo) che psichici (impedisce di ben riflettere, aumenta la fragilità e debolezza del soggetto, che può lasciarsi intimorire anche da meri fantasmi).
Si tratta di essere liberati dalle nostre paure dallo Spirito che riceviamo!
 
pace
Il servo di Dio Monsignor Tonino Bello ci aiuta a sperare e a lavorare con queste parole profetiche: «lo penso che è ora che si cominci proprio dalle parrocchie, dalle nostre piccole comunità, a capire davvero il significato profetico-evangelico della nonviolenza attiva: come la pensava Gesù a riguardo. Come egli la pensava a proposito dei cannoni che non c'erano ma che erano sostituiti, a quel tempo, da tante altre violenze subdole: le violenze alle quali noi forse non poniamo attenzione oggi.
Perché, non c'è solo la violenza delle armi. C'è la violenza del linguaggio quando, per esempio, si risponde male ad una persona anche se si ha ragione. Quello è linguaggio violento.
Quando si vuol coartare, piegare la volontà degli altri alla propria, quello è un atteggiamento di egemonia, di superbia. E un atteggiamento violento.
Quando educatori, genitori, maestri, più che modellare l'animo dei discepoli o dei figli in funzione della loro autentica crescita umana, la modellano secondo progetti anche splendidi, però caparbiamente modellati sulle proprie vedute, allora corrono il rischio della violenza.
Quando vantiamo un prestigio forse anche meritato, per cui chi ci vede magari ha paura di noi: anche questa è violenza.
Bisogna stare attenti nell' allacciare rapporti umani più credibili, più veri. Basati sulla contemplazione del volto. Basati sulla stretta di mano che non contenga nascosta la lama di un coltello. Rapporti umani basati sull'etica del volto, dello sguardo. Dobbiamo sviluppare l'etica dell' altro, arricchirci della presenza dell'altro».
Non vi pare che sarebbe davvero una nuova Pentecoste?
 
gioirono
«E i discepoli gioirono al vedere il Signore».
Accogliamo questo invito a gioire, con le forze dello Spirito che ci riempie, nelle stupende parole di auguri per le feste Pasquali che Mons Tonino Bello scrisse ai suoi amici poco prima della morte: «Mi raccomando, domani non contristatevi per nessuna amarezza di casa vostra o per qualsiasi altra amarezza. Non contristate la vostra vita. “Davanti al Risorto non è lecito stare se non in piedi”, dicevano i Padri della Chiesa.
Comunque, vi faccio tanti auguri.
Tanti auguri di speranza. Tanti auguri di gioia.
Tanti auguri di buona salute. Tanti auguri perché a voi ragazze e ragazzi i sogni fioriscano tutti. Tanti auguri perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono. Vedrete come, fra poco, la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo perché andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe. Ricordatevelo».
 
i peccati saranno perdonati
Permettetemi,infine, di dare la parola ad una scrittrice francese che nel suo libro (Christine Cayol, Sono cattolica e sto male, traduzione di Maurizio Ferrara, Città Aperta Edizioni / Servitium, 2008), suggestivo persino nel titolo, dedica un provocante capitolo a questo tema e lo intitola così: Viva il confessionale!
«È il sacramento del perdono, il più bello che possa esistere. ….
È un perdono divino, non un perdono che chiede garanzie per l'avvenire, non un perdono che dice: “Ti perdono, ma non dimentico”, “Ti perdono, ma fa' il bravo”.
No, è un perdono che dimentica.
Il fatto di dimenticare non è né incoscienza né disattenzione: è un oblio volontario e sovrano che rifiuta di dare il minimo potere al passato. Perché accade oggi.
E quest'oggi in cui si confida la propria miseria non deve essere sottomesso in nessun caso a ciò che è già avvenuto, a ciò che potrà ricominciare.
Quello che riceviamo in tale perdono è lo sguardo di Cristo, uno sguardo nuovo posato su di noi, uno sguardo che non ha mai servito e che ci restituisce non alla nostra 'innocenza', ma alla nostra novità.
Come se niente fosse accaduto, come se il tempo non avesse nessuna importanza.
“Ti amo, ti conosco.” “Non devi avere paura di te, non pensare al passato, non pensare all'avvenire: oggi ti guardo e ti amo per quello che sei”. ……
Va' come il figlio prodigo, corri a gettarti nelle braccia di tuo padre.
Ti accoglie senza condizioni. Ti vuole bene.  Sta preparando la festa, è lieto del tuo ritorno al rapporto.
Sei libero, nessuno ti condannerà, nessuno ti metterà in prigione, nessuno ti serberà rancore.
Sei libero di una libertà che non sospetti, di una libertà che potrebbe anche spaventarti.
Va'. Non rimanere inginocchiato così. …..
Sei il mio amato, la mia amata, ti concedo tutto. Va' e gioisci.
Sei amato per l'eternità, hai già cambiato faccia, c'è di che essere felici.»
Ciò che mi piace nella confessione è poter entrare in un luogo scuro e silenzioso, da dove poi andar via con uno spirito di festa.»
 
All’inizio dell’Eucarestia oggi preghiamo così: o Signore “continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo”: non sarà il desiderio profetico di far vivere, anche con i nostri impegni e sforzi quotidiani, quelle quattro splendide parole?
Dobbiamo credere che, nonostante le apparenze, lo Spirito Santo è all'opera nel mondo e lo fa progredire. Quante scoperte nuove, non solo nel campo fisico, ma anche in quello morale e sociale!
E sarà davvero una Pentecoste per tutti!.
 
don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com