È possibile essere buoni?

Perché vale la pena, comunque, di essere buoni e come fare a riuscirci

26/06/1996

Sembra una domanda stupida; invece è molto seria. Uno che è buono, oggi, rischia di essere travolto. Basta vedere nel traffico di città: se vuoi essere gentile, non riesci mai a infilarti; devi per forza fare il villano, tagliare la strada a qualcuno.

Ma non e' tutto qui.

Un ragazzino, in cortile, ti rovina col pallone la macchina posteggiata con tutti i diritti. Tutti i giorni. Avvisi la mamma; ti risponde male. Un bel giorno, cerchi tu di farglielo capire e dalla finestra la mamma ti minaccia di chiamare la polizia per maltrattamenti. Un tuo dipendente ti ha rubato; non lo licenzi per non gettarlo su una strada, magari con moglie e figli; quello approfitta per denunciarti ai sindacati che, p.e., non gli hai pagato degli straordinari; magari non e' vero o voi eravate d'accordo in un certo senso; ma quello, doppio o triplo delinquente, riuscirà a vincerla perché oggi il datore di lavoro ha sempre torto. Proprio in questi giorni, si leggono cose inaudite: quel dipendente in malattia va allo stadio o addirittura alle Bahamas e il giudice gli da' ragione.

Viene voglia di dire che oggi non è lecito essere buoni; non è lecito, perché non è possibile: bisogna difendersi anche con le cattive.

Eppure Gesu' dice: "A chi ti percuote una guancia, offri anche l'altra. A chi ti vuol portar via il mantello, dagli anche la tunica."

Sembrano parole chiare. Com'è, allora? Non è cristiano difendersi dai ladri o da chi ti vuol fare del male; oppure è il Vangelo che non va preso alla lettera?

Nossignore! Essere buoni vuol dire cercare di vivere sempre secondo verità, giustizia, carità, nella libertà: uno ha il diritto di difendersi e, in qualche caso, ne ha anche un dovere grave. Infatti, non è secondo verità, giustizia, carità nella libertà lasciarsi ingiustamente sopraffare nei tuoi diritti e nei tuoi doveri.

Nella diseducazione sociale e cristiana di questi ultimi decenni, ci è stata inculcata l'ideologia del tutto diritti e nessun dovere, del verità è quello che penso io; giustizia è quello che voglio io (giusto o meno); carità è un po' di elemosina ogni tanto, per rifarsi la verginità; al massimo, è un po' di solidarietà: tanto per avere il cambio.

Ma le parole di Cristo valgono. Anzitutto, esse sono nel contesto dei consigli evangelici (Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che hai ecc.); ma non solo, più semplicemente sono il comando: nel caso di difesa, più o meno obbligatoria, sta nella verità e accontentati del giusto; la carità sarà la lezione di vita che quello si merita.

Già questo non è sempre facile, perché spesso insorge in noi il desiderio di vendetta. Non si può confondere difesa con vendetta. La vendetta può essere solo di Dio, perché è la suprema realizzazione della giustizia.

Ma, in secondo luogo, le parole di Cristo non sono, ne' possono essere, contro altre leggi naturali e/o divine: la difesa non solo è legittima, bensì è doverosa quando ci sono di mezzo diritti altrui che tocca a noi di difendere; p.e. la nostra famiglia, la nostra opera, ecc.. Per legittima difesa, uno può arrivare anche ad ammazzare; che e' forse l'unico caso in cui ammazzare e' lecito. Ma sono casi estremi.

Vale però sempre anche l'altro principio: quello della proporzione tra la gravità dell'offesa e la gravità dell'atto di difesa. Non posso ammazzare uno perché mi minaccia uno schiaffo. Gli... innocenti film western non hanno dato idee molto esatte in proposito: vince chi spara per primo, appena l'altro mostra l'aria di sparare. Ma non posso nemmeno forare la gomme della macchina a uno che m'ha fatto un piccolo segno sulla carrozzeria. Forando le gomme, non mi risarcisco del danno ricevuto; quindi mi metto io nel torto. Non posso bastonare un bambino perché mi ha fatto uno screzio. Bastonando un bambino, non mi risarcisco dello screzio e nemmeno riesco a correggerlo.

Non dimentichiamo però quello che dice la S. Scrittura (e che le nostre leggi non ripetono): Chi risparmia la verga odia suo figlio; ma chi ama il figlio lo corregge (Prov. 13, 24).

La parola di Cristo vale anche in altro senso: non posso rinunciare a difendere me e soprattutto gli altri, per ignavia, per non aver rogne, ecc.

Anche qui vale il principio della proporzione: la ragione del nostro agire o non agire dev'essere proporzionatamente grave.

Le parole di Cristo riportano tutto il discorso nell'ambito della verita', della giustizia, della carità, nella libertà. Purtroppo, spesso lo dimentichiamo; e non siamo cristiani, nemmeno se andiamo a Messa e facciamo la Comunione.

Cordialmente.

P. Nazareno Taddei sj