...se c'è tanto male?

Continua dalla Predica precedente (9/2/97) il concetto della contemporanea presenza del male e dell'amore di Dio per gli uomini

16/02/1997

Continuo la risposta alla domanda dell'altra volta:
"Ma Dio ci ama davvero, se c'e' tanto male?"

Il male e' veramente un mistero. E proprio per questo sentiamo che c'e' qualcosa o qualcuno più grande di noi, che ci può schiacciare.

Ma se noi esistiamo e se sentiamo la meraviglia del nostro corpo (ce ne accorgiamo soprattutto quando stiamo male:
ecco il campanellino d'allarme!) e se vediamo la meraviglia dei fiori e della natura, il sorriso d'un bambino, la tenerezza d'una mamma o la bontà di uno che si sacrifica per gli altri o anche due che si vogliono veramente bene, vuol dire che il male e' solo un aspetto, non e' tutto, e' solo un fatto praticamente contingente; insomma, vuol dire che c'e' Qualcuno più grande e più forte del male stesso, che pure è così enorme.

Cos'è, allora il male? E' come il buco nel muro: non esiste il buco, esiste il muro che c'e' attorno e che in quel posto non c'e'.

Quel Qualcuno, allora, viene prima del male, proprio perché il male e' mancanza di bene.

Quel Qualcuno e' il bene, e' quello che ha creato la meraviglia del mondo.
Quel Qualcuno e' Colui che esiste senza che nessun altro l'abbia fatto esistere; e anche noi esistiamo perché esiste Lui; anzi perché è Lui che ci ha fatto e ci fa esistere. Non ci ha fatto esistere una volta (cioè venire al mondo) e poi basta, come hanno fatto i nostri genitori: ci fa esistere istante per istante.

Se Lui sottraesse il suo incessante intervento nella nostra esistenza, anche solo per un milionesimo di secondo, noi scompariremmo, i nostri vestiti cadrebbero a terra, vuoti. Non e' che saremmo morti, perché anche da morti i vestiti restano addosso, esiste il nostro corpo che poi diventa terra; e continua a esistere quella che si chiama l'anima, cioè il principio della vita che ha animato il nostro corpo e che la fede ci dice che un giorno lo riprenderà in quella nuova vita.

Il male, allora, e' mancanza di quel Bene in un modo o nell'altro e possiamo dire anche che si e' incarnato e si incarna negli avversari di quel Bene.

Distinguiamo, intanto, però, tra male fisico e male morale. Il male fisico e', p.e., la distruzione delle cose: dal fiore che appassisce a un incendio, a una malattia e al dolore che ne proviamo.

In un certo senso - però sbagliando - potremmo dire che il male fisico e' anche la morte, soprattutto delle persone che ci sono care, particolarmente poi quand'e' qualcosa di imprevedibile e di misterioso che ce le porta via: un incidente, un cancro, un infarto.

Alle volte viene proprio da chiedersi: "Ma perché?" e non troviamo la risposta. "Se Dio ci fosse..." e non ci pare di dire un'enorme sciocchezza. E invece, di fatto, la e'.

Non troviamo risposta perché alle volte non sappiamo o non vogliamo riconoscere qualche nostro errore o qualche nostro torto; ma diciamo più semplicemente che non troviamo risposta perché non siamo noi il Padreterno.

Se però riflettiamo un momento, a mente fredda e non sotto l'irruenza spesso indomabile della sofferenza, possiamo vedere che in tutto il Creato c'e' una legge che coinvolge tutto e tutti, dal minerale all'uomo: nel mondo non c'e' distruzione e morte, c'è solo trasformazione a un stato superiore:
i sali del terreno diventano il vegetale che li ha assorbiti; il vegetale delle erbe diventa vita di relazione negli animali e nell'uomo addirittura diventa vita intellettiva e spirituale. E, per l'uomo, la morte e' trasformazione in una vita eterna.

C'e' quindi nel Cosmo un piano meraviglioso, un ricamo stupendo che noi, qui sulla terra, possiamo vedere solo al rovescio: ci e' difficile capire tutto quel groviglio di fili colorati che vanno di qua e di là, apparentemente senza senso; però capiamo che c'e' qualcosa e che quel qualcosa e' un ricamo magnifico (che possiamo solo intravedere, perché ne vediamo qualcosa nelle meraviglie del cosmo), ma che non riusciamo a vedere com'e' in realtà.

C'e' un film in cassetta, VIAGGIO IN INGHILTERRA, di Richard Attenborough, che molto bene,anche artisticamente, tratta proprio del problema Dio e la sofferenza e conclude che la sofferenza fa parte, sulla terra, della felicità. Si può discutere, ma e' un film molto interessante.

Di fronte al male, quindi, possiamo e dobbiamo dire solo: tutto e' provvidenziale; tutto si spiega in quel ricamo.
Tutto? anche il male morale?

Possiamo dire "si'" ; ma questo non vuol dire che il male morale non esista, che sia non riprovevole e che non ci faccia soffrire. Pensiamo solo alla tanta cattiveria che c'e' in giro e all'inutilità - apparentemente - di tanta bontà. Vale la pena di essere buoni - viene da chiederci - se poi vediamo che gli assassini e i delinquenti ricevono per legge (almeno da noi, in Italia) dei privilegi che gli onesti non solo non ricevono, anzi talvolta sono castigati proprio perché sono stati onesti?

Si', c'e' tanto male morale e spesso: "Ma perché? Ah, se Dio ci fosse...!" Il male morale c'è perché Dio ha lasciato libero l'uomo di scegliere tra il bene e il male che e' il suo opposto.

E ci ha lasciati liberi, proprio perché il nostro comportamento riceva un premio infinito, se avremo scelto il bene: non come il cagnetto, che una volta morto, tutto e' finito.

Ma se liberamente avremo scelto il male, dovremo riceverne il castigo o in questa vita o nell'altra: chi rompe, paga. E così ritorna il discorso dei profeti fatto nell'ultima predica: Amos e Osea, giustizia e misericordia, s'incontrano.
Ma così ritorna anche il discorso del "tutto provvidenziale": noi siamo stati immersi (non ci siamo messi noi, perché non noi abbiamo scelto di venire alla vita) in uno splendido piano divino.

Vi facciamo parte, sia che lo vogliamo sia che non lo vogliamo.

E sulla nostra testa domina Qualcosa di molto più grande di noi; qualcosa che ci può schiacciare, il male, o Qualcosa che ci può fare felici. Dipende da noi. Certo il male e' spesso più attraente e suggestivo; ma non meno attraente e soddisfacente e' il Bene, quando noi lo scegliamo coscientemente.

Infatti, quell'Immenso che ci sovrasta non e' solo il nostro padrone assoluto; ma e' anche il nostro Padre, che ha fatto incarnare il suo eterno Figlio, perché fosse più fisicamente vicino a noi nell'indicarci e nell'aiutarci nella scelta di quello che e' conforme a quel ricamo meraviglioso.

E' ben poco quello che ho saputo dire di un fatto così profondo e grande; ma spero che qualcuno riesca a capire ben più in là di dove sono arrivato io.

Sempre comunque a disposizione, con cordiali saluti.

P. Nazareno Taddei sj