Legittimo e/o morale (non votare)?

Ancora sulla politica: il cristiano deve o no partecipare con il voto alla vita politica del proprio paese?

16/05/2000

La sig. AM.S mi internetta con urgenza: "Il Presidente della Repubblica, che è persona equilibrata e cristiana, ha detto che non votare è legittimo. Come cristiana possa anch'io non votare?"

Ma ha anche detto - rispondo - che lui andrà a votare. Vuol pur dire qualcosa!

Al minimo, è come dire che la legittimità del non-voto non è sufficiente per farlo stare a casa.

A mio avviso non votare è contribuire al rischio che non si raggiunga il quorum; e, se non si raggiunge il quorum, vuol dire in pratica che arbitrariamente si è cancellato il diritto ai cittadini votanti di far valere il giudizio (positivo o negativo) che hanno espresso.

Questione di rischio. Lo si può affrontare solo, se c'è una ragione proporzionatamente grave; e dato il clima astensionista manifestatosi ormai più volte in Italia, si potrebbe parlare più di certezza che di rischio.

Quindi la ragione proporzionata deve essere ancora più alta.Analogamente per chi intende votare: data la probabilità che anche questa volta il quorum non si raggiunga, si sarebbe tentati di dire che dovrebbe bastare una ragione qualsiasi per ritenersi dispensati.

E' vero, ma fino a un certo punto; perché, sempre a mio avviso, si corre un altro rischio: quello di incrementare l'idea che l'istituto del referendum non sia molto importante, mentre, di fatto, è l'unico istituto che permette ai cittadini di esprimere democraticamente il loro parere su singole questioni che interessano la comunità.

Il sottoscritto, questa volta, per votare, deve rinunciare alla Prima Comunione di un caro pronipotino e devo spendere qualche centinaio di migliaia di lire che nessuno gli rimborsa, dovendo andare in macchina e non da solo. Sono stato molto incerto, perché - date appunto le previsioni - mi chiedevo se valesse la pena di fare tanto sacrificio... per niente.

Ma ho deciso che andrò; altri menti in coscienza non mi sentirei tranquillo. Eppure capisco che l'istituto del referendum in genere e questo referendum in particolare sono tutt'altro che bene impostati; ma il criterio di fondo va salvato.

Questo per l'aspetto morale. Ricordiamo tuttavia che il non-voto è legittimo solo per i referendum, non per le altre votazioni politiche o amministrative.

Se poi guardiamo l'aspetto politico, anzi politicastro, che sta accompagnando questa volta il referendum, verrebbe voglia veramente di mandare tutto all'aria e dire che s'arrangino.

Ma è proprio anche per questo che, a mio avviso, i cristiani non devono sottrarsi ai loro impegni civili. Essi devono costituire uno zoccolo duro di onestà e di fedeltà per il bene della società anche se, come dicono san Pietro e san Paolo, le cose sono in mano a dei "discoli". E allora il Signore li aiuterà.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
p. Nazareno Taddei sj