GMG: non tutto oro?

Alcune critiche sulla GMG di carattere organizzativo, ma non solo…

17/09/2000

Il rev. don C.D. mi internetta una lunga lettera di cui ricopio i passi salienti:"Caro padre, sono un sacerdote della diocesi di Brescia, ho 35 anni e sono prete da tre. Svolgo il mio ministero come curato (vice parroco) in una parrocchia di 2700 abitanti.

Leggo sempre le sue prediche in internet e di queste ho sempre condiviso i contenuti. La ringrazio per questo suo prezioso contributo. Tuttavia, leggendo l'ultima, quella che si riferisce alla Giornata mondiale della gioventù, mi sono meravigliato nel vedere che Lei ha una opinione positiva di quell'evento. Io ci sono stato assieme ad alcuni adolescenti e giovani della mia parrocchia.

Siamo partiti lunedì 14 per giungere a Roma il mattino del 15 agosto. L'esperienza che ho vissuto non è stata positiva, per nulla.Le spiego. E' un conto quello che voi avete visto alla TV. altro quello che realmente si è vissuto, nonostante i commenti entusiasti dei giovani che vi hanno partecipato.

L'organizzazione è andata in tilt fin dal primo giorno. Sballottati da una scuola all'altra per tutto il 15, sotto un sole che letteralmente ti cuoceva... (...) Centinaia di persone in una scuola, dormendo per terra con solo due bagni a disposizione: due turche e due lavandini. Niente docce se non una canna di gomma nel cortile interno dove, con acqua fredda, tutti facevano la doccia.

Ragazzi, ragazze, preti, suore. Tutti facendo bella mostra del proprio fisico con o senza costume! (...) Il cibo era pessimo, distribuito in malo modo, mangiando per terra, ecc. (...) Dalle nove del mattino all'una del pomeriggio interminabili catechesi tenute da eccellentissimi vescovi o cardinali che ben che andasse conciliavano il sonno. Famose quelle tenute dal card. Ruini in S. Giovanni: che disastro. Come si può parlare il 'teologhese' con i giovani?

Non parliamo dei pericoli corsi nella metropolitana, tra masse pressate di gente. (...) Non dico poi nulla per decenza circa i bagni chimici.

E a Tor Vergata? (...) E che facevano durante la Messa del Papa.

Lei può non credere, ma con i miei occhi ho visto: gente che dormiva, che prendeva il sole, che fumava, che giocava, che faceva l'amore, ecc. Credo che con una quantità simile di persone e in quelle condizioni sia estremamente difficile fare passare dei messaggi. E' difficile vivere momenti di fede.Cosa hanno sperimentato questi giovani? Molta socializzazione, fare amicizia...

Quante belle ragazze incontrate e, diciamo così, corteggiate (e non solo corteggiate). Si può benissimo gridare "viva il Papa" e guardarsene bene dal cercare di mettere in pratica i suoi insegnamenti. Ma come sono questi giovani cattolici? Non poi così diversi dagli altri. Ho sentito i commenti di giornalisti e intellettuali laici (atei); buona parte di quello che hanno detto lo condivido. Ho visto in videocassetta i commenti al termine della Messa del Papa con il cardinale di Vienna e Paolo Flores D'Arcais. Quest'ultimo ha fatto alcune considerazioni molto pertinenti e vere. (...)

Hanno intervistato alcuni giovani presenti: la vita eterna? E' la pienezza di questa vita, si compie su questa terra... rapporti prematrimoniali? Siamo in un paese libero ogni persona fa quello che vuole, è questione di opinioni personali... e via di seguito!!! Tutto questo condito con uno stile che non credo sia evangelico. Molto spettacolarismo, trionfalismo. Sembrava di sentire dire: ci siamo ripresi Roma dopo il gay pride. (...) Sono d'accordo con quanto ha scritto il giornalista (Claudio Magris) sul Corriere della sera domenica 2 luglio: "Piazze piene ma chiese un po' vuote".

Sicuramente Lei lo avrà letto. "Per la chiesa oggi vi è il pericolo che il karaoke universalmente imperante inglobi e polverizzi il cattolicesimo in uno spettacolarismo che riempie ogni tanto le piazze rna lascia ogni giorno più vuote le chiese. Immagino che nessuno ne sia così turbato come il Papa, consapevole che nella gazzarra del karaoke, nella sua beata e beota apologia del mondo e delle sue pompe (cui nel battesimo si promette di rinunciare) e nella sua indifferenza al dolore, il lievito del cristiano rischia di disperdersi e svanire". (...)

Mi è venuto spontaneo nell'omelia che ho tenuto alla messa dei giovani fare alcune considerazioni delle quali riporto qui di seguito uno stralcio. "La Chiesa di Cristo deve certamente andare a cercare l'uomo in mezzo alla folla. Ma non deve illudersi di guarirlo restando lì, sulla piazza. Deve mescolarsi alla folla, lasciarsi assordare dal chiasso, non esitare a sporcarsi in mezzo alle strade battute. Ma non può fermarsi lì. Non deve fare concorrenza al rumore, allo spettacolo, al karaoke . Non deve esibirsi sulla piazza. Non lasciarsi cullare dagli applausi e non lasciarsi contaminare dal contagio della popolarità. Se la Chiesa fa concorrenza alla piazza, se insiste nel bagno di folla, non solo non guariremo mai l'uomo dai suoi mali, ma finirà per diventare essa stessa sorda e muta. Stando in mezzo alla folla, non si ha più nulla da dire e non si riesce neppure ad ascoltare, a capire la folla. Soltanto in disparte, lontano dalla folla, la Chiesa può ritrovare se stessa e 1'uomo."

Ringrazio e rispondo:

1. Io stesso nella mia prredica avevo scritto: "insisto sulla distinzione tra l'evento in sé e l'informazione che ne hanno dato i media. La gran parte di tutti noi ha potuto conoscere l'evento solo attraverso i media; quindi è importante il modo con cui i media ci hanno informato. (... E dopo alcune critiche circa l'informazione:) Tuttavia, m'è parso che i servizi tv siano stati sufficienti a dare l'idea di quell'evento lo Spirito Santo è presente e opera anche oggi in questa timorosa e sfiduciata Chiesa italiana.

2. Ho sentito anche altri partecipanti che, pur lamentando, come Lei, ressa e calore sono rimasti convinti della positività dell'esperienza. Del resto, Lei stesso non specifica l'esito spirituale sui Suoi giovani (se non socializzazione e amicizia, che sono pure cosa buona), ai quali ha sentito il bisogno di dire quello che ha detto - e condivido, nella sostanza - nella Sua predica.

3. I giornalisti che Lei cita, a mio avviso, hanno nascosto - sotto le osservazioni che Lei pare condividere interamente, mentre erano da condividere solo parzialmente - quello, che direi ordine di scuderia, di sminuire il valore di quella impressionante adunata, troppo forte e innegabile realtà, per i nemici della Chiesa (come accenno al punto 2 della mia predica e come ho rincarato nella mia relazione dalla Mostra del cinema di Venezia [www.lunigiana. it/edavbiennale]).

4. Criticando il linguaggio delle Catechesi, e con le Sue osservazioni circa il modo di fare pastorale con le piazze, Lei tocca un problema fondamentale.

Come ha detto chiaramente il Papa nella "Redemptoris Missio" art. 37, quasi completamente dimenticato o male inteso anche dai responsabili della comunicazione pastorale di massa, la nuova situazione sociale richiede radicali cambiamenti pastorali: non nella sostanza, bensì nel modo di attuarla, perché "la nuova cultura dipende sostanzialmente dai nuovi modi di comunicare". Il che richiede un cambiamento di mentalità, che in fondo è quello di cui anche Lei sente il bisogno se scrive, in un punto che ho tralasciato: "Sono ancora un poco all'antica, forse con il tempo mi adeguerò."

Ma l'antico non è il rispetto per il corpo, bensì il non capire che quello che è cambiato è il modo di considerare la realtà.Ma coraggio, don C.D ., c'è bisogno di chi sa cogliere anche i lati negativi per trasformarli in positivi, perché non si può riconoscere come "dato di diritto" ciò che è solo, ed erroneo, " dato di fatto".

Sempre a disposizione.Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj