Il Natale è amore

Il Natale è la masssima espressione di amore che Dio ha avuto per tutti noi: infatti per liberarci dalla perdizione ci ha mandato Suo Figlio

22/12/2001

"Natività" di Claesz Aert (Leida - Olanda - 1498-1564) - cm. 45x58 - al Louvre dal 1925

La sig. A.T. mi internetta: «Dica Lei qualcosa del nostro Natale cristiano. È ormai diventato una bolgia consumistica.»
Ha molta ragione la signora: quanti cristiani s’accorgono d’aver perso il vero senso del Natale cristiano? Eppure, probabilmente, andranno a Messa, magari a quella di mezzanotte.
Ma non è così di tutti, almeno spero!
Tuttavia, che molti abbiano perso il vero senso cristiano è certo una prova che – come dice S. Pietro – «il diavolo ci circuisce, come leone ruggente, cercando chi divorare». E qualcuno c’è cascato!
È anche una prova, per gli ultimi 50 anni circa del secolo scorso, che la propaganda secolaristica, effettuata dai mass media, televisione in testa, ha avuto purtroppo successo, anche per insipienza di molti responsabili dell’educazione cristiana: preti, frati, monache… e laici!
 
Nella speranza che possa servire a qualcuno, rispondo quindi volentieri. Cerco di andare al sodo del problema e supponendo, ovviamente, che chi legge sappia già che il Natale ricorda ogni anno la nascita di Gesù Cristo, figlio di Dio e della vergine Maria.
Il Natale infatti è ed è nato cristiano. Senza nascita di Gesù, duemila anni fa, non ci sarebbe stato in tutti questi secoli il Natale. Nessuno, nemmeno il demonio di qualsiasi genere, ha diritto di appropriarselo. Un cristiano che ne cambia la natura, oso dire che tradisce poco o tanto la sua fede.Ed è bene per lui che se ne accorga.
Il Natale, in altre parole, ricorda l’infinito atto d’amore che Dio ha fatto (e continua a fare) all’uomo, avviato sulla via della perdizione. Il fatto è che Dio stesso, nella persona di quel Verbo, il Figlio, che ha in­ventato il cosmo con tutte le sue meraviglie e quindi anche l’uomo, si è fatto uomo, affinché l’uomo – creato a Sua immagine e somiglianza, ma limitato anche nel cuore dall’egoismo del peccdato originale – potesse ricongiungersi a Lui in quell’immenso regno di Amore.
Il Natale, dunque, è AMORE!
 
Cos’è l’amore?
La parola deriva dal verbo «amare», di origine mediterranea, che pare congiungersi – come radice - con «ameno» (ampio, gradevole) e anche con «amaro» (il contrario).
«Amore», purtroppo, viene quasi generalmente scambiato con «sesso». «Far l’amore», infatti, significa per lo più «fare sesso».
Ed è triste, perché si svilisce la spiritualità nella fisicità materialistica.
Ma – attenzione! – non è che il sesso sia solo materialità: anzi, è il Verbo, il futuro Bimbo di Betlemme, che l’ha inventato, proprio per la perpetuità delle specie viventi. Il sesso viene elevato dalla materia allo spirito nell’Amore Coniugale (che, per il cristiano, è addirittura Sacramento, cioè «segno sensibile ed efficace della Grazia»).
Nell’Amore, il sesso diviene addirittura quell’azione che fa l’uomo «con-creatore» con Dio della vita. Lo fa spaziare nei cieli dell’eterno; lo rende un partecipare intimo, quasi fisico, proprio con quel Verbo che nascerà bambino a Betlemme.
È una dimensione immensa e solare! Ma chi si ferma al mondo dei sensi, e riduce anche la ragione al livello del godereccio e del solo valore utilitaristico, degrada anche il sesso e, col sesso, perfino l’amore.
L’amore non è il sesso, non è nemmeno l’affetto, che è già legato all’istinto. L’amore è la tendenza della volontà, guidata dalla ragione, a unirsi con l’oggetto (persona) desiderato, senza nessuna attesa, se non quella di unirsi.
L’amore, quindi, è dare, anzi darsi, senza ricevere: è dedizione gratuita.
 
Questo discorso non è moralistico: è concreto nella concreta realtà dell’uomo, fatto di corpo e di spirito: con i piedi per terra e la testa nei cieli (non: nelle nuvole). Fatto di corpo: in tutta la sua realtà fisicamente materiale del piacere e del dolore, delle sensazioni e dei sentimenti e degli istinti. Fatto di anima: in tutta la sua realtà fisicamente spirituale, con le soddisfazioni dell’intelligenza, ma anche con le aspirazioni all’infinito.
Per chi sa capire, tutto è in quella mangiatoia, l’inventore del cosmo e dell’uomo: l’Amore.
L’abbiamo visto e lo vediamo continuamente in milioni di madri e di padri nei confronti dei figli e di milioni di figli nei confronti dei genitori; nei milioni di uomini e di donne nei confronti degli altri, bisognosi o di cose materiali o di salute o di affetto o di comprensione o di conoscenza. Ma quelli che danno gratis!
Penso alle centinaia di migliaia di preti, frati, monache e laici, che guardano a Cristo e non ai falsi profeti che si presentano in nome di Cristo: sopportano disagi d’ogni genere, pur di dare senza compenso, quello che possono e devono dare. Sono tutti nati, come quel Bambino, dalla mangiatoia del Natale.
 
Ma, allora, affiora un altro concetto: l’egoismo che è il contrario dell’amore.
Per amare, è necessario vincere l’egoismo: l’amore di sé è doveroso; ma l’egoismo è un amore di sé eccessivo; è mettersi sul proprio «io». Ricordiamo lo stupendo film di Blasetti IO IO IO… e gli altri, dove il protagonista (il compianto Walter Chiari) è un giornalista incaricato di fare un’inchiesta sull’egoismo e la fa anche molto bene, ma è il primo a rovinare per la vita, con l’egoismo, la donna la quale voleva amare ed è stata spinta al grande successo d’attrice, dove proprio dai fans riceve la massima umiliazione.
 
La purezza dell’amore, per noi uomini figli di Adamo, vittime del peccato originale, è proporzionale alla purezza della lotta contro il nostro egoismo.
Giorni fa, durante un ritiro spirituale di operatori volontari del consorzio Emmanuel di Lecce è chiaramente emerso questo concetto (ch’è poi quello della cosiddetta «superbia spirituale»): «vincere l’egoismo dell’egoismo»; succede, cioè, che nel mio volontariato può affiorare l’egoismo – cioè la superbia – dell’essere volontario, vale a dire il cercarne una soddisfazione personale, egoistica, appunto.
Questo è quello che intendevo col termine «purezza»; sforzarci di vincere anche l’egoismo dell’egoismo.
Che il nostro sia un Natale «puro», cioè d’amore, com’è stato quello di 2000 anni fa, che ogni anno ricordiamo.
 
Sempre a disposizione con un cordialissimo Buon Natale.
 
P. Nazareno Taddei sj