Pregare in spiaggia: chi non vuole?

Si deve pregare solo in chiesa o tutti i posti vanno bene per rivolgersi a Dio?

10/08/2003
Il sig. E.B. mi  internetta: «Ho visto su “Donna moderna” del 16 luglio una pagina dove un sacerdote Passionista parla di una sua iniziativa di preghiere (Rosario) in spiaggia e il card. Tonini  pare proprio non approvarlo. Lei cosa pensa di quella iniziativa?»
Per rispondere, pubblico anzitutto quella pagina. Infatti, prima di parlare dell’iniziativa di don Rungi, occorre parlare proprio di quella pagina, perché (per quanto mi consta) è solo essa che ne parla. E come?  

Analisi strutturale dell'articolo di Stefano Cardini

Quella pagina, piú che informare dell’iniziativa di don Rungi, la valuta (sfavorevolmente). E in nome di chi? Nientepopodimeno che del card. Tonini. E perché? perché «per pregare ci vuole silenzio. E decoro» (avrebbe detto il cardinale; ma non lo ha detto).
Il dubbio nasce da questo: per quanto io so, il Vangelo parla della preghiera, ma afferma perentoriamente e senza condizioni che: «è necessario pregare sempre e mai venir meno». La teologia cattolica, poi, insegna che ci sono diversi modi di pregare; ma solo un tipo di preghiera, quello meditativo (che può sfociare nella contemplazione)  avviene di solito – ma non necessariamente – in ambito di «silenzio» e an­che di «decoro».
Non è probabile quindi che il card. Tonini abbia fatto una simile osservazione. Eppure chi gliela attribuisce è – dice il giornale – “un religioso moderno e intraprendente come il card. Tonini”, la cui severa foto, inoltre, domina la pagina.
Già fin da questo momento, quindi, ci troviamo davanti a un preciso caso di bugia semiologica (bugia, cioè, affermata come verità dicendo cose vere, ma accostandole e manipolandole in modo  tale da alterarne la verità).
C’è poi l’articolo di Stefano Cardini, che si presenta come la grossa parte del servizio che comprova (vorrebbe comprovare) l’affermazione del titolo con un’intervista allo stesso card. Tonini.
Con la premessa di una bugia semiologica del genere, è difficile credere anche all’autenticità di quella intervista.
Ma prendiamola pure per buona e vediamo allora cosa dice il card. Tonini (o, meglio, cosa gli fa o gli lascia dire l’intervistatore). Quattro domande:
1ª: «Cardinale, lei cosa pensa: si può recitare il rosario sotto l’ombrellone, magari in costume e ciabatte?»
Risposta: «Se questo è il contesto (immagine di persone accalcate che si divertono rumorosamente), mi sembra difficile conciliarlo con il pudore e il raccoglimento necessari alla preghiera». Ovvio! Il cardinale, però, si guarda bene dall’affermare che il contesto di p. Rungi è di quel genere o che l’essere in costume o ciabatte è di per sé «contro il pudore e il raccoglimento» (e quindi contro la preghiera) o che quel “difficile” è insormontabile.
2ª: «Con qualche accorgimento non potrebbe funzionare?»
Risposta: «Io stesso in passato ho officiato la Messa al mare», il che è già un contesto molto piú impegnativo della semplice recita del rosario. E precisa: «in presenza di un gruppo ristretto di persone e soprattutto nella solitudine di una pineta»: fattori, come si vede, che non si sa come non possano esistere anche nei Rosari di p. Rungi, almeno  nella sostanza se non nella forma.
3ª: «Pregando in spiaggia si corre rischio di apparire esibizionisti.»
La domanda è mal posta, perché si riferisce a un rischio che ci può essere in ogni caso; ma non c’è sempre. Giustamente il cardinale risponde, e vale per ogni caso: «La preghiera non può essere ostentata.» Ma si guarda bene dal dire che quella di p. Rungi lo sia.
4ª: «L’iniziativa di p. Rungi ha avuto un effetto…»
È difficile pensare che la risposta, così come suona, sia proprio del card. Tonini, perché è leggermente in contraddizione: «Senza dubbio la proposta di p. Rungi è meritevole. Ma (…)» - «senza bisogno di trovarsi in una spiaggia affollata.»
Anche prendendo per autentiche le risposte citate da Cardini, il card. Tonini non prende affatto posizione contro l’iniziativa di p. Rungi; sembra tuttavia tirato per i capelli a parlarne male. Ma non ci casca; seconda grossa bugia semiologica: fare dire al cardinale in altro modo quello che non dice.
 
Conclusione:
a) da quella pagina risulta chiaramente che non siamo informati esattamente di come stiano le cose circa l’iniziativa di p. Rungi e quindi non posso rispondere direttamente al sig. E.B.. Circa poi l’autentico pensiero del card. Tonini, devo dire che esso, così come suona dall’intervista, sembra piuttosto sfilacciato dal punto di vista della verità cristiana; e poiché questo non è pensabile di così competente personaggio, si è indotti a pensare a una certa manipolazione dell’intervista stessa;
b) chi dunque se la prende con l’iniziativa di p. Rungi? pare proprio e solo l’autore di quella pagina. Infatti, guai, secondo il pensiero secolaristico oggi particolarmente diffuso con i media, se anche nel mondo della moda, dovesse entrare qualcosa di cristiano (appunto come una vera preghiera alla Madonna, la vincitrice di Lepanto), che di sua natura è contro i regni del business, che poco o tanto e in sostanza sono sempre regni di Satana. Noi infatti non dobbiamo avere paura della verità;
c) circa l’iniziativa del passionista p. Rungi, come detto, non posso esprimerne parere. Sono  portato a credere che si tratti di un’ottima iniziativa, se si rispettano le condizioni del rispetto dovuto - fino a un certo punto (la manifestazione della propria fede, ancor oggi, è protetta dalla legge) - a chi non gradisce simili manifestazioni.
Ricordo con grande piacere - nonostante la riluttanza iniziale - la celebrazione della Messa che il parroco di Porto Cervo, don Fresi, mi invitava a celebrare a Baia Sardinia, quando non c’era ancora la chiesa: celebravo sotto i portici della piazzetta, proprio accanto ai tavolini esterni del grande ristorante-bar, pieno di clienti. Non li obbligavo a sorbirsi le mie prediche e le mie cerimonie; ma istintivamente s’era creato un clima di reciproco rispetto; anzi molti del bar lasciavano il tavolino e si univano al gruppo dei fedeli per ritornarvi dopo, altri abbassavano la voce, la gente che tornava dalla spiaggia o faceva il giro largo per non disturbare o addirittura si univano a noi.
Non penso che i circa trent’anni trascorsi abbiano cambiato la realtà, se sono vere le pur scarse e non documentate notizie che ci vengono dalla pagina di “Donna Moderna”.
Resta sempre vero, comunque, che soprattutto oggi è necessario per tutti, ma soprattutto per un buon cristiano, non fidarsi a occhi chiusi nemmeno dei giornali che almeno a prima vita sembrano puliti o almeno sani.
 
Sempre a disposzione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj