Procreazione: il mio parroco consiglia

Si parla a proposito dei referenda sulla procreazione assistita e ci si interroga sul fatto se la Chiesa possa o meno dire la sua

11/06/2005
L'amico S.G. mi internetta: «Nella Messa di questa mattina (cioè domenica us.) nel momento dedicato agli avvisi per i parrocchiani, il mio parroco si è limitato a pronunciare queste stringate parole: "Mi è stato chiesto consiglio per il referendum di domenica prossima- io vi dico di votare secondo coscienza". Secondo Lei, Padre, è sufficiente il suddetto consiglio del parroco, oppure egli avrebbe potuto dire qualcosa di piú alla gente semplice e comune, vista appunto la delicatezza della materia e anche l'indicazione chiara della Chiesa ufficiale? Grazie!»
Rispondo volentieri, non senza il rammarico per il mio disaccordo, questa volta, col Suo parroco, che conosco bene e apprezzo per il sincero spirito pastorale e la sua fedeltà alla Chiesa. Ma in una situazione di trambusto di idee come l'attuale, con da una parte l'accesissima campagna contro la posizione del card. Ruini, e, dall'altra, l'assenza - come al solito - d'un'adeguata controbattuta massmediale, penso che una svista, pur notevole, come questa, sia piú che comprensibile; tanto piú che il consiglio del Suo parroco è stato saggio nell'affidare tutto alla propria coscienza, che è la base d'ogni saggio comportamento, nella fiducia - è ovvio - che quella coscienza, sia almeno «retta», se non proprio «giusta». Precisazione, che non ci sarebbe stata male anche in questo caso, tanto piú che si tratta di argomento troppo poco conosciuto, generalmente, dal nostro pubblico.
È vero che, sotto il profilo giuridico, l'indicazione del card. Ruini, per come si presentava, poteva sembrare piú l'espressione di una sua opinione personale che l'ingiunzione di un obbligo; ma è anche vero che, in una situazione ingarbugliata come quella, per l'uomo comune era difficile avere tutte le conoscenze necessarie al sapere come votare.
Io stesso, che - per gli studi fatti - avevo già parecchie conoscenze in quegli ambiti del sapere, m'ero proposto, dubbioso, il problema e avevo sentito il bisogno di rivolgermi a chi ne sapesse piú di me.
Cosí, pur notando trattarsi di situazioni pressoché inestricabili per i non esperti dei vari rami, ho saputo della disposizione del card. Ruini e delle sue ragioni, delle quali tuttavia non tutte m'hanno convinto apoditticamente, ma la vera ragione presentatasi veramente (a me) come indubitabile è stata quella del rispetto verso chi mi parlava con competenza e autorità.
Conoscendo per studio e per esperienza la serietà con la quale la Chiesa è solita condursi nei problemi importanti per la salute delle anime, e costatando d'altro lato, la mia propria insufficienza scientifica (cioè la mia incompetenza), mi è stato facile - e, vorrei dire, spontaneo - sentire il dovere di affidarmi a una competenza certamente superiore alla mia, tanto piú legata a un'autorità umana e religiosa che mi garantiva l'assenso di chi certamente ne sa piú di noi.
E, direi, ch'è saggia competenza, anche quella di riconoscere la propria insufficienza di fronte a quella comprovata per tradizione da esperienza secolare e legata a una sicura autorevolezza.
Ma, a mio avviso, un'altra considerazione, caro amico, il Suo, come ogni, parroco, avrebbe dovuto fare: l'indicazione ruiniana di astenersi dal voto, domenica prossima, ne costituiva infatti l'obbligo, in coscienza. Ma - ecco la considerazione - quanti «cattolici» italiani seguiranno l'indicazione del card. Ruini?
Se penso alle ultime elezioni regionali mi si accappona la pelle e mi faccio un'altra domanda: «in Italia, la voce della Chiesa ha o non ha un suo peso da parte dei cattolici?»
In occasione delle citate elezioni, dove le Sinistre hanno stravinto, in maniera da accertare che anche una buona parte dei cosiddetti «cattolici» hanno collaborato.
Già, a lume di naso, si sa che è peccato mortale dare collaborazione formale a organizzazioni che rifiutano o combattono la Chiesa. Il caso di votare a Sinistra per quelle elezioni era dare evidente collaborazione formale a enti contrari alla chiesa (e quindi anche a Dio). Quindi chi ha votato a sinistra ha commesso peccato mortale.
Possibile che per un cattolico, che abbia almeno un pizzico di «cristiano», il fare peccato mortale non sia forte abbastanza per trattenere dal commetterlo?
Ma c'è di piú: poco tempo prima delle elezioni regionali, il card. Ratzinger, oggi Papa, ma allora già Prefetto del S. Ufficio, aveva comminato la scomunica «latae sententiae» per tutti quei cattolici italiani che aderivano a organizzazioni di Sinistra.
«Latae sententiae»significa che la scomunica avviene immediatamente, nell'istante stesso in cui si compie l'azione proibita: perciò, chi ha votato per gruppi di sinistra o legati alla Sinistra, nell'atto stesso in cui ha votato è stato colpito dalla scomunica, anche se egli non sapeva che ciò stava avvenendo. L'ignoranza è certo il «nono sacramento», ma non è che funzioni sempre e comunque: se sei scomunicato, sei scomunicato e se ti occorresse di andare all'al di là, puoi già sapere dove andrai- a meno che non abbia provveduto a fartela togliere quella scomunica. Il che non è proprio difficile, ma non è nemmeno proprio facile, perché non tutti i sacerdoti ne hanno la facoltà.
Il caso delle elezioni regionali è un caso veramente impressionante: la voce della Chiesa pare veramente cosí poco attesa che nemmeno la scomunica scuote o almeno impressiona tanta parte dei nostri italiani.
Ci rendiamo conto della tristissima e buia situazione d'una tale realtà?
Eppure, poco o tanto, ciascuno di noi è corresponsabile, poiché «unicuique tradidit Deus de proximo suo» (a ciascuno di noi, Dio ha affidato le sorti [la cura] della gente in cui vive)».

Sempre a disposizione.
Cordialmente.

 

P. Nazareno Taddei sj