Il Vangelo della peccatrice - di P. Giuseppe Pirola sj

Gesù perdona i peccatori: ma non significa che i peccati non siano più tali!

23/06/2007
Il Vangelo della peccatrice (Luca 7,36- 50) che entra nella casa del Fariseo ove Gesù era seduto a pranzo, bagna di lacrime i suoi piedi, li asciuga con i capelli e li cosparge di profumo, non è di facile lettura e comprensione.
 
Se giochiamo con la fantasia e ricostruiamo il racconto sotto forma di cinema o teatro, il fariseo fa la parte del cattivone contro la peccatrice e Gesù stesso, Gesù fa due parti, la parte del buono con la peccatrice e quella del giudice con il fariseo, e la peccatrice, una prostituta nota, diventa la tenera e ingegnosa creatura che strappa a Gesù il perdono con gesti mirabili; e ...anche noi ci associamo cordialmente a Gesù al fianco della peccatrice.
 
In una seconda versione cinematografica o teatrale assegniamo diversamente le parti: il Fariseo rappresenta la legge e l’istituzione che gestisce la legge e parla in nome della legge; la prostituta rappresenta un caso di violazione della legge, Gesù rappresenta l’anti-istituzione e l’antilegge, cioè il cuore che sente e vive il rapporto umano affettivamente e affettuosamente con la peccatrice. Abbiamo pronta la filippica contro il papa, la Chiesa istituzionale, la legge che non capisce il sugo della vita umana, e non perdona né condona errori e peccati, con aperture retoriche finali sul profumo dei piedi del Signore che associa alla fine prostituta e Gesù. L’icona della Maddalena frequente nel 1600 chiude il film; oggi qualche matematico che si è autopromosso esegeta con il supporto della TV italiana, o altri romanzieri, direbbero altro, e cioè che Gesù è un rivoluzionario che piaceva alle donne e le compiaceva ecc.   
Ma proprio il papa Benedetto XVI, rappresentante dell’istituzione, ci ha detto: criticatemi ma il vangelo è vangelo. E allora torniamo al vangelo, lasciando da parte i nostri... film. Il senso è un tantino più serio e riguarda la salvezza di ebrei e pagani, chi è Gesù e chi è Dio.
 
Il fariseo non ha torto a richiamarsi alla legge che sanciva l’antica allenza tra Yahveh e il suo popolo ebraico; egli non sta giudicando con suoi pensieri o opinioni la donna; la giudica peccatrice in base alla parola di Dio del Vecchio Testamento. Ed è sulla base della parola di Dio che dubita che Gesù sia profeta, perché tiene un comportamento escluso dalla Legge divina e perciò scandaloso per il pio fariseo. Non è il solito piccolo pettegolo che non capisce e giudica presuntuosamente gli altri, o il gretto moralista da quattro soldi. La donna è peccatrice. Su questo non c’è diversità di giudizio tra Gesù e il fariseo, in base alla parola di Dio e alla Scrittura. La differenza è che Gesù la perdona e il fariseo la condanna, mettendo in dubbio chi sia Gesù, entrambi in base alla parola di Dio, quella antica in cui crede il fariseo e quella nuova che Gesù annuncia su Dio. Come mai questa diversità di giudizio tra Gesù e il fariseo sulla condizione della donna davanti a Dio, e cioè che è una peccatrice? La risposta è nelle parole di Gesù: «donna, ti sono perdonati i tuoi peccati». Al che il fariseo e gli altri farisei pensano: «chi è costui che può perdonate persino i peccati?» Ed è sottinteso quanto il Vangelo dice altrove: solo Dio può perdonare i peccati. La domanda ci riporta al dubbio del Fariseo: se fosse profeta saprebbe che donna è costei, evidentemente non che mestiere fa, ma chi è davanti a Dio?
 
Siamo al nodo centrale del passo evangelico. Un gesto di Gesù verso i peccatori mette in evidenza chi è Gesù, il Figlio di Dio, e chi è il Dio della nuova alleanza tra Dio e tutti gli uomini, e la via alla salvezza che instaura per tutti gli uomini, senza più dividere gli ebrei da tutti gli altri uomini. Il gesto del perdono prova che Gesù è Figlio di Dio e Dio egli stesso, e chi è Dio, il dio della salvezza che non passa più attraverso l’osservanza della legge antica ma attraverso il perdono divino dei peccati. San Paolo dirà che la legge antica non salva; ciò che salva è il perdono divino, aggiungendo che non solo i pagani ma anche gli ebrei erano peccatori e non erano riusciti a rimanere fedeli al Signore osservando la legge, senza cadere ripetutamente nell’idolatria. Neppure il fariseo aveva osservato la legge dell’accoglienza dell’ospite e Gesù glielo ricorda appena prende la parola, per rispondere ai pensieri su Gesù che il fariseo rimuginava tra se e sé.
  
Diventa chiara allora anche l’ultima risposta di Gesù.
 
Perché Gesù perdona la donna? Perché è il Figlio di Dio e Dio egli stesso, e rivela con il suo gesto di perdonare la peccatrice chi egli è e chi è Dio, il Dio della misericordia per i suoi figli peccatori, e perciò il vero Dio. Come il padre del figlio prodigo che rivela la sua identità di padre attraverso il gesto dell’amorevole e festosa accoglienza al figlio perduto e ritrovato sulla soglia di casa. Ma il racconto evangelico dice di più. Dio perdona chi ha molto amato, cioè ha creduto fino in fondo che Dio è colui che perdona e da peccatore ritorna a Lui, in un gesto di amore, che manifesta un modo di stare ai piedi del Signore, con lacrime, capelli che asciugano lacrime, profumi che irrorano i piedi del Signore, gesti lontani dall’umiliazione servile. Ma perdona anche chi ha poco amato, come il fariseo che crede di salvarsi mediante l’osservanza della legge, pur sapendo che solo Dio può perdonare i peccati, misconoscendo che la salvezza anche a Lui è venuta dall’amore di Dio per il suo popolo, che ha scelto il popolo ebraico contraendo con lui l’alleanza, che in Gesù e mediante Gesù viene estesa a tutti gli uomini, tutti peccatori, chi più chi meno, tutti salvi se credono che Dio è amore, al di là del loro comune peccato.
 
Un’ultima conclusione per la nostra vita quotidiana: quando ci giudichiamo gli uni gli altri. dimentichiamo che il giudizio che conta sugli uomini è quello di Dio, e che nel giudicarci ne va di mezzo addirittura la domanda: chi è il vero Dio? Non sottovalutiamo l’invito di Gesù: non giudicate e non sarete giudicati. Quando giudichiamo gli altri stiamo coinvolgendo Dio nel nostro discorso, la sua vera identità, rivelata da Cristo Gesù. Solo Dio dice che cosa è peccato e che cosa non lo è. Ma il Dio che dice che cosa è peccato o no, distingue tra peccato e peccatore, ed è il Dio che perdona i peccati. Quel Dio ha rivelato e manifestato la sua vera identità in Gesù, nel suo gesto nuovo di perdonare i peccati.
 
Evitiamo però anche di ritenere che perdonare i peccatori voglia dire buttare a mare anche il peccato, eliminare anche il giudizio che Dio da del peccato. Dio fa distinzione tra peccato e no; non fa distinzione tra peccatori e giusti perché Dio ama gli uomini e perdonando i peccatori li chiama a conversione. E questo perché il peccato non fa male a Dio ma a noi; e Dio si dispiace che noi stiamo male perché ama i suoi figli e vuole che i suoi figli vivano in pace tra loro come fratelli.
 
Si può criticare il papa, ma il Vangelo è il Vangelo, con buona pace di esegeti supponenti e autoproclamatisi tali, di romanzieri e cinematografari del vangelo di bassa lega, e di chi fa loro la réclame, per i quali comunque c’è la misericordia del Dio di Nostro Signor Gesù Cristo, per i suoi figli peccatori, e nessun giudizio nostro che non sia quello del Signore.
 
Cordialmente
P. Giuseppe Pirola sj