Gli angeli custodi - di Don Adelio Cola

La preghiera ai messaggeri di Dio

03/01/2009
«Angelo di Dio»: così inizia l'invocazione che la tradizione della Chiesa cattolica mi mette sulle labbra rivolgendomi al messaggero inviatomi da Dio.
E qui ci sono già due importanti particolari da segnalare. Il Mandante anzitutto: niente meno che Dio, il Signore, Creatore del cielo e della terra, anche degli ANGELI dunque. E tra tutti gli esseri celesti ne ha scelto uno, quello che Egli ha destinato proprio a me personalmente. Egli, evidentemente, mi conosce, sa non soltanto come mi chiamo, (e “chiamare” in senso biblico ha valore molto “pieno”, a volte di possesso, altre di destinazione, altre ancora di affidamento…), ma è al corrente della mia vita passata, della mia situazione presente, delle mie preoccupazioni, se ne ho, e dei miei progetti, se glieli confido. Ho detto “confido”, perché lo ritengo mio amico personale. A Lui comunico tutto quello che penso, a Lui chiedo consiglio e aiuto, come si fa con gli amici, con quelli veri, se uno ne ha. Viviamo a contatto, ci scambiamo impressioni e sentimenti. Facciamo tutto insieme, viviamo “a due”. Quando vado, Egli viene con me. Quando resto, Egli resta con me. Quando faccio qualche cosa, quando lavoro o mi riposo, Egli è con me.
Il bello è che, anche se io lo dimentico e qualche volta …non lo so, Egli non m'abbandona mai. Il motivo è sempre il medesimo: Egli ha ricevuto un incarico da Dio e lo esegue con fedeltà angelica.
 
La preghiera poi continua: «[Tu] che sei il mio custode». Ma io ho bisogno di custodia, ho necessità che qualcuno mi custodisca? Ma da che cosa? Evidentemente nel bene e dal male. Egli è incaricato di mantenermi, se lo voglio, nel bene e di aiutarmi, se accetto, ad evitare il male. Non soltanto il male fisico, come il non cadere nel burrone, (come illustra la figura tradizionalmente presentata ai bambini, in cui l'Angelo Custode impedisce al suo protetto di inciampare e di cadere nel fosso!), ma soprattutto, e qui è importante la sua “custodia”, di incappare volontariamente o anche involontariamente nella tentazione pericolosa dal punto di vista spirituale.
 
Ancora: «Illumina», come dire «fammi conoscere la luce di Dio sulla decisione che sto per prendere, sulla strada che sto per imboccare, sul consiglio che come responsabile sto per dare a chi me l'ha chiesto, eccetera”. Sì, perché ho sempre bisogno di luce e Tu, che sei spirito di luce eterna, mi puoi dare una mano. Scusa il mio modo di esprimerTi le mie richieste con parole umane, ma, per adesso e fino a quando non ci incontreremo in Paradiso quando finalmente potrò ringraziarti e conoscerti di persona, non posso fare diversamente.
 
Poi: «Custodisci». Dopo averti invocato come “custode”, ti chiedo con la semplicità dei bambini che non si vergognano di ripetere le medesime parole già dette, ti chiedo dunque di custodirmi. Fammi un piacere, dà un'occhiata anche a coloro che vivono con me, custoditi a loro volta da Angeli tuoi colleghi, loro “custodi”. Illumina e custodisci anche loro. E grazie.
 
«Reggi e governa me». Sono due richieste che, più che da Te, esigono risposta da me. Tutti, anch'io quindi, hanno bisogno d'essere “retti e governati” da qualcuno per non errare. È una fantasia presuntuosa quella di chi s'illude di non averne bisogno, perché si sente libero da tutti e da tutto fino al punto da proclamarsi anarchico. Macché, non è vero. Anche lui, anche loro, hanno bisogno degli altri e di qualcuno che pensi a loro e procuri loro quanto essi non sono in grado di fare.
Il problema è un altro, però, quando ti chiedo di “reggermi e di governarmi”. Sono disposto io a lasciarmi “reggere e governare” da Te? La risposta è impegnativa, perché Tu non comandi niente di tua iniziativa, Tu non fai che ripetere la missione del tuo grande Arcangelo Gabriele: comunicare a me, come ha fatto Lui duemila anni fa alla “Piena di grazia”, la Volontà di Dio a mio riguardo e su di me. È il mio bene, che corrisponde se io lo accetto e lo faccio, alla Sua e tua gloria.
Il tuo ministero è magnifico e la mia responsabilità è altrettanto magnifica. Come è stata quella della Tua Regina, che “magnificò” il Signore, che l'aveva scelta come Madre del Figlio suo da Lui inviato nel mondo per salvare il mondo.
E tu reggi e governi me, se io mi lascio reggere e governare da Te, affinché io possa fin da quaggiù magnificare il Signore, che mi ha scelto a fare parte della Chiesa Cattolica ed in particolare del Corpo Mistico del Figlio suo incarnato, fondatore dell'unica Chiesa da Lui fondata.
 
«Che ti fui affidato dalla pietà celeste». Tu non sei mio custode uscito quasi per caso fortunato dal numero infinito di tutti gli angeli del Paradiso, né hai scelto Tu l'impegno di custodirmi. È Dio stesso che nella sua infinita bontà, per l'amore eterno con cui mi ama, ti ha scelto e mi ti ha affidato. Che onore e che piacere essere sempre e vivere con te! Non ne sono degno ma ne sono fiero. Non mi sento mai solo. Sono sempre in ottima compagnia, “quando seggo e quando mi azlo”, quando opero e quando riposo. Mi raccomando a Te, restami accanto e fàmmiti sentire in modo che non ti dimentichi e ti sia amico fedele e obbediente.
 
Un ultimo piacere ti chiedo: io lo farò personalmente com'è mio dovere, ma Tu presenta il mio ringraziamento al Signore, che mi ti ha affidato fin dalla mia nascita per essere da Te “custodito”, ed in particolare ringrazia con me la Tua e mia Regina del Paradiso, perché è Lei che intercede da Dio tutte le nostre grazie.
 E grazie a Te, Angelo. 
(Don Adelio Cola)