Tempi duri per la comunicazione - di P. Giuseppe Pirola sj

In un mondo di ipocriti, che aiuto ci dà il Vangelo?

13/12/2008
Leggendo i giornali con le informazioni e disinformazioni su quanto sta accadendo, o assistendo a dibattiti televisivi scopertamente pilotati da direttori che non nascondono minimamente da che parte stanno, si ha l’impressione di vivere nel caos, e si prova un senso di smarrimento. Che succede? Che cosa sta capitando? Dove andremo a finire? Il caos è reale o provocato dal bailamme di notizie opposte e di parte?
Da povero cristiano, sono ricorso al vangelo e mi sono chiesto: il vangelo c’entra con questo disagio personale e sociale che si diffonde oggi in Italia? E se c’entra, che cosa dice? Offre una qualche bussola per orientare cristianamente le nostre scelte nella situazione attuale?Vi presento quella parola di Gesù che dice ai suoi discepoli: “Diffidate del lievito dei farisei, cioè degli ipocriti”. Di che ipocrisia si trattava? Che vuol dire “lievito degli ipocriti”? E Gesù prosegue: “Non vi è nulla di talmente velato che non debba essere svelato; nulla di talmente nascosto che non debba essere conosciuto. Perciò tutto ciò che voi avrete detto nelle tenebre sarà sentito in pieno giorno; ciò che avrete sussurrato all’orecchio nelle stanze più inaccessibili, sarà proclamato dai tetti.” Il lievito è ciò che fa crescere la pasta e la fa diventare un pane buono; ma se il lievito è degli ipocriti allora , anzichè far crescere la pasta, la gonfia, nascondendo un pane cattivo e rovinato. Il lievito dei farisei che Gesù denuncia accusandoli di ipocrisia, consisteva nel moltiplicare comandamenti in nome di Dio, mentre non erano che frutto di una loro interpretazione della parola di Dio, che oscurava faceva perdere agli ascoltatori il senso misericordioso e salvifico della parola di Dio. E Gesù spiega ancora. Quelle interpretazioni erano parole dette al buio, mormorate sottovoce, confidate solo ad orecchi fidati, che la proclamazione in piena luce, di giorno, in piazza, copriva,e nascondeva; in altre parole: vuoi salvarti? Ascolta quella parola di Dio, cioè quello che ti diciamo noi. Il lievito dell’ipocrisia è la maschera pubblica di ciò che uno nasconde, il sottinteso non dichiarato né recepibile nella comunicazione verbale, la maschera che copre i fatti di cui parla, per coprire scopi o progetti nati e mantenuti nell’oscurità.
Gesù denuncia e condanna con forza il peccato di mascheramento della parola di Dio; ma non solo di questa. Il peccato si estende all’informazione che sotto scopi e fini nascosti perverte le notizie, per le gravi conseguenze che esso produce sul piano della comunicazione sociale, e dell’esercizio della libertà personale nel compiere le proprie scelte da parte di ciascuno. Ogni uomo ha bisogno della trasparenza della notizia, che non può trovare da sé stesso, e senza la quale è privo della informazione necessaria per fare liberamente e personalmente le proprie scelte. La maschera ipocrita dell’informazione nuoce alla convivenza sociale e alla libertà di scelta di ciascuno.
Ricordiamo tutti l’ottavo comandamento: non dire falsa testimonianza. Questo comandamento oggi non riguarda solo le testimonianze rese in tribunale, pro o contro l’accusato; riguarda la testimonianza di un fatto o notizia che deve essere vera e trasparente in quanto comunica, circa gli avvenimenti che accadono e coinvolgono la vita di milioni di persone, libera da contraffazioni mascherate, che riducono gli uomini a vittime di campagne di persuasione occulta.
Il messaggio di Gesù è più importante di quanto pensiamo. Ascoltiamo un’altra parola del Signore, che riconduce l’ipocrisia della parola che perverte la comunicazione sociale e ne smaschera l’origine peccaminosa.
“Il vostro parlare sia sì sì, no no: il resto viene dal maligno”. Qual è il senso di questa parola durissima di Gesù? Niente maschere ipocrite nella comunicazione sociale. La prima parte della frase è chiara. Non esistono mezze luci, o mezzi termini; non vi è spazio per compromessi. Una linea divide la trasparente notizia da quella mascherata: si, no, dire ciò che realmente è accaduto, negare ciò che realmente non è accaduto. La seconda metà della frase rinvia al primo discorso mascherato e ipocrita della storia umana. Ricordate il primo dialogo che la Bibbia registra tra il diavolo e Eva?: “Dio vi ha detto: non mangiate di tutti gli alberi del giardino?” Eva risponde e precisa: “Noi possiamo mangiare dei frutti di tutti gli alberi del giardino. Ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: non ne mangerete, non li toccherete, se no morrete”. E il serpente: ”No non morrete. Dio sa che il giorno in cui ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e voi sarete come dei, che sanno il bene e il male”. Chi maschera e mistifica la comunicazione stravolgendo il senso del messaggio divino, e pretende che dietro la parola di Dio ci sia uno scopo mascherato e nascosto, è il diavolo. Ma l’unico scopo nascosto è quello del diavolo: indurre l’uomo al peccato. L’ipocrisia della parola che maschera scopi nascosti e corrompe la trasparenza dell’informazione necessaria per prendere libere decisioni personali, è un invito a peccare. Che fare allora? La conclusione di Gesù è sorprendentemente minima: Diffidate del lievito degli ipocriti. Cominciate dal diffidare. E’ il primo verso l’analisi dei trucchi e delle maschere dei discorsi orali e scritti. P. Taddei ha lavorato una vita per smascherare i discorsi ipocriti, per educare alla lettura critica dei messaggi massmediali, per amore della comunicazione sociale trasparente e della propria libertà di scelta nelle situazioni che ci troviamo a vivere.
(P. Giuseppe Pirola sj)