Proibito il rosario!

Ci risiamo: non recitare il Rosario per non offendere qualcuno che non crede. Ma è giusto?

17/11/2000

Il sig. F.P. mi internetta: "Il sindaco della mia cittadina ha emesso, un anno fa, un'Ordinanza che proibisce di recitare il Rosario nella Camera mortuaria dell'ospedale, per non offendere qualcuno dei presenti che non crede in quelle cose. Nessuno ci aveva badato. Quest'anno con un intervento del politico locale, il sindaco ha ripreso l'Ordinanza, mandando anche i vigili a farla osservare. Il disappunto della popolazione è grave. Secondo Lei, ha ragione il sindaco e cosa si può fare?"

Rispondo: proprio in questi giorni, un parroco di quei posti mi confidava d'essere stato rampognato dal proprio sindaco perché, dato l'afflusso di persone che non entravano nella Cappella del cimitero, aveva celebrato fuori della porta, rischiando di offendere qualcuno che non crede.

Come si vede, stesso argomento, stessa motivazione.

Che cosa penso?

Diciamo subito che la nuova legge italiana relativa al sindaco stabilisce che egli può, a sua discrezione, stabilire modalità per il luogo pubblico anche circa l'esercizio della religione (ma anche la chiesa non è forse luogo pubblico?).

La legge, anzitutto, dice: "a discrezione". Vuol dire che il sindaco non è obbligato, ma può intervenire se ci sono ragioni proporzionatamente gravi, p.e., di ordine pubblico. Non penso, poi, sia "ordine pubblico" offendere, anzi proibire, l'esercizio di un diritto sancito dalla costituzione (pregare da cattolico), per evitare il rischio di offendere qualcuno che prega in altro modo o non prega?

Da notare che pregare da cattolico è lecito ovunque, meno che in qualche regime comunista o comunque estremamente e scioccamente totalitario. Inoltre, che rischio c'è in un Paese dove la tradizione di pregare per i morti è ancora vivissima e dove, anche chi non crede, è venuto praticamente per pregare o almeno per venerare un morto? In terzo luogo, chi autorizza un sindaco, eletto dalla popolazione, ad andare contro la volontà (sia pur religiosa) di quella stessa popolazione? (Noto il "grave disappunto della popolazione")

Pensando a dove succedono queste cose, cioè in quello che, dopo la guerra, s'era fatto chiamare il "triangolo della morte", una parte dell'Emilia-Romagna, a oltre 50 anni di distanza, viene proprio da dire che "il lupo perde il pelo, ma non il vizio". Ma probabilmente la ragione non è tutta qui.

Ho già accennato più volte a una campagna, più o meno planetaria, ma diventata quasi spudoratamente palese in Italia, sede del Vicario di Cristo, con un governo più "laicista" che "laico" (ma quanta confusione anche politica su questi termini, come su quelli di "destra", "centro", "sinistra"!): una campagna secolaristica contro la Chiesa cattolica e il Papa.

Dico secolaristica (cioè fare come se la religione cattolica fosse spazzatura), perché il secolarismo è assai più subdolo dell'anticlericalismo: esso infatti permette l'ipocrisia di inginocchiarsi davanti alla Chiesa e al Papa, ma poi seminarne praticamente il disprezzo, col non tener conto dei suoi insegnamenti, con vignette, con barzellette.

E' quello che sta succedendo, qui da noi, da anni; ma in questi ultimi tempi pare divenuto accanimento. I due casi accennati sono una prova che la campagna è arrivata ad estendersi anche in termini operativi, cominciando dalle popolazioni spicciole. Cosa si può fare? mi chiede il sig. F.P..

Rispondo che anzitutto bisogna svegliarsi, occorre rendersi conto di quello che sta succedendo. Quanti di quei concittadini del sig. F.P., che hanno sentito il "grave disappunto", si sono uniti per fare una protesta al sindaco per l'offesa che egli - "a sua discrezione" - ha loro arrecato come cittadini e come cristiani? e quanti dei parrocchiani del mio amico parroco hanno saputo della rampogna, pronti però a farla ringoiare a termini di legge che garantisce la libertà di culto?

Ho già accennato altre volte alla aberrazione che sta invalendo di non parlare del Natale nella scuola per non offendere la suscettibilità di qualche alunno non cristiano.

Sono convinto che i due casi dai quali siamo partiti e quella preoccupazione, insulsa e offensiva per l'Italia e le sue tradizioni secolari, facciano parte d'una stessa campagna. I cattolici devono svegliarsi e rendersene conto e non lasciarsi imbavagliare da gente bugiarda.

Non confondiamo il rispetto che noi dobbiamo a chi non la pensa come noi, con un loro diritto di non rispettare noi.

Non andiamo così scioccamente contro verità e giustizia, ch'è poi andare contro carità (solidarietà) e contro libertà nostra e altrui.

Sempre a disposizione. Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj