La forza e la tenacia di Paolo - di Mons. G.B. Chiaradia

Caduta e 'resurrezione' nell'avventura di un convertito

17/01/2009
Nel tema di una delle mie prediche precedenti, accogliere l’invito del papa a leggere la Bibbia, non è detto che la lettura deve iniziare dalla prima pagina. La Bibbia la si può leggere anche a caso, la si apre e s’incontra una frase, un episodio spesso in sintonia col problema del momento.
Oppure, quest’anno, l’anno di Paolo, voluto dal Papa, sarebbe interessante leggere la vicenda di Paolo quando scrive ai cristiani di Filippi, per far conoscere come è avvenuta la sua conversione dall’Ebraismo al Cristianesimo: «… fui afferrato, ghermito, conquistato, impugnato» dal Cristo.
Così si può tradurre il verbo greco «Katelemftem» (Filip. 3,12).
Nella prima lettera ai Corinti, poi, (9,1) racconta: «Ultimo fra tutti Cristo apparve a me come ad un aborto».
Luca, negli Atti degli Apostoli, nel capitolo 9, descrive come è avvenuta la conversione di Paolo dall’Ebraismo al Cristianesimo sulla via di Damasco, quando Saulo, così Paolo si chiamava da ebreo, stavo andando per mettere in catena i cristiani e sente una voce: «Io sono Gesù che tu perseguiti». Non si parla di una caduta da cavallo come sarà immaginata da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nella grande pala con la «Conversione di Paolo» conservata nella collezione romana dei Principi Odescalchi.
Il testo di Luca, infatti, dice: «All’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?»
E Saulo rispose: «Chi sei Signore?» E la voce: «Io sono Gesù che tu perseguiti».
Non si parla quindi di una caduta da cavallo come in tanti dipinti successivi a quelli del Caravaggio. È stato un lampo che lo ha colpito tanto da cadere a terra e Saulo, destinato a cadere come «uomo vecchio», si rialzerà col nome cristiano «Paolo».
In quell’istante Saulo rimane cieco per tre giorni e quando riceve il Battesimo «i suoi occhi si illuminarono e si alzò».
Il verbo greco «anastasas»=alzarsi è lo stesso che viene usato nel vangelo nella resurrezione di Gesù.
Il secondo racconto di Luca di questa avventura è nel capitolo 22 degli Atti degli Apostoli: a Gerusalemme Paolo sta per essere ucciso a sassate, ma il tribuno della Legione romana, di stanza in città, lo difende e lo porta però in carcere, nella fortezza Antoniana. Tuttavia gli concede di parlare alla folla.
Paolo riferisce quanto è avvenuto sulla via di Damasco, ma al nome di Gesù Nazareno la folla inferocita urla: «Toglietelo di mezzo, non deve più vivere».
Paolo, dalla famiglia aveva ricevuto la «cittadinanza romana» e il tribuno, che non poteva giudicarlo, lo consegnò al Sinedrio dei Sacerdoti di Israele.
La disputa tra i Sacerdoti del Tempio, è stata aspra a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato, lo ricondusse nella fortezza.
Il terzo racconto lo troviamo negli Atti 26,12-23.
Paolo è agli arresti presso il governatore romano Festo nella città di Cesarea Marittima.
In quella città, in visita ufficiale, si presenta la coppia principesca di Agrippa II°, discendente del re Erode e di sua sorella Berenice, compagna incestuosa…
Davanti a loro Paolo ripete la sua conversione.
Non lo giudicano perché è cittadino romano.
Resta in carcere in attesa di essere trasferito a Roma per il processo finale.
È l’anno 60. Paolo viaggia per mare. Dopo un naufragio a Malta arriva a Roma in catene, nell’inverno del 61. In prigione continua a parlare della sua conversione a pagani ed ebrei.
A Roma ottiene gli arresti domiciliari per circa tre anni.
Secondo la tradizione Paolo il 29 giugno del 67 fu condotto in una parte di Roma detta «Acque Salvie», una valle paludosa dove fu decapitato.
La testa balzò tre volte a terra e su quei tre punti sgorgano tre sorgenti d’acque.
(Mons. Giovanni Battista Chiaradia)