Il Battesimo di Gesù - di Don Gigi Di Libero sdb

Il senso profondo di un 'compleanno' che molti dimenticano

10/01/2009
Non so spiegarmelo con precisione, e forse non si possono nemmeno determinarne con esattezza lo sviluppo storico e le cause psicologiche e spirituali, ma ho la netta sensazione che molti (moltissimi?) cristiani non abbiano una grande stima del loro battesimo.
Se, leggendomi, condividi questa mia impressione, puoi capire che non è bello, anzi mi pare proprio fastidioso e deludente il fatto che siano molti i cristiani battezzati “anagraficamente” ma che non ne valutano né la portata rivoluzionaria né la gloria e il vanto, umile ma profondo.
Da bambini sono stati battezzati… ma nessuno li ha poi educati a valorizzare e a ritrovarsi totalmente e decisamente consacrati al loro battesimo, che i genitori hanno loro donato come un tesoro ereditario: non meritato né comprato, ma donato gratuitamente proprio come la vita, frutto dell’amore fecondo di mamma e papà.
Questi pensieri mi inducono a sospettare che molti cristiani vivono anche il ricordo del battesimo di Gesù come una rievocazione di un momento della sua vita, un compleanno diciamo “spirituale” che ricorre con naturalezza, proprio come lo scorrere del tempo che ci invecchia.
 
Mentre usciva dall'acqua, Gesù vide il cielo spalancarsi e lo Spirito Santo scendere su di lui come una colomba. Allora dal cielo venne una voce: «Tu sei il Figlio mio, che io amo. Io ti ho mandato». (Vangelo di Marco, 1, 10-11)
San Marco sembra proprio non condividere questa visione dell’avvenimento: i cieli si squarciano… una colomba, che biblicamente rappresenta lo Spirito di Dio… una voce che tutti i presenti sentono distintamente… “il Figlio che io amo”… Io “lo ho inviato”!
Si tratta realmente di un riconoscimento d’amore, tenero e profondissimo, e di una investitura solenne che fa pensare a qualcosa che rinnoverà tutto.
Altro che una ricorrenza naturale: un punto di partenza solenne e promettente.
Una dichiarazione di amore assoluto ed esaltante e una vita donata per una impresa gloriosa che riesca davvero a segnare prontamente il “senso” di tutta la storia.
Questo sì che è un battesimo!
 
Apro gli occhi, mi guardo con un senso di stupore e fisso i miei occhi e il mio cuore sulla vita di migliaia di cristiani e cristiane che condividono con me questa avventura umana incarnata nel nuovo anno che inizia, 2009.
Oso sognare, sia pure con umile trepidazione, che anche noi tutti ci scuotiamo da una visione troppo tradizionalmente sonnolenta e iniziamo a trasformarci in gente che condivide il Battesimo di Cristo: amati teneramente e con una missione di amore che ci porterà sino a dare la vita perché la vita abbia veramente senso, e per tutti.
Mi vengono alla mente le parole di un grande Vescovo del nostro tempo, Monsignor Tonino Bello, «Si vive una sola volta, e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse.
Non c’importa della carriera, né del denaro, né delle donne… non ci importa di passare alla storia (abbiamo il cuore giovane e ci fa paura il freddo della carta e dei marmi): ci interessa la fedeltà a noi stessi.
Ci interessa di perderci per Qualcuno che rimane anche dopo che noi siamo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo, di sentirci responsabili di tutti e di tutto, di avviarci, sia pure attraverso lunghi errori, verso l’Altro che diffonde un sorriso di poesia su ogni creatura e ci fa pensosi davanti ad una culla e in attesa davanti ad una bara»
Con gioia leggo sul giornale, mentre scrivo questi miei pensieri, le parole che Benedetto XVI ha rivolto, in questi giorni, agli universitari di Roma: «Essere "battezzati in Cristo" significa essere immersi spiritualmente in quella morte che è l'atto d'amore infinito e universale di Dio, capace di riscattare ogni persona e ogni creatura dalla schiavitù del peccato e della morte». San Paolo infatti così prosegue: «Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Lettera di San Paolo ai Romani, 6,4).