Chi non è contro di noi, è per noi - di P. Lorenzo Giordano sj

Anche chi è fuori dalla Chiesa può salvarsi: la nostra fede è dunque cambiata?

26/09/2009
Se, come Gesù dice in Mc. 9,38-43.45.47, «chi non è contro di noi, è per noi!», che pensare di quelli che fuori della Chiesa fanno qualcosa di buono e presentano delle manifestazioni dello Spirito senza tuttavia credere in Cristo e aderire alla Chiesa?
I cristiani integristi, legalisti e tradizionalisti all’eccesso, rimangono sconcertati dalle aperture recenti alle situazioni sopra citate, inchiodati alla classica frase: «Fuori della Chiesa non c’è salvezza!»
Il Concilio Vaticano II aperto da Papa Giovanni XXIII afferma «Lo Spirito Santo in un modo noto solo a Dio, offre ad ogni uomo, nessuno escluso la possibilità di venire in contatto con il Mistero Pasquale di Cristo e quindi di essere salvato». Dio a tutti gli uomini ha tolto il cuore di pietra donando il cuore di carne con la presenza dello Spirito Santo.
E a questo proposito a chi faceva difficoltà a Papa Giovanni XXIII egli rispondeva: «non sono gli uomini della Chiesa che cambiano di loro testa, ma è la Chiesa che cambia, però con l’azione dello Spirito Santo, scoprendo sempre meglio la Parola di Dio!» Già nella Scrittura leggiamo affermazioni significative in questo senso «Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla verità» (1a Tim. 2,4) e ancora, «Dio è il Salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto dei credenti» (1° Tim. 4,10). «Soprattutto» non quindi esclusivamente dei credenti.
È cambiata dunque la nostra fede cristiana?
No, purché continuiamo a credere sempre a due cose: primo che Gesù è oggettivamente di fatto il Mediatore e il Salvatore unico di tutto il genere umano e anche chi non Lo conosce, se si salva, si salva grazie a Lui e alla sua morte redentrice.
Costoro pur non appartenendo alla Chiesa visibile sono oggettivamente «orientati» verso di essa, fanno parte di quella Chiesa più ampia che appartiene solo a Dio. La salvezza però non è assicurata a nessuno a buon mercato. A chi, come dice la Scrittura, «per ribellione resiste alla verità e obbedisce all’ingiustizia (cioè vive disordinatamente, irridendo ai principi della fede e della morale cercando solo la propria soddisfazione in questo mondo) non viene promesso nient’altro se non quello che prometteva S. Paolo e cioè sdegno, tribolazione e angoscia, nel giorno della rivelazione del giusto giudizio di Dio» sia egli «giudeo o greco» cioè credente o non credente (cfr. rm. 2,5-9).
Gesù sembra esigere due cose da queste persone di fuori: che non siano contro di Lui, cioè che non combattano positivamente la fede e i suoi valori, cioè che non si mettano volontariamente contro Dio, che servano e amino almeno la sua immagine che è l’uomo, il povero. Dice infatti nel seguito del brano, parlando ancora di quelli di fuori: «Chiunque vi darà un bicchiere d’acqua nel nome mio perché siete di Cristo vi dico che non perderà la sua ricompensa». Qui Egli suppone che facciano del bene a qualcuno, perché è di Cristo, ma nella famosa pagina del giudizio finale non c’è neppure questa limitazione. Chi avrà dato da mangiare a un affamato e visitato un infermo per il semplice fatto che era affamato si sentirà dire: «Vieni benedetto del Padre mio. L’hai fatto a Me».
La fede è importantissima, ma ricordiamoci che c’è anche la carità. Nell’amore è implicata una forma di fede perché «Dio è Amore», e chi ama è passato dalla morte alla vita.
Il Concilio Vaticano II ha indicato questa categoria di non credenti con l’espressione ormai di uso comune «di uomini buona volontà».
Il vero cristiano deve eliminare l’atteggiamento di Giosué e dei discepoli.
«Chi non è con noi, è contro di noi!» ma ragionare con l’affermazione di Gesù «Chi non è contro di noi, è con noi!».
Ricordiamoci che il cristianesimo è dono, non è qualcosa che noi facciamo per Dio, ma qualcosa che Dio ha fatto per noi!
È una grazia immensa e grande aver conosciuto da vicino Cristo, il suo Vangelo, il suo Amore. Evangelizziamo piuttosto promuovendo la fede in Cristo, testimoniandola con i fatti, non riteniamo la fede un privilegio invidiando ed essendo gelosi degli altri come facevano Giosué e i discepoli, ma come diceva S. Pietro, «trattiamo sempre tutti con dolcezza e rispetto» usando sempre più i motivi positivi che negativi. Il motivo negativo è «Credete in Gesù Cristo», detto con un atteggiamento di superiorità, di minaccia perché «chi non crede in Lui sarà condannato in eterno»!
Il motivo positivo è Credete in Gesù Cristo perché è meno viglioso credere in Lui, conoscerlo, averlo accanto come Salvatore nella vita e nella morte. Il Signore ha donato a tutti gli uomini un cuore di carne con il suo Spirito d’amore ed è desideroso che ci rendiamo disponibili alla sua Voce, alla sua Parola, ai suoi Comandamenti, ai suoi Sacramenti al suo grande mistero della Passione e Risurrezione! Rispondiamo tutti a questo desiderio del Signore nostro Dio!
P. Lorenzo Giordano SJ