Gelosie, prestigio, potere... - di Don Gigi Di Libero sdb

Anche gli apostoli erano uomini come noi

17/10/2009
Quando leggo la pagina del vangelo di Marco dove si ricorda che Giacomo e Giovanni chiedono al Signore i primi posti nel suo regno e poi che tutti gli altri dei dodici apostoli si indignano e bisticciano, lividi di gelosie vicendevoli, per un posto di prestigio e di potere, non mi scandalizzo molto della cosa perché mi fa sentire gli apostoli, scelti da Gesù stesso, uomini come noi, nel senso umiliante del termine: carichi di ambizioni, di invidia e di volontà di potere e di dominio.
Anzi mi sembra proprio una prova evidente che i vangeli sono stati scritti senza censure e non per interesse degli evangelisti … certe cose se le sarebbero risparmiate volentieri se , come dice il proverbio, è bene che i panni sporchi ci se li lavi in casa … di nascosto!
Ma sorge prepotente in me la meraviglia (che poi mi umilierà e mi metterà in crisi aprendo gli occhi sul mio quotidiano e su come vanno le cose in questo mondo) per l’enorme potenzialità rivoluzionaria delle parole di Gesù che fissano il senso unico e definitivo del suo essersi incarnato e del progetto di società che ha nel cuore e nei suoi propositi: sono venuto per servire e non per essere servito e questo mondo sarà veramente a misura di uomo, secondo il piano meraviglioso del Padre, quando tutti si sentiranno vicendevolmente servitori degli altri.
Basta leggere uno straccio di giornale qualunque e di qualsiasi continente e paese, per dire che il mondo non va proprio in questa direzione e che ciascuno di noi non ha nessuna voglia efficace di diventare servo, sia pure per amore.
Anzi proprio quello che noi indichiamo con “amore”, spesso e volentieri, è una babele di conquiste e di schiavitù vicendevoli fatte appositamente in rete per sfruttare sempre di più e sempre meglio e così godere, si dice e si spera, sempre più follemente.
 
Eppure, caro/a amico/a, un uomo come te e come me, ha scritto con la sua vita e con il sangue le seguenti parole
“A ciascuno di noi Cristo dice: se vuoi che la tua vita e la tua missione fruttifichino come la mia, fai come me: diventa grano che si lascia seppellire, lasciati uccidere, non avere paura.
Chi rifugge dalla sofferenza rimarrà solo. Non c’è gente più sola degli egoisti.
Ma se, per amore degli altri, dai la tua vita, come io la darò per tutti, raccoglierai molto frutto, avrai le soddisfazioni più profonde. Non temere la morte, le minacce.
Con te cammina il Signore. Chi vuole salvare la sua anima, cioè, con una frase biblica, chi vuole star bene, chi non vuole impegni, chi non vuol mettersi nei pasticci, chi vuol restare ai margini di una situazione in cui tutti dobbiamo impegnarci, questi perderà la sua vita.
Che cosa orribile, essere vissuti ben comodi, senza alcuna sofferenza, senza entrare nei problemi, tutto tranquillo, ben sistemato, con buone relazioni politiche, economiche, sociali. Non gli mancava nulla, aveva tutto. A cosa serve? Perderà la sua anima.
Ma chi per amor mio si destabilizza e accompagna il popolo, e cammina con la sofferenza del povero, e si incarna e sente suo il dolore, il sopruso, questo guadagnerà la sua vita, perché mio Padre lo premierà.”
Si tratta del vescovo Oscar Romero, trucidato dai suoi nemici sull’altare!
 
E una suora di clausura, che stimo moltissimo, nella sua semplicità disarmante, suggerisce due cose molto semplici e alla portata di tutti per trasformare il sogno di Gesù in una progressiva rivoluzionaria realtà quotidiana:
1.    conformarsi a Cristo significa, nelle situazioni in cui si vive e si lavora, saper dire con spontaneità: “Sono venuto per servire, non per essere servito”, essere cioè sempre a disposizione per il bene degli altri, anzi, «diventare un bene per gli altri».
2.     l'ideale del servizio comporta che uno vive in pace con gli altri non avanza diritti per sé, cerca piuttosto di mettersi nella prospettiva del «dovere».
Sono due cose realizzabili da tutti e in ogni istante e situazione: basta provare!
Don Gigi Di Libero sdb