Beati voi!, beati voi! - di Don Adelio Cola

Le beatitudini: un invito personale

13/02/2010
Quante volte abbiamo sentito queste beatitudini di Gesù!
E quante altre le abbiamo «ascoltate»?
La differenza tra sentire e ascoltare è fondamentale. Tutti ascoltano, anche i nostri amici animali di compagnia. Vieni, va’, corri... ed essi vengono, vanno e tornano. Naturalmente senza «obbedire» agli ordini; soltanto facendo quello che viene loro comandato.
«Anche i miei soldati, dice un ufficiale riferito dall’evangelista (....) fanno quello che ordino loro», perché devono obbedire e non possono farne a meno.
«Ascoltare» le beatitudini significa non soltanto capire quello che Gesù dice ma mettere in pratica le condizioni per esserne beatificati.
Il problema è complesso e, riconosciamolo, difficoltoso da risolvere. Il fatto è che nessuno può risolverlo per un altro. Qui non siamo a scuola, dove i suggerimenti d’un alunno più bravo di noi ci può offrire la soluzione d’una questione che da soli non riusciamo a sbrogliare. Se voglio essere beato perché «povero nello spirito o perché puro di cuore o come operatore di pace», soltanto io devo liberarmi dall’egoismo che mi rende «ricco di superbia», «imbrattato di egoismo» e «interessato soltanto ai miei affari».
Vista così, che non è del tutto errata, la vita cristiana sarebbe impossibile.
Buon per noi che Gesù ci desidera, anzi ci vuole «poveri, puri, pacifici» com’era lui, ma ci promette che nell’impegno di riuscirci non resteremo soli e quindi incapaci di portare a termine l’impresa.
«Io resterò sempre con voi». Ancora promette: «Se uno mi ama, come dire se mi imita, io verrò a lui, anche il Padre mio verrà e faremo dimora in lui». Chi promette è Onnipotente e fedele: non delude chi lo prende in parola.
Immaginiamo, se riusciamo, come sarebbe oggi il mondo se le beatitudini fossero oggetto di  programma comune! Come vivremmo bene in questa, che rimarrebbe valle di lacrime, ma di lacrime consolate e consolanti per tutti, se tutti ci impegnassimo ad entrare nel regno di Dio, che è regno di giustizia, d’amore e di pace.
Se... se... sono i soliti se, che lasciano il tempo che trovano!...
Non è vero. Se io, io, non tutti gli altri, mi impegnassi nel realizzare il programma delle beatitudini, con l’aiuto di Dio io sarei maggiormente «giusto, amante, pacifico» con quelli che vivono con me.
E gli altri?
Intanto io. Pensare agli altri a questo punto potrebbe diventare un pigro alibi. Senza desistere dal proposito di preoccuparmi della salvezza del mio prossimo, mi devo ricordare che alla fine della mia vita mi sarà chiesto non come gli altri hanno praticato le beatitudini, ma se io sono stato, con la grazia di Dio, «povero, puro, giusto».    
Don Adelio Cola