Ferito di guerra

Si affronta l'apparentemente improbabile rapporto tra fede e internet. Ma questo rapporto esiste davvero?

16/02/2003
Rifletto sul tema e m'accorgo che o comincio da Adamo ed Eva , altrimenti ho ben poco da dire.
Eppure è con fede che ho cominciato sette anni fa a scrivere, sia pure su richiesta, le mie «prediche» nella rubrica «Dio dopo internet».
Fede. Che fede? e fede in che cosa? Quella fede che è dono gratuito e «sostanza di cose sperate e argomento di cose non viste» (Eb 11,1).
Come religioso, cerco di vivere di fede: in Dio, naturalmente.
 
C'entra internet? Sì, come strumento di comunicazione e nel senso che ho sperato e spero di servire il Signore anche facendo quel lavoro, come per qualsiasi altro lavoro che l'Obbedienza m'ingiunga o mi permetta.
E, allora: perché l'ho scelto (o, meglio, ho accettato di sceglierlo), così come cinquant'anni prima avevo accettato di fare la Messa televisiva e la Rubrica religiosa per la Rai? Perché l'evangelizzazione è comunicazione, come dice il Papa nella Redemptoris Missio (art. 37); e oggi la comunicazione è soprattutto (purtroppo!) la comunicazione di massa, quella tecnologica: prima la radio e il cinema, poi la televisione, poi il computer e poi l'internet. E poi… la comunicazione interpersonale, quella dei telefonini, anche l’ultimo tipo, quello con l’immagine! C’è modo e modo di indicare e di praticare le strade del Vangelo in quelle miriadi di sentieri. Modestamente e senza presunzioni, ho scelto di seguire l’invito anche in questa strada, finché Dio vorrà. Ma son fatti personali…
Sì, ma fino a un certo punto…!
Anche la comunicazione interpersonale (sulla quale tanti oggi insistono, credendo di salvare l'apostolato), che non è quella dei telefonini, dipende di fatto dalla tecnologica per il fenomeno della mentalità. Ma come porti il Vangelo? Anche questo è un bel problema, dove il solo buon senso non basta; ma se vuoi far qualcosa, devi studiare e sperimentare.
 
È da notare infatti che la massa non è qualcosa che sta fuori di noi; qualcosa che noi stiamo lì a vedere e a dire:“Povera gente! Che branco di cervelli all'ammasso!”.
No! La massa è quella cosa ch'è fatta di tutti noi, anche di ciascuno di noi, che guardiamo la tv e diciamo: “Ah, quello mi piace proprio!”, oppure: “Non lo posso digerire!”, oppure anche: “Oh, per me la tv potrebbe anche non esserci!” (e magari la teniamo accesa anche quando si fa il sugo per la pastasciutta).
Siamo massa. E tanto più siamo massificati, quanto più ci abbandoniamo alla tv (o ai giornali o alla radio) solo per rilassarci dopo una giornata di lavoro. Dovremmo invece stare attenti come siamo massa in qualsiasi altra comunicazione: la telefonata d’un amico; una discussione con la moglie; il responso del medico. Tanto più massificati, quanto più ci affidiamo al «mi pace» o «non mi piace».
Qualcosa del genere anche con internet o anche solo col computer.
Avete notato che silenzio quando i vostri figli, anche in tre o quattro, stanno giocando al computer o in internet? Voi dite: «Finalmente un po' di pace!»; ma in quel silenzio sta avvenendo qualcosa che vi dovrebbe preoccupare, perché, a seconda del tipo di gioco che li attrae, i vostri ragazzi ricevono comunicazioni inavvertite che vanno a formare il sostrato della loro mente: p.e. il vero valore è vincere a ogni costo; oppure, ci si può divertire anche col macabro o col tragico: la vita non ha valore, purché io abbia un'emozione; vale ciò che piace, non piace ciò che vale; ecc..
È il gioco tremendo delle comunicazioni inavvertite.
Non dimentichiamo che, accanto alla campagna planetaria occidentale di secolarizzazione (nessuno ne parla e chi ne parla rischia d'essere zittito) per distrarre dagli impegni personali che la fede in Dio ci sollecita a esercitare, ce n’è un’altra, orientale questa volta, contro la Chiesa del Dio cristiano; che l’Islam estremista crede culo e camicia con l’America del Bush jr e le sinistre nostrane ne approfittano vestendosi della bandiera (venduta) della pace per combattere il Berlusconi che li ha smascherati e defenestrati. Gridano pace e vogliono guerra, almeno psicologica per il momento e dividono anziché unire fratelli e amici, all’inconscio (speriamo) servizio di quelli là.
 E ormai più d’uno c’è cascato!…Eppure è sempre la fede che contrasta la religione del dio-benessere e del dio-denaro, pur sapendo che l'uno e l’altro sono necessari; ma il benessere dev’essere mezzo e non fine;  e, i soldi, strumento e non religione.
Quella doppia campagna si serve dell'arma della confusione mentale e gli strumenti della comu­nicazione ne sono i più efficaci artefici: p.e. confondere il valore col piacere; l'emozione con la ragionevolezza; il diritto a una vita decente con la convinzione che i soldi siano tutto o quasi; il diritto al relax con il lasciarsi avvelenare; il sesso con l'amore (classica la frase: “fare l'amore” che oggi, significa semplicemente “fare sesso”, lecito o non lecito che sia; ma che differenza con i tempi che hanno fatto nascere quella frase equivoca, quando il sesso era considerato veramente frutto dell’amore e non un suo surrogato!).
 
C'entra l'internet in tutto questo? Sì, c'entra, perché tutto questo avviene tramite la comunicazione e, oggi, comunicazione tecnologica e di massa; e anche l'internet è strumento di comunicazione tecnologica.
Dove sta dunque il rapporto tra fede e internet? Sta nel fondo della coscienza che ti fa ammirare queste magnifiche invenzioni (“Inter Mirifica”) che Dio ha messo a disposizione dell'uomo con­tem­poraneo; ma che ti sospinge anche a un profondo e vigile problema di coscienza. Qualche volta ci puoi anche cascare; ma sarai un ferito di guerra,  non un disertore! Grazie a Dio…
Cordialmente, sempre a disposizione
 
P. Nazareno Taddei sj