Confessione attraverso IPHONE


07/04/2011
Sono perfettamente d'accordo con Padre Lombardi riguardo alla Confessione Sacramentale per iPhon, che non sostituisce la presenza fisica del sacertode (cfr. conferenza stampa del 9 febbraio 2011 ) con alcune precisazioni. Per via informatica si può chiedere al sacerdote tutto ciò che riguarda il Sacramento della Confessione, in qual modo comportarsi, esporre un caso e domandare come risolverlo. Se si tratta di Confessione vera e propria tra penitente e confessore, cioè si tratta veramente di Sacramento, che, come afferma l'etimologia stessa della parola è un ente assolutamente fuori dei concetti umani, è necessaria la presenza corporale del Penitente e del Sacerdote. È la persona nella sua carnalità che è stata offesa dal male e chiede al Sacerdote che venga guarita. I due si guardano, anche come avviene talora con la tradizionale grata bucherellata; ma i corpi del penitente e del salvatore sono vicini, parola, occhi, mani, in quel momento si incrociano, da una parte una corporeità pur solo visiva si protende verso l'altro perché venga sanata. Nel digitale ciò non avviene: il confessore non sa neppure che voce ha, saprà al massimo il sesso della persona perché gli viene detto oppure se ne accorge dalla parola. Nel digitale il sacerdote che dona l'assoluzione si accorge che il suo dare non va neppure ad una fotografia, ma ad una parola. Invece l'assoluzione viene data nella confessione a quella carnalità che ha vicino e che ha peccato, anche se il peccato non è carnale, tuttavia ha impregnato una carnalità. È questa la bellezza, la potenza della Confessione. L'assoluzione del Sacerdote è un lavacro su quella testa che ha pensato male, su quel corpo che era travolto, su quelle mani che non hanno conservato la pulizia dovuta. Attenzione! Che non si prendano queste espressioni in modo poetico! È il corpo umano che si è travolto quando uno pecca, anche se il peccato è stato di pensiero soltanto. È la persona nel suo insieme fisico-spirituale che domanda perdono di aver trattato male precisamente quell'ente creato da Dio in quella determinata posizione corporale di uomo e donna pensato non in forma generica, ma unicamente personale. Ciò che viene detto negli Stati Uniti nell'ambiente cattolico riguarda la preparazione all'evento esclusivamente personale e unico ogni volta. E direi che anche su questo punto non si può essere oggettivi, ma soggettivi. Non si può pensare che una preparazione alla Confessione possa valere tanto per un capo di governo, come per un commerciante al mercato. Non sono d'accordo su certi libretti che dettano gli Atti di dolore uguali per tutti. Se si vuol aiutare il penitente alla Confessione sarà sufficiente dire che ha commesso questo e quello nella sua posizione da sacerdote per es., oppure come contadino nei campi o come studente di Scuola media. Anche l'atto di dolore tradizionale: Mi pento e mi dolgo dei miei peccati ecc… va bene, il penitente deve dire il peccato com'è senza tanti particolari, ma specificando l'atto nella sua pochezza o nella sua gravità. A conclusione la Confessione va fatta da persona a persona guardandosi in faccia: il sacerdote che ti punta gli occhi addosso e il penitente che li abbassa pentito.