CRISTIANESIMO CATTOLICO di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

...oggi...in sofferenza...

03/07/2011

 

Da tempo c'è in giro un fermento di novità nel Cristianesimo cattolico. Come succede nelle imprese: se non sei à la page con i tempi si va a lutto. Il Cristianesimo oggi è in fase di sofferenza. Si prende alla leggera la personalità del Cristo nel suo quotidiano, nella sua regola di vita, nella sua parola che deve essere realizzata così come Lui l'ha detta.

La cosiddetta 'sequela' che indica un rapporto strettamente personale per cui bisogna tener fisso il passo e lo sguardo verso colui che seguiamo, sta perdendo la sua vera direzione. I credenti 'veri' non devono credere il Cristo un modello irrangiungibile solo rappresentante che li esima da una vera partecipazione per camminare nelle sue orme e seguire le sue stesse parole.

Senza la continua attualizzazione del fondamento strettamente circoncentrico, la seguela corre il pericolo di sviluppare un nuovo modo di dire e vivere che non è quello del Cristo.

La seguela non è la via della perfezione, ma la stessa perfezione richiesta da chi vuole camminare veramente nelle sue orme.

La presenza di Gesù, come è descritta nei vangeli e nelle lettere degli Apostoli è un esserci dovunque l'uomo e la donna vivono lavorano e insegnano quale deve essere la strada della sicurezza della sapienza, della condivisione con un tipo di presenza persona come quella del Cristo, nella sola compagnia del Cristo, senza una famiglia tutta sua. Da notare, dopo la sortita a 12 anni nel Tempio a conversare con i sapienti dell'epoca, dai Vangeli appare che non ha più casa, va per strada, se deve mangiare un boccone apre sicuro la porta dei farisei che lo accolgono rispettosamente, oppure da Marta e Maria. Non ha una famiglia tutta sua perché Lui si sente assieme  a tutte le famiglie del mondo. Lui, pur essendo nato in una famiglia, non fa della famiglia un assoluto; vuole che essa sia aperta alle superiori istanze del Padre che lo vuole oltre tutte le famiglie del mondo, per esserne il maestro e il custode.

Il Vangelo di Marco 3,35 riporta l'episodio di un momento in cui attorno era seduta una folla e gli dissero: ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano. Ma egli rispose loro: 'Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?'

Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a Lui, disse: ecco mia madre e i miei fratelli. Perché chi fa la volontà di Dio, costui, per me, è fratello, sorella e madre.

La seguela comporta tutt'altro che un cristianesimo comodo e sicuro. C'è una relazione intima tra la sequela e la persona stessa di Cristo che deve essere ripetuta da chi vuol seguire le orme. La fede cristiana non  può fingere sulla realtà.

Il 'prendere su di sé la croce' e la solitudine del sacerdote di Cristo, non può ridursi ad una falsa edificazione.

La croce è anche la solitudine del sacerdote protetta sempre dal Cristo e da i fedeli che sanno e capiscono quando il loro sacerdote ha bisogno di una mano per salire l'altare senza farsi male. I veri credenti la pensano come vero rappresentante del Cristo proprio nella solitudine della persona sempre protetta da chi sa chi è veramente colui che ogni dì ripete per tutti 'questo è il mio corpo'.

Mons. Giovanni Battista Chiaradia