INVITO A NOZZE di Don Adelio Cola

...attenti e non accettare...

09/10/2011

1. La storia che Gesù racconta nel vangelo di oggi si riferisce ad un pranzo di nozze del figlio d’un magnate della finanza, si direbbe oggi. Egli infatti invita a partecipare alle nozze del figlio tutta gente molto facoltosa,…così almeno nella prima parte della storia. Nessuno degli invitati accetta, chi con un pretesto chi con un altro. Era tutta gente ricca, non avevano bisogno di sbarcare il lunario come la gente comune che aspettava quelle circostanze per riparare i danni della fame quasi quotidiana! Ma è la seconda parte della storia che ci lascia interdetti e quasi increduli. Ed è la decisione del padrone di …’’riempire la immensa sala del pranzo di nozze invitando, al posto dei primi che hanno rifiutato l’invito, i poveri e i mendicanti! E il peggio deve ancora arrivare: manda i suoi servi armati a sterminare i ricconi che l’avevano offeso rifiutando gli inviti.

2. Perché il maestro intrattiene i suoi ascoltatori con storie così tragiche? Cos’è, questa parabola, o che cosa vuole essere, una minaccia di condanna a morte per i ricchi? No, perché egli vuole tutti salvi e che nessuno vada eternamente perduto. E allora? Lasciamo che ce lo spieghi lui, che aveva detto: “Io non sono venuto a chiamare quelli che si credono giusti, ma quelli che si sentono peccatori” (Marco 2, 17). A questo punto non c’è più bisogno di spiegare nulla: le scelte di Gesù sono chiare. Noi siamo tra i ‘’chiamati, invitati’’ da lui tramite i suoi ‘’servi armati’’con la forza della sua Parola’’. Non dubitiamo nell’accettare l’invito al pranzo, cioè ad entrare nel suo regno d’amore di giustizia e di pace. Entriamo e non rimarremo delusi.  Se poi egli ci fa l’onore di aggiungerci tra i suoi ‘’servi armati’’(intendiamoci bene circa le armi che ci consegna, che non sono quelle micidiali ma pacifiche della Parola di Dio!), ringraziamolo di cuore e preghiamolo che non ci abbandoni nella santa battaglia da ingaggiare invitando altri come noi a far parte del suo regno.

Don Adelio Cola