NESSUNO NASCE DOTTORE di Padre Mario Cattoretti o.p.

...meglio atei...che miscredenti...

30/10/2011

Qualsiasi creatura umana che, nascendo, fuoriesce regolarmente dal grembo materno, nasce intelligente, ma nasce ignorante.     Nessuno nasce già “dottore”. Ha l’obbligo di mettere, con fatica, in esercizio la propria intelligenza, [pena il rimanere permanentemente analfabeta], la quale tuttavia, per insopprimibile necessità, ha bisogno di un maestro, che la conduca alla conoscenza della verità. Per questo si dice che l’uomo è un uomo ammaestrato. In Mt, 23, 1-12, in un capitolo contenente una delle più violente erealistiche requisitorie, superiori a quelle della letteratura storica mondiale, Gesù, rivolgendosi ai suoi discepoli, vi inserisce la pesante affermazione: “…voi non fatevi chiamare “maestro”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste…” Gesù spiega lucidamente il significato e la indispensabilità, per ogni uomo, di una “unicità” magisteriale come quella di una sola ed esclusiva  “paternità”. E lo fa giudicando severamente, con un realismo, che trapassa i secoli e giunge intatto fino a noi e in noi, il comportamento di chi ha avuto i propri maestri. E lo fa puntando su due “verbi” che, didatticamente, hanno praticamente il medesimo significato: “accettare” un insegnamento, mettendolo a memoria; quindi “fare”, cioè ‘metterlo in pratica’. Perché è proprio l’incoerenza, quella che vizia esvuota qualsiasi insegnamento, anche il più veritiero. Diceva Gesù: «…I maestri della legge e i farisei hanno l’incarico di spiegare la ‘legge di Mosè’. “Fate quello che dicono, ubbidite ai loro insegnamenti, ma non imitate il loro modo di agire”; perché essi insegnano, ma poi non mettono in pratica quello che insegnano. Preparano carichi pesanti e poi li mettono sulle spalle degli altri, ma da parte loro non li muovono neppure con un dito» (Mt, 23, 1-5). –

Tuttavia dinanzi ad uno “scristianizzarsi” a vista d’occhio, chi avrebbe mai immaginato che il problema di Dio, Padre e Maestro, sarebbe finito in mezzo alle guepières e all’intimo di una di quelle ebdomadarie patinate riviste di moda, accessorie ai grandi quotidiani nazionali. In un numero, di qualche tempo fa, un noto docente universitario, matematico e filosofo, non temeva di dettare una sintesi ad una sua ampia intervista nella quale …“all’affermazione di Nietzsche: ‘Dio è morto’, Woody Allen ribatté una volta: ‘No, ha solo traslocato e ora lavora a un progetto meno ambizioso’. morto o emigrato, sembra essersene effettivamente andato dall’Occidente e a non interessarci più. O almeno non nelle forme fumettistiche della religione tradizionale, anacronistiche e superficiali per l’uomo tecnologico occidentale…”. Alle citata intervista, il filosofo ne sovrapponeva un’altra [intervista virtuale a Gesù] “personaggio mitologico sul quale non esistono testimonianza storiche…Il cristianesimo non è un’invenzione mia, ma  di Paolo di Tarso: della mia vita, nella sua predicazione non è rimasto altro che la mia passione… Anche per questo il cristianesimo è diventato una religione di morte”.

Conclusione: “Dinnanzi all’alternativa ‘ Meglio atei che miscredenti” si trovi il sacro dove veramente sta: nella natura e nell’uomo”.  Risposta all’affermazione di Gesù unico Maestro, mi viene in mente, raccogliendo tutta nella tensione, l’ansia e l’angoscia di chi ricerca la fede e vorrebbe ‘ritrovarla’, preziosa perché ridonata dall’Alto (Dio, unico Padre e unico Maestro) la commossa, anche se paradossale, non meno enfatica espressione di E.M. Cioran: “Se credessi in Dio, la mia vanità non avrebbe limiti: me ne andrei nudo per le strade…” (P. Mario Cattoretti o.p.)