OSSERVANZA DEI DIECI COMANDAMENTI di don Adelio Cola

...nessuno può esimersi e...

16/12/2012

A Giovanni Battista, che “esortava il popolo e gli annunciava la salvezza” (Luca 3,18), qualcuno chiede: “In fin dei conti che cosa possiamo fare?” Ed egli risponde distinguendo categorie e persone, ricordando ad ognuno compiti e impegni secondo il proprio stato di vita.

E’ un breve trattato di pedagogia morale quel dialogo sulle rive del fiume Giordano. La gente chiedeva cosa fare per salvarsi, il battista proponeva il minimo: egli sapeva che il resto, il vero necessario per salvarsi dall’ira divina sarebbe stato offerto da “colui era già in mezzo a loro e che nessuno ancora conosceva”. L’Unico Salvatore stava scendendo anche lui nelle acque del fiume della penitenza, pure innocente, per salvare i peccatori. La salvezza può venire soltanto da Gesù. Egli però, e qui ha piena ragione il Battista, esige la personale cooperazione di ogni persona che cerca la salvezza. Non è l’adempimento perfetto dei nostri impegni, l’obbedienza perfetta alla Volontà di Dio nei nostri riguardi, l’osservanza dei dieci comandamenti, quello che ci può salvare e che effettivamente ci rende meritevoli di salvezza di fronte a Dio.  Nessuno può esimersi da tali doveri e presumere di salvarsi. “Queste cose bisogna fare, sono necessarie”, insegnerà il Maestro Gesù, ma non sono sufficienti. Chi ci salva è soltanto lui, che esige, ripetiamo!, che il “servo buono e fedele” viva e agisca, in spirito e nella pratica, in unione d’intenzioni con lui. Questa la vita autentica del cristiano: non soltanto credere in Gesùi senza operare come egli operò, e neppure soltanto sforzarsi di vivere come lui è vissuto dimenticando di passare dalla sua parte con la fede completa nella salvezza  che soltanto lui può portare. Fede viva di opere, opere vive di fede.