SCUOLA... di mons. Giovanni Battista Chiaradia

... e la prima è la FAMIGLIA...

08/09/2013

Con il mese di settembre si è aperto l’anno scolastico. Specialmente per i bimbi che iniziano a frequentare la prima elementare, la famiglia è in “festa”, ma per lei inizia anche un periodo di preoccupazione.

Tutto cambia col bimbo che va a scuola, che, soprattutto nei primi anni, deve sentirsi sorretto e accompagnato perché non incontri difficoltà nel suo percorso scolastico. La prima scuola è quella che i figli vivono in famiglia. E non sono soltanto parole o spiegazioni del libro di testo: la famiglia è cattedra di cultura. Il bimbo o la bimba imparano a parlare dalle parole del padre e della madre, dalla loro gestualità, dal loro interrogarsi a vicenda, dal loro sorridere e scherzare.

Purtroppo, e penso che capiti spesso, anche dal loro “broncio”. Papà e mamma sono i primi maestri dei loro figli. Se i genitori avvertono che qualcosa deve cambiare in loro specialmente nella gestualità e nei toni di voce, su cui spesso sarebbe necessario interrogarci, (quando in famiglia arriva un bambino), quella gestualità resta impressa nella loro mente per sempre.

Dopo questo, o meglio assieme a tutto questo, si arriva alla cultura, che giunge ai bambini attraverso la Scuola di Stato.

Positiva, generalmente, e per esperienza di anni. Ma non basta, c’è una cultura che viene dai genitori: non è un sovrappiù, non è un voler completare la Scuola di Stato. E’ quel tocco personale che ciascuno sa di avere e di dare, ripreso forse dai nonni, unico, perché personale, che sarebbe bene continuasse nei bimbi dell’oggi.

Il mio augurio sembrerà strano. Con tanto rispetto alla Scuola di Stato che considero buona, auguro anche una “Scuola di casa”: quel tocco, quel gesto, quelle parole, quella poesia, quel canto che non vanno perduti nel tempo, ma devono restare perché unici e solo in quella famiglia che, in quanto tale, ha iniziato un vivere del nuovo e del bello.

Se in famiglia si ha l’attenzione che i bimbi non devono mai vivere da soli, ma sempre accompagnati “da parole”, da cose che spingono la mente all’interrogazione e quindi alla conoscenza, se tutto l’essere del bimbo iniziando dalla mente è in movimento, non ci sarà il pericolo che si arrotoli su se stesso.

Oggi per molti bimbi succede e peserà su di loro anche da adulti. Spesso ciò avviene perché i genitori sono impegnati tutto il giorno nel lavoro. È vero: molti bimbi hanno troppe ore di solitudine. Il bimbo ha bisogno di esplodere con l’altro, con ciò che è novità, ha bisogno di confronto con l’altro, ha bisogno di parlare, ha bisogno impellente di uno che lo ascolti.

Se non c’è, per il futuro è un guaio! La FAMIGLIA non dimentichi poi il “Sacro”, quel sacro personale che penso esista in ogni casa: la purezza, la limpidezza, la sincerità. Quel segno di croce al mattino, la preghierina della sera.

Dubbio riguardo alla Fede? Tanto rispetto!

Mi permetto: per i bimbi nel loro futuro parlare di Dio in casa è dovere. Ogni famiglia ne parli come sa, come vuole. Dio c’è. Statene certi.