IO o DIO di don Adelio Cola

… chi è il tuo Signore?…

27/10/2013

Io non sono come gli altri uomini”.

1. Sono le parole d’un devoto orante a testa alta. Forse si paragona ai santi del Paradiso. - Non sono come sant’Antonio che predicava ai pesci, non sono come san Padre Pio che aveva le stimmate!…- Purtroppo i riferimenti del pubblicano nel tempio sono altri, tutti gli altri che egli conosce per esperienza. Egli non è ladro, spergiuro, adultero, omicida come loro. IO digiuno, IO pago le tasse! Sono a posto con il mio Signore -. Prendiamolo in parola: - Chi è il tuo signore? Ti giudichiamo dalle tue parole: Tuo Signore è il tuo “IO”.

In fondo al tempio e con la testa bassa c’è un altro orante. È un “peccatore” reo confesso. Tutti e due si rivolgono a Dio: egli sente il primo e ascolta il secondo. Il primo si esalta: sarà umiliato! Il secondo si umilia: sarà esaltato. I giudizi di Dio sono imperscrutabili, ma alcuni li conosciamo perché ce li ha comunicati. Egli è misericordioso con i poveri nello spirito e condanna gli idolatri. “Io sono il tuo Dio. Non avrai altro Dio fuori di me”. Chi pone al centro della vita il suo “IO” è idolatra.

2. ‘IO e DIO’ hanno i loro comandamenti: uno soltanto, il primo (IO); dieci, il Secondo (DIO). Questi ultimi elencano le trappole pericolose nella quali potremmo perdere la nostra libertà e diventare schiavi. Quello del primo dice: “Fa’ quel che vuoi e sarai felice”.

Chi ha provato a fidarsi di Dio ha sperimentato la fatica di stare da quella parte e la soddisfazione di provare cosa significhi la parola “libertà” da se stesso. Chi ha scelto l’alternativa sente il peso delle catene che gli impediscono di camminare spedito e lo tirano verso terra.

Ma questa condizione è il prologo d’un dramma che vedrà la conclusione soltanto alla fine della via.

Allora, la situazione del fariseo idolatra è disperata e quella del peccatore pentito è assicurata? No. Il primo finché vive, (ma non sa quanto tempo gli resta ancora!), può pentirsi e sostituire il suo falso dio con il vero Dio: il secondo deve impegnarsi con “timore e tremore” a corrispondere all’amore di Dio “in attesa della sua venuta”.