DIO DEI MORTI … di don Adelio Cola

… o dei vivi?…

10/11/2013

 

 “Dio non è Dio dei morti ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.

1. I morti ai quali Gesù si riferisce, poiché è lui che risponde “ad alcuni sadducei, i quali negano la risurrezione”, sono le persone che un tempo erano vive e poi sono state soggette alla sorte comune e sono morte. Gesù afferma indirettamente che esse sono ancora vive “in Dio”. Che Dio sarebbe l’unico che noi adoriamo, se i morti non fossero più in suo potere? Non sarebbe Dio dei vivi e dei morti. I morti sarebbero sottratti per sempre al suo potere. Questo si verificherebbe se la morte facesse precipitare nel nulla le persone che prima esistevano. Si dice che in natura nulla si crea e nulla si distrugge. Si crede per fede che Dio è creatore di tutte le cose e che le persone viventi vivranno per sempre, in modo diverso dalle condizioni umane, ma per sempre in Dio dopo la morte. Questa è la nostra fede.

Gesù porta la ragione della sua affermazione: “perché tutti vivono in lui ” e cioè in Dio.

Non risponde alla domanda che desideriamo rivolgergli: “Quando, Signore?” Come , Signore? Tali questioni sono tutt’altro che peregrine e affatto originali. Su questo punto, come su altri, l’avevano interrogato e quasi provocato i suoi uditori. Egli le giudicò allora frutti di curiosità e non rispose se non vagamente. Del resto, tutto quello che aveva avuto la missione di rivelarci da parte del Padre è stato oggetto della sua predicazione. Avvertì pertanto: - Dal momento che non conoscete né il giorno né l’ora di quella data, “vigilate e pregate” ;  e aggiunse: “Se il servo sapesse a che ora il padrone ritornerà... ”, forse si comporterebbe meglio di come si sta comportando con gli altri servi. Ci ha avvertiti perché non vuole arrivare “come il lampo che brucia e il ladro che ruba”. L’ha detto perché ci vuole bene.

2. Sono contento di venire a sapere che i miei morti sono vivi in Dio, ma la sentenza finale di Gesù vale anche per me? Egli ribadisce che “tutti vivono in Dio, anzi che sono vivi ”perché vivono per lui”.  Che significa questo per me?

Nessuno presuma di scrutare fino in fondo l’infinita sapienza di Gesù che rivela i misteri del Padre. L’infinito non può essere contenuto nel nostro piccolo cervello.

Coloro che credono, pregano, studiano e approfondiscono la Parola di Dio con l’incarico di comunicarla ai fratelli e sorelle (“Andate e predicate, chi ascolta voi ascolta me”), ci illuminano su un  punto così importante della nostra fede.Chi legge le parole di Gesù viene illuminato non soltanto sulla sorte dei ‘morti’ ma anche sulla morte stessa di Gesù in croce sul Golgota.

-       - La seconda parte della risposta di Gesù si riferisce all’autorità di Mosè per affermare in modo inequivocabile il fondamento della fede nel Dio dei padri, il “vivente” che mantiene una relazione di comunione attuale con tutti i giusti anche oltre la morte. Per i cristiani che leggono il vangelo di Luca questa affermazione ha un solido fondamento nella certezza che Gesù è il “vivente” per Dio, al di là della morte. Tutti i credenti ora partecipano a questa comunione vitale che neppure la morte può interrompere. Il vangelo non dà informazioni sull’al di là, sulla modalità della risurrezione, ma riafferma la fede nel Dio vivente e fedele il quale non smentisce se stesso neppure nello sfacelo della morte. E’ su questa certezza che Gesù ha affrontato la sua morte -.(I VANGELI, Cittadella editrice, Assisi)