GIUSEPPE … di don Adelio Cola

…il giusto… sposa Maria…

22/12/2013

Giuseppe suo (di Maria) sposo, che era giusto, decise...”

1. San Giuseppe è dichiarato “giusto” dalla Parola di Dio. E proprio perché era giusto, decise di licenziare in segreto la sua sposa, che scoprì incinta senza collaborazione da parte sua. Egli evidentemente non era al corrente che la fecondità della sposa era opera dello Spirito Santo. Poi l’angelo del Signore gli rivelerà il segreto e il suo problema si dissolverà come nebbia al sole.

Qui ci interessa renderci conto del significato di quell’aggettivo che gli viene attribuito. Che significava al suo tempo, con la mentalità biblica comune ai suoi contemporanei, l’appellativo “giusto”? Lasciamo la risposta agli esperti.

- Quella di Giuseppe è stata una decisione di clemenza, rivelatrice non soltanto della sua sapienza e della padronanza di se stesso, ma anche della sua benevolenza, misericordia e magnanimità e queste sono sfumature perfettamente bibliche della giustizia-. (C. Spico)

È molto raro l’incontro con il nostro caro santo nella liturgia domenicale. Ci rallegriamo di sentircelo presentare come “giusto”. Uomo quindi e non angelo, creatura superiore; sposo di Maria, donna eccezionale ma donna. Così non sarà del Figlio suo, uomo ma non soltanto uomo, ma vero uomo e vero Dio. Mi perdoni la Madonna, al centro del vangelo di oggi, se con lei mi permetto di contemplare il suo castissimo sposo.

2. Mi congratulo con san Giuseppe quando mi si spiega che la sua giustizia comprendeva certe virtù delle quali Gesù sarà modello perfetto e maestro nella sua missione affidatagli dal Padre celeste.

CLEMENZA, SAPIENZA, PADROMANZA DI SE STESSO, BENEVOLENZA, MISERICORDIA, MAGNANIMITÁ.

Ripenso a Gesù che si commuove vedendo la folla dei suoi ascoltatori “come pecore sbandate senza pastore”, che accoglie i bambini e non permette che glieli allontanino, che preferisce intrattenersi con i ciechi sordi lebbrosi, che visita e accoglie cordialmente i peccatori, che perdona chi lo  offende e lo crocefigge. Quando disse “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” ha dato di sé la più amabile vera definizione. Non è possibile resistere al suo cordiale invito. Giuseppe visse molti anni con Gesù e ne apprese le zioni prima ancora che il Maestro iniziasse la su predicazione pubblica.

C’è un particolare commovente nella vita di preghiera di Gesù che ci ricorda san Giuseppe. Secondo la tradizione ebraica Gesù bambino in famiglia ha imparato a pregare dal padre, al quale si rivolgeva con l’affettuosa parola infantile: “ABBÁ”. Chi era allora che, come avviene anche oggi, insegnava ai bambini di rivolgersi al padre con l’espressione “papà”? Senz’altro la mamma.  Ecco la santa famiglia di Nazaret, nella quale Giuseppe non è il tre volte santo come Gesù, il santissimo come la sua sposa immacolata, ma è GIUSTO. Con la medesima parola balbettata a Giuseppe da bambino, a suo tempo il Maestro Gesù si rivolgerà al Padre nella preghiera. Allo stesso modo ci ha permesso di invocare il “Padre nostro che è nei cieli”.

Il caro san Giuseppe ci indica la sua sposa, Maria ci porta a Gesù.