BATTESIMO: SOLO MEMORIA... di mons. Giovanni Battista Chiaradia

... dell'infanzia?...

10/02/2013

 

Abbiamo già visto Gesù, ormai adulto, in fila con i conterranei, a piedi nudi nelle acque del Giordano per ricevere dal cugino Giovanni un battesimo di penitenza.

Giovanni, che nel tempo sarà chiamato il Battista, non è un operaio, un pastore, appartiene alla nobiltà ebraica. Suo padre, Zaccaria, è sacerdote e letterato. La mamma proviene dalla stirpe di Aronne, fratello di Mosè, quindi vanta una nobiltà di origine ebraica.

Giovanni, il battezzatore, era un personaggio di tale spicco da suscitare paura nel terribile Erode e che tanto pensò, tanto orchestrò che in una malvagità impensabile consegnò in dono alla nipote, per una danza, la testa che aveva fatto recidere selvaggiamente a Giovanni, da tempo carcerato nelle sue cantine.

Nelle acque del Giordano, Gesù prende coscienza della sua missione: Marco nel suo Vangelo, dice che Gesù, uscendo dall’acqua, “vide aprirsi i cieli” e una voce: “Tu sei il mio figlio diletto”.

Ora Gesù, forse, pensa alla sua presenza nel Tempio a dodici anni e collega quell’esperienza al momento attuale in cui si trova, tra tanta gente: forse avverte che il suo futuro non sarà lungo ma intenso, aspro, forte, da cambiare il corso della storia.

Quel rito era molto antico, forse ancestrale. Da anni si stava scavando vicino alle foci del Giordano e altrove e tra preziosi reperti si è trovato un papiro dal titolo “codice di disciplina”. Tale codice invita alla penitenza per tempi nuovi: si darà vita alla liturgia di entrare nelle acque del Giordano, dove è possibile passare da un punto all’altro del fiume, come passaggio dal poco al molto, dal piccolo al grande, da una coscienza invasa dal male ad una personalità decisamente ancorata al dovere.

Quel battesimo, solennemente ricordato nei Vangeli, perché Gesù stesso lo volle celebrare, non deve essere confuso con il Battesimo istituito da Gesù. Matteo è assai preciso: i discepoli devono portare l’annuncio nuovo di salvezza a tutte le genti “battezzandole nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo”. Negli Atti degli Apostoli si nota la differenza tra il battesimo di Giovanni e il Battesimo istituito da Gesù. “Giovanni ha battezzato con l’acqua, ma voi sarete battezzati nello Spirito Santo”.

Per mezzo del Battesimo noi tutti battezzati ricordiamo che siamo partecipi del Cristo, della sua missione profetica e regale, siamo la “stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pietro 2,9).

Divenuto membro della Chiesa, il battezzato non appartiene più a se stesso, ma a Colui che è morto e risuscitato per noi. Perciò è chiamato a sottomettersi agli altri, ad essere obbediente alle norme del Cristianesimo per essere esempio di giustizia, bontà, limpidezza.

A questo punto, per giungere ad una riflessione personale, ci domandiamo: è consueto a noi essere stirpe eletta, sacerdozio regale, popolo di Dio? Se il Battesimo è solo memoria dell’infanzia e talora anche dimenticata, quale significato porta nel tempo quella memoria dell’infanzia?