DELLA COSCIENZA…. di mons. Giovanni Battista Chiaradia

...chi ne parla più?…

06/07/2014

Della “coscienza”, chi ne parla più?

Eppure nel suo intimo la persona si accorge di essere sotto un legge che gli impone di obbedire al bene e di fuggire il male. E’ una legge di natura; la persona nasce in questa direzione di vita. È un fenomeno che appartiene a tutti e si presenta come emozione, sogno, pensiero, consapevolezza, anche se in maniera diversa.

Avere coscienza di sé non significa tanto sapere chi sei, bensì piuttosto sapere che cosa si prova ad essere “una certa persona”. Importante per ciascuno è di essere sempre presente a se stesso per avvertire la voce della propria coscienza.

Se la persona commette il male, il retto giudizio della coscienza le impone di pentirsi, di riconoscere la colpa commessa: richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora, alla virtù da coltivare sempre nel proprio io con l’incessante misericordia del Signore. S.Agostino: “Ritorna alla tua coscienza, interrogala. Fratelli, rientrate in voi stessi e in tutto ciò che fate fissate lo sguardo sul Testimone, Dio”.

La coscienza permette di assumere la responsabilità degli atti compiuti.

Se la persona commette il male, il retto giudizio della coscienza può restare in Lui come testimone della verità universale del bene e, al tempo stesso, della malizia della sua scelta particolare.

La sentenza del giudizio della coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Davanti a Dio rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri.

Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa (1 lett di Gv.3,19). Naturalmente la coscienza di ciascuno di noi deve essere educata e il giudizio morale illuminato, specialmente nella famiglia. La parola saggia, anche se non è quella di un avvocato, deve essere sempre di un tono serio, educato: i figli imperano a parlare dai genitori nel loro quotidiano.

Serio ed educato deve essere anche il comportamento della persona nelle diverse circostanze della vita: i figli avranno la coscienza di essere attenti nella parola, se i genitori sono stati attenti che il tono del loro dire è stato conforme alle regole della saggezza e del loro dovere.

Già, la coscienza! Bisogna essere sicuri che sia ancora immacolata come quando viene infusa nel bimbo appena nato. Se la coscienza, essendo delicata, subisce colpi di un presente malefico, non può donare alla persona una retta memoria.