MISTERIOSO CONNUBIO CREATORE-CREATURA… di mons. Giovanni Battista Chiaradia

… una vita, un dialogo che non finirà mai!....

26/10/2014

I due mesi, ottobre e novembre, ti scuotono, ti svegliano dal torpore estivo, dalla calura sudaticcia e forse anche dall’indifferenza, dall’insofferenza, dalla noia, pur nell’impegno diuturno che non ha mai avuto sosta.

Ottobre, il mese della vite, del grappolo spremuto, del tino, del mosto, dell’odore del vino novello. Splendidi tramonti di rosso cupo, seguiti da notti burrascose, il mare che accarezza la sabbia sulla spiaggia, scrivendovi un poema che d’un tratto un’onda minacciosa cancella.

Novembre, triste, uggioso, nebbioso, scontroso sul mare diventato grigio, sui boschi spogliati dal vento.

Novembre, che, implacabile, ogni anno ti sbatte in faccia due numeri, due giorni, una numerazione che ti è naturale: due mani, due braccia, due piedi, due occhi, due narici, due orecchie, due parti del cuore, due polmoni per respirare.

Uno, due: una marcia, faticosa marcia alla conquista della vita: uno, due: devono stare insieme sempre; se manca l’uno, il due fatica e spesso muoiono tutti e due. Così quei due giorni di novembre, uno, due che portano un nome inquietante: la santità e la morte: camminano insieme nel tempo, dentro l’uomo, nella testa, nel cuore. La santità, non come etica definibile in un codice, come ordine di vita: santità come termine indefinito che sai che c’è, forse nella persona che ti è vicina o che è esistita prima di te, il cui nome trovi nei numeri del calendario, “moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, dice l’Apocalisse.

Un termine che ti sembra di trovare nella lapide di un cimitero, in un monumento, in una piazza o anche incontrato in un viso in un tram, nel negozio. O forse non l’hai mai incontrato, neppure nella moltitudine immensa dell’Apocalisse e che trovi solo negli “olivi che fanno di santità pallidi i clivi e sorridenti i colli”. Comunque, la santità è sempre una voce, un logos, dicevano i greci, una voce che ti risuona dentro dolcemente, pacatamente, amorevolmente, insistentemente.

Il suo discorso non finisce mai e ti affascina, ti circonda, ti abbraccia, ti lega, ti riempie la mente, il cuore, il corpo, di beatitudine, di forza, di ricchezza, di grandezza, di amore.

Se prendi in faccia il vento, pur furioso, del primo giorno di novembre e lasci che ti schiaffeggi e ti sconvolga, che ti appiani le rughe del viso e del cuore, se lo respiri profondamente, quel vento, quando giungi al tramonto e ti si presenta immancabilmente, il secondo giorno nelle vesti della parca con la forbice in mano, pronta a tagliare, senza che te ne accorga, il filo della vita o lo scheletro con la falce, o le immense distese diurne “all’ombra dei cipressi … confortate di pianto”, non ti agitare, non avere paura.

Quelle immagini ti spariranno all’istante e quel numero “ due” dell’uggioso mese di novembre avrà solo un senso, quello della dualità che è la vera realtà del cosmo e che esiste dovunque e specialmente in te; il misterioso connubio Creatore-creatura: Dio e l’uomo, lo sposo e la sposa, dice la Scrittura: una vita, un dialogo che non finirà mai!

La santità è diventata madre dal grembo divino, capace di generare un figlio immortale.

Giovanni Battista Chiaradia