EPIFANIA… di mons. Giovanni Battista Chiaradia

… gloria a Dio nel più alto dei cieli....

04/01/2015

6 gennaio EPIFANIA. È noto il significato della parola “Epifania”. Sta nella radice greca di due parole: la preposizione EPI e il verbo FAINO. EPI: su, sopra; FAINO: annunciare, rendere noto, comparire mostrarsi, fare luce. Epifania, quindi, è l’annuncio regale del Messia.

Nell’Epifania, Gesù, nella sua fragilità di bimbo, presenta la sua entità completa, già annunciata dagli Angeli a Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli …”

Il volto del Bambino Gesù, fragile, delicato, riluce di una luminosità divina che mi porta a confrontarlo col volto dell’altro che mi passa accanto quando si presenta nella sua nudità, nella sua povertà inquietante.

Siamo capaci di scoprire un volto nella spogliazione delle infinite maschere che indossiamo per presentare la fragilità? Siamo capaci di vedere la nascita di un bimbo o di una bimba in queste due dimensioni: la meraviglia dell’evento e la saggezza, la bontà da imprimere in quella novità di esistenza umana?

Volto e parola giusta, autentica e dialogante sono infatti indivisibili.

Il volto parla, rende possibile ogni colloquio. Il vero incontro è ascolto di una parola che proviene da un volto che ti interroga.

I Magi, nel silenzio, interpretano il percorso di una stella e sono pervasi da una grande gioia e da una interrogazione. “Entrati nella casa” (non c’è più la capanna), si prostrano davanti al Bambino in silenzio. Lasciano parlare i loro doni: oro, perché il Messia lo trasformi da ricchezza egoista a condivisione fraterna; incenso, da superbia ad umiltà; mirra, dal nulla della vanità, alla nobiltà della presenza, dell’animo della parola, del gesto…del comportamento.

Davanti a quella culla pensano, pregano. Mille pensieri: cattiveria e bontà, terrore, spavento, meraviglia, emozione, stupore s’intrecciano nell’animo di quei saggi.

Li vedo pensosi, senza parola, anche senza preghiera. Fissano quella culla, avvertono nell’anima che quella culla parla.

Intendo così la preghiera dell’Epifania: fissare quella culla, vederla come era prima: una greppia.

Anche noi, con loro, in questo giorno dell’Epifania portiamo i nostri doni: commossi, in silenzio, volgiamo lo sguardo verso quel Bimbo, perché ci aiuti a credere intensamente.

Sapremo superare le difficoltà del momento se ci sforzeremo di essere puliti nella carne e nello spirito, se ne ascolteremo la parola, se lo chiameremo. Lui viene, ci aiuta a mettere fine alla nostra disperazione che, talvolta, imperiosa, cerca di travolgerci.

Giovanni Battista Chiaradia