SACRO E SANTO… di mons. Giovanni Battista Chiaradia

… una scossa al cristianesimo....

22/02/2015

Giorni fa un quotidiano ha dedicato una mezza pagina, a carattere maiuscolo, al tema “L’occidente senza identità”. Sotto, in grassetto: “Che sorpresa, è Quaresima, ma l’Italia non se ne è accorta”. Sotto ancora, in corsivo: “Sono i giorni più importanti per i Cristiani: neanche uno spazio sui giornali o in Tv. Fosse cominciato il Ramadam sapremmo già tutto”.

Una scossa al Cristianesimo! Ci voleva. Non sono il tipo da esprimere giudizi, specialmente sul tema tanto vasto della nostra posizione religiosa. Avverto, però, nel limite della mia coscienza, sul concetto del “Cristianesimo oggi”, una certa sofferenza.

Non c’è più il pienone nelle Chiese, non c’è più tanto impegno nel mandare i bimbi al catechismo, il matrimonio cattolico scende paurosamente di numero. Pochi domandano che colui che sta per concludere la sua vita venga accompagnato dal Viatico.

Si, ci dobbiamo dare una scossa: puntare sull’essenza del Cristianesimo, cioè sui Sacramenti in cui si deve immergere la persona, e lasciare al dopo quelle forme d’insieme che, pur valide, introducono ciascuno di noi in quelle manifestazioni di religiosità in cui il singolo o l’insieme “riposa” nel sacro della preghiera. Elevare un cantico nell’ascesa di una collina che termina in un secolare Tempio, in cui la storia ha memorizzato dei prodigi, è grande, è bello, e quando discendi ti è rimasto qualcosa nell’animo che ti ha travolto.

Il punto di arrivo della nostra esistenza sono i Sacramenti che tutti conosciamo, ma è meglio non dimenticarli, averli sempre più e meglio come tema essenziale di vita. Nei testi religiosi non è sempre facile individuare una precisa distinzione tra “sacro” e “santo”. Avere una consuetudine con questi due vocaboli, “sacro e santo”, dona una scossa alla persona, anche se si professa laica.

Sono due parole che circolano dappertutto: o prima o dopo ci si imbatte ed è impossibile che non destino interesse anche solo in senso esclusivamente letterario.

Nell’antichità greco-romana, che è l’essenza del nostro pensiero, il sacro è concepito come qualcosa che affascina e intimorisce: ecco Virgilio: fascinans ac tremendum.

Nella Bibbia dell’Antico Testamento il contatto con la divinità e con il sacro genera timore (Samuele 6,19). E gli ultimi decenni, in connessione con il fenomeno del processo della secolarizzazione, limitato però solo all’occidente, si è verificata, dapprima, un parziale eclissi del sacro che ha favorito l’affacciarsi progressivo di una specie di religione invisibile, seguita immediatamente da una sua riscoperta, sia pure in forma diversa, da quella tradizionale cristiana: un desiderio dell’uomo che non si limita ad accettare la vita come gli è data, ma cerca di superare la sua limitatezza in modo tale che la religione, nella sua essenza, appare un tipo di vita fino all’estremo limite del pensiero.

Invito ad una consuetudine di lettura biblica anche di pochi minuti, ogni giorno, per entrare nelle zone del sacro: parola che diventa concetto e spinge il pensiero verso delle altezze che forse non consideri come divine, ma che ti alzano di tono la giornata, e ti aiutano a non inciampare in ciò che è vilipendio della persona. Mons. Giovanni Battista Chiaradia