PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO… di don Adelio Cola

…e la vita consacrata…

02/02/2015

C’è qualcosa d’insolito nel calendario liturgico odierno. Capisco, può dire qualcuno, che la Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme venga oggi ricordata. C’era la legge che obbligava i genitori a fare questo rito con il loro primogenito. Gesù lo era e quindi Maria con san Giuseppe, suo vero sposo e padre legale del Bambino, obbediscono. Normale. Ma che c’entra con me il fatto che papa Francesco vuole che oggi inizi il cosiddetto “anno della Vita Consacrata?” E non si tratta di vita cristiana normale, la nostra, insomma, di semplici fedeli, ma di quella dei frati e delle suore. Che c’entriamo noi, che non ne facciamo parte? La domanda è più che legittima e la risposta, anzi le risposte ci vengono dal Papa.

  1. Quando nell’ultima cena Gesù disse: “Fate questo in memoria di me”, si rivolse soltanto agli apostoli e a coloro che in seguito sarebbero stati i loro successori e cooperatori.
  2. Quando invece disse: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” ha presentato un ideale che, se non ci fosse oggi nella Chiesa la Vita Consacrata, sarebbe stato un ordine di Gesù andato a vuoto. Ma i fedeli che vivono praticando i tre voti di castità-povertà-obbedienza (questa è la cosiddetta Vita Consacrata), ci sono anche oggi come ci sono stati fin dai primi tempi della Chiesa. Essi s’impegnano liberamente a imitare Gesù casto-povero-obbediente al Padre.
  3. Le religiose, i religiosi non disprezzano il matrimonio, la proprietà, l’indipendenza; semplicemente vi rinunciano per imitare Gesù e rispondere con amore al suo amore che li ha invitati personalmente ad uno ad uno a vivere come lui è vissuto.
  4. Comportandosi così essi ricordano a chi li conosce che lo scopo per il quale tutti viviamo non consiste nella personale realizzazione dei propri progetti, fondamentalmente “goderci la vita quanto più è possibile perché dopo di questa non c’è più niente e tutto è finito”. Alla fine di essa, invece, Gesù ci giudicherà secondo le nostre opere. Allora soltanto riderà bene che riderà ultimo. I semplici fedeli occuperanno il loro posto in Paradiso se avranno osservato i comandamenti di Dio, se si saranno pentiti dei loro peccati; i religiosi ugualmente ma con la fedeltà ai loro tre voti.
  5. Ma, si dirà, i religiosi sono eccezioni. Non soltanto, sono anche ‘fortunati’ perché hanno compreso per tempo che la persona dopo la morte entrerà nella vita eterna. La loro presenza in mezzo ai semplici fedeli offre a tutti, pur con i limiti, i difetti e i peccati delle umane debolezze, il ricordo di verità spesso dimenticate.