«NON SI VA IN PARADISO IN CARROZZA»…. di don Gigi Di Libero sdb

…autorità, potere, sotterfugi, compromessi…. e Don Bosco

01/02/2015

Il brano del Vangelo di Marco, proclamato oggi nelle Messe domenicali, è tratto dal primo capitolo in cui viene presentato, in sintesi e in forma molto studiata, la persona di Gesù e il senso della sua presenza, della sua persona e della sua missione.

Ed ecco che Gesù entra nel luogo più caratteristico, più prezioso e significativo per ogni ebreo e soprattutto per ogni Comunità di ebrei: la Sinagoga.

Immediatamente attira la meraviglia di tutti per la qualità del suo insegnamento: “Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.”

Infatti egli insegnava con caratteristiche che rompevano i fragili equilibri vigenti che esprimevano più una autorità legata ad un potere da non perdere, che ad una “autorità” propria di chi apre spazi e orizzonti di futuro, nuovi e creativi ma che donano vita e speranza.

Gesù non ricercava fans e adepti (normalmente connotati da servilismo), ma chiamava personalmente e liberamente i suoi discepoli da ogni categoria del popolo.

Non insegnava a gruppi ristretti che si trasformassero in gruppi di potere, ma si rivolgeva con libertà e apertura alle folle e con la capacità di farsi capire da tutti.

Anzi Gesù conquistava per la sua grande comprensione delle persone e delle situazioni di vita della gente con il desiderio evidente di dare e di aprire … mai di chiudere e limitare.

Infine la gente si rendeva conto con meraviglia e soddisfazione che la sua autorità non si fondava sul citare e ripetere norme e sentenze di una tradizione sorda e cieca nei confronti del nuovo e della persona incarnata, tra sofferenze e rassegnazione, nelle situazioni di ogni giorno e di ogni relazione personale e sociale.

Gesù si manifesta come chi ha l’autorità di servire e soccorre, con delicatezza e compassione, il vissuto che lo circonda e in cui lui stesso sa identificarsi per aprire cammini non tanto di sopravvivenza ma di liberazione per un futuro diverso e carico di speranza.

Marco, poi, quasi per farci prendere coscienza della forte e spirituale autorità di Gesù, sottolinea che è “subito” messo alla durissima prova di trovarsi di fronte un uomo malato e schiavo da un demonio impuro che lo possiede e lo scaglia contro questo nuovo Maestro che lui riconosce con rabbia e sconcerto.

Quasi preso all’improvviso e con la disperazione della sconfitta definitiva presagita, “subito” l’attacca con furiosa violenza riconoscendolo per quello che Lui è veramente e così metterlo nella difficoltà di scontrarsi con tutta l’intima religiosità degli ebrei presenti.

… Non fingere … non usare sotterfugi e false magie … Tu non sei come noi … tu sei il Santo di Dio!

E inizia subito un attacco rabbioso e provocatorio: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

Prima di tutto si distanzia e lo identifica come uno che li vuole sconfiggere e vincere definitivamente.

Tu sei il contrario di quello che noi vogliamo imporre e seminare nei cuori degli uomini: violenza, odio, ogni bassezza umana e ogni distruzione della verità della bellezza e dell’amore che si dona e non “usa e getta” come un padrone sprezzane e violento …

Cosa sei venuto a fare … tu vuoi distruggere il nostro regno … tu sei Dio e sei la sua santità incarnata che vuole donarsi liberamente a tutti i cuori degli uomini e delle donne  … per ricostruire un Regno di pace e di amore!

Pensando di metterlo in difficoltà attacca per primo e, scoprendo la sua identità, lo avrebbe sicuramente messo in conflitto con le autorità religiose che con sotterfugi e compromessi di ogni tipo pensavano di essere ormai i padroni di tutti e di tutto: è ingaggiata la lotta terribile che porterà Gesù sulla Croce!

Concludo con due riflessioni serie e impegnative:

÷  Gesù non si scompone e non si turba ma comanda al demonio di tacere perché non è lui che lo deve identificare riconosce e accettare: sarebbe come essere riconosciuto da un nemico armato che continuerà ad usare i cuori di tutti per contrapporsi ad un suo riconoscimento e imporre il proprio: Gesù sembra intendere che deve tacere perché solo chi è povero, bisognoso di misericordia e di bontà e ha difeso il proprio cuore nella ricerca del bene, del vero e del bello, potrà realmente riconoscerlo accettarlo ed amarlo!

÷  Quel povero posseduto dallo spirito impuro viene immediatamente liberato dalla sua presenza oppressiva, tra la meraviglia della gente … “comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono”; ma la sua liberazione non è indolore e senza lotta.

Dice Marco, con il suo stile essenziale ma che va alla verità dell’esperienza umana: “lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.”.

La liberazione che ci porta Gesù non è mai indolore e superficiale, anzi ci segna con sofferenze e lotte aspre e strazianti.

Mi sia permesso qui ricordare San Giovanni Bosco la cui festa liturgica viene celebrata ogni 31 gennaio e quest’anno, con un gaudio ancor più intimo e ricco di gratitudine a Dio che lo ha donata alla Chiesa tutta, perché si celebra il Bicentenario della sua nascita.

Bene, Don Bosco era solito ripetere ai suoi giovani e ai suoi Salesiani, con convinzione anzi quasi con un tono allegro e umilmente consapevole, questa semplice ma illuminante avviso di cammino: “Non si va in paradiso in carrozza!”. 

Proprio come ci dice Marco nel vangelo da noi oggi ascoltato con trepidazione e coraggio.

don gigi di libero sdb

gigidilibero@gmail.com