IL BUON PASTORE… don Ciro Savino

…dare la vita per...

26/04/2015

Nel capitolo 10 del vangelo di Giovanni, Gesù utilizza l’immagine del pastore e del gregge per descrivere l’intima conoscenza (=comunione) tra Dio e i suoi figli. Gesù è il buon pastore, il pastore “bello” come dice il testo greco. La bellezza del pastore è il fascino che hanno la sua bontà e il suo coraggio, la sua vita donata.

Il buon pastore è contrapposto al mercenario che fa il lavoro del pastore ma che non è guidato da sentimenti positivi se non quelli del proprio guadagno.  Il mercenario alla prima difficoltà fugge perché non gli importa delle pecore. Il buon pastore conosce le sue pecore, le guida, dà la vita per esse. Al buon pastore le pecore importano, tutte, l’una e le novantanove, più della sua stessa vita. È questa la bellezza che ci attrae.

L’uomo interessa, anzi Cristo considera ogni uomo più importante di se stesso, per questo dà la sua vita.  Don Milani lo fece scrivere su una parete della sua scuola a Barbiana, I Care, mi interessa, mi importa; Dio Padre lo “scrive” nella carne del suo figlio Gesù che dà la vita per noi: nessuno me la toglie: io la do da me stesso.

Questa è la certezza: a Dio importa di me! A questo ci aggrappiamo, anche quando non capiamo. Questo è il comandamento che ho ricevuto dal Padre mio. La vita è dono. Per stare bene l’uomo deve dare, perché Dio fa così. Il pastore non può stare bene finché non sta bene ogni sua pecora. Il cristiano non può stare bene finché non sta bene suo fratello…ogni suo fratello anche quelli di altri “recinti” che guardiamo con sospetto, da cui ci sentiamo minacciati e che invece interessano al Pastore: anche quelle io devo guidare… diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Dare la propria vita è l’unico comando, è l’unico modo per trovare pienezza e fare bella la vita, l’unico modo per salvarsi da una “vita mercenaria”.