DIO CI CHIAMA E CI PARLA… di don Gigi Di Libero

…ascoltiamo con fiducia e disponibilità...

26/01/2014

Nell’Eucarestia di questa DOMENICA si proclama la pagina del Vangelo di Matteo in cui Gesù invita tutti a convertirsi perché il Regno di Dio è vicino e conferma questa presenza/vicinanza del Regno con la chiamata dei suoi primi discepoli/apostoli. “E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.”(Matteo 4,18-22)
Credo sia una occasione realmente opportuna, per chi crede e per chi è indifferente o pensa proprio di non credere, mettere a fuoco alcuni punti fermi circa la “vocazione” che il Signore Gesù pone come primo gesto al suo lavoro apostolico.
Il primo punto fermo si presenta con evidenza: il modo di chiamata di Gesù ci rivela e sottolinea che non siamo noi ad interessarci di Dio ma, al contrario e non senza meravigliarci, è Dio che ci interpella e, quindi, ad interessarsi di noi: singolarmente e chiamandoci ad un progetto che rinnova di tutta la nostra vita.  S. Agostino coglie questo stupore e ci avverte: 'Dobbiamo aver paura di lasciar passare a vuoto Dio davanti alle porte della nostra casa e della nostra vita.'
Ed ecco il secondo punto fermo: lasciarci interpellare da Dio che ci chiama, si rivela come una risposta al nostro vero essere ed a quello che il nostro cuore aspira a trovare e vivere per sentirsi felice e realizzato.
Qui è d’obbligo chiarirci bene questo essere chiamati personalmente … perché spesso sentiamo parlare di vocazione, ma solo per chi vuole farsi sacerdote, o suora, o consacrata, o missionario … ; ovviamente molti si sentono immediatamente non interpellati perché progettano, o stanno già realizzando, una esistenza di tutt’altro tipo e con bel altri scopi e ideali da raggiungere.
Al contrario, precisa e chiarisce un commentatore, “si capisce come la vocazione non è legata tanto al fare (fare il prete, fare la suora, fare la sposa/o, fare i genitori) ma è proprio dentro le fibre più profonde del mio essere che io devo trovare la mia vocazione e renderla sempre più consistente. 
Il mio IO profondo, il mio essere è la solidità di ciò che sono, è ciò che credo di più di me stesso. 
E se anche le cose mi mandano in crisi, se la mia vocazione è radicata in ciò che sono posso non solo superare la crisi ma comprendere come tutto ciò che vivo, ogni esperienza che faccio positiva o negativa, serve alla mia crescita. Tutto allora trova senso.”
Non possiamo fare a meno di sottolineare un terzo punto fermo che è costituito dal valore enorme dell’avverbio “subito” che ricorre frequentemente nel vangelo quando si vuole descrivere la reazione di chi davvero si sente interpellato da Dio che chiama e decide di essere disponibile radicalmente.
La sfida necessariamente traccia nella vita di ogni credente (perché ogni credente è chiamato!) un cammino fatto di passi significativi e impegnativi:
imparare a guardarsi dentro: dentro il nostro cuore spesso si svolge una lotta oscura:
o   quale immagine ho di me?
o   posso crescere in un’accoglienza positiva di me?
*  sentire Dio come colui che incrocia il nostro cammino è scoprire subito il movimento interiore indispensabile: guardare in alto, cioè l’atteggiamento dell’ascolto
*  di conseguenza ci si apre all’atteggiamento di fiducia e di di ricerca …
*  quindi ci si sente davvero cambiati e pronti per un atteggiamento di disponibilità e di affidamento di sé a Dio: cioè di una consegna incondizionata alla sua Volontà.
Questa è davvero la vocazione/chiamata di Gesù per ciascuno di noi!
Significativo quanto S.Teresa di Lisieux annota circa la scoperta della sua vocazione nella Chiesa.
Spinta dal suo ardore di donna totalmente donata e consacrata a Cristo, avrebbe voluto fare tutto per essere capace di vivere e agire coerentemente all’amore che Lui le offriva: desiderava ricambiava con servizi e opere che la facessero essere sposa totalmente donata: prete, apostolo, missionario, martire …
Leggendo nella lettera di Paolo ai Corinzi che, al di là e al di sopra di tutti carismi, c’è una via migliore di tutte, e cioè la carità, rimane folgorata e scrive: “Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Allora con somma gioia ed estasi dell'animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l'amore!”
  don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com