ACTIONES NOSTRAS… di don Adelio Cola

…A.M.D.G. (Alla Maggior Gloria di DIO)…

26/07/2015

ACTIONES NOSTRASsono le prime due parole della preghiera latina della messa, tradotte in italiano così: “Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo figlio che è Dio e vive e regna con te in unione con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen”. La traduzione abbrevia il testo latino (“Actiones nostras, quesumus, Domine, aspirando preveni et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio per te semper incipiat et per te semper finiatur. Per Cristum dominum nistrum. Amen) e che dovremo una volta o l’altra meditare. Non l’ho fatto argomento della riflessione di oggi, ma per noi, che siamo affezionati all’ignaziano acronimo A.M.D.G. (Alla Maggior Gloria di Dio), è stupenda doppia lezione questa preghiera liturgica (come spesso succede nelle prima preghiera della messa): anzitutto lezione teologica e insieme lezione pedagogica per i fedeli che partecipano alla messa. Scusi le ripetizioni, ma andiamo avanti con coraggio e fiducia.

Perché lezione teologica? Per tre motivi: 1) ci dice (insegna) che cosa chiedere a Dio, sicuri d’essere esauditi (“chiedete e otterrete... uniti con me”). Chiedere e vivere: pregare, cioè, come vivere e vivere come pregare (qui le spiegazioni sarebbero lunghe... “Oratio tua, vita tua”). Lo chiediamo professando la nostra totale dipendenza da Colui al quale chiediamo invocandolo come nostro ‘Signore’ (noi siamo, come Maria, suoi servi, figli (“sorretti dal tuo paterno aiuto”) ma servi obbedienti...). Gli chiediamo che nelle nostre ‘orazioni e opere’ (vedi la preghiera latina) egli ci preceda e ci segua “nell’operare il bene”, che cioè le nostre opere buone siano sempre iniziate e compiute ‘da lui’ (“senza di me non potete fare niente”) e ‘per lui’ (non per “altri” e tanto meno per noi stessi e per nostro vantaggio e successo!) e così ‘terminate’. Inizio-svolgimento-compimento, tutto “da” e “per”. Chiaro? Da e per: ecco la nostra pura e unica intenzione nella nostra vita cristiana, tradotta da S. Ignazio con l’acronimo che ben conosciamo e che vogliamo vivere e praticare… Attenzione: “Non ci stanchiamo mai di operare il bene”: la perseveranza, oltre e al di là dell’umana “stanchezza”, è frutto di grazia che sostiene e alimenta la nostra libera volontà. (Chi ci pensa?...)  Ancora, (parte fondante della preghiera liturgica, che ci ricorda il valore teologico del bene che, “da Chi” e “per Chi”, operiamo): il ‘nostro bene’ unito ai meriti infiniti di Gesù Cristo: offerto così al Padre (soprattutto nella santa messa...), il nostro bene è certamente da lui gradito. Problema: come può essere definito “nostro” il cosiddetto “nostro” bene? Qui è il mistero della cooperazione nostra libera-volontaria-responsabile con la Grazia di Dio, che egli non nega mai a chi gliela chiede con fede-umiltà-perseveranza. Insomma, come vediamo, le verità di fede sono tutte collegate le une alle altre come anelli d’un’unica catena rivelata. O si accetta tutto e si arriva Lassù aggrappati ad essa, o, anche escludendone uno solo, si perde tutto. O tutto o niente. Bisogna ricordarlo ai fedeli, che talvolta dicono, a proposito di qualche Comandamento: “Questo sì, lo condivido; quest’altro no, non me la sento”. (Qui la catechesi è e dev’essere interminabile, lucida, completa, serena e senza personalismi né del catechista né del catechizzando... eccetera).

Resta da rispondere alla domanda: perché questa preghiera è pedagogica? È perché ci insegna a pregare e a vivere di conseguenza. Una persona non può pregare in un modo e vivere in un altro. La tua preghiera, dice, sia la tua vita, non ci sia contraddizione tra di loro. Vivi come preghi; prega come vivi.

Amen. Anche questa paroletta finale di tutte le preghiere è preziosa. Ci ricorda che ‘questa è la verità’ e non quello che tu pensi, che ti sembra, quello che la tua emotività ti fa credere, non quello che ti piace e ti soddisfa. La verità non è là dove ti porta il cuore!!! (attenzione, attenzione!).  Uno solo è il Maestro, Gesù il Figlio di Dio Incarnato.

E tutte queste “cosette” diventano “tue”, cioè diventeranno tua coscienza-mentalità-cultura-vita, se sarai perseverante anni e anni (altro che “messa alla domenica e confessarsi una volta all’anno, e quindi sono ‘praticante’ e buon cristiano!...”) nel meditarle nel tuo cuore e conservarle nel tuo cuore, come faceva tua Madre Maria Immacolata. Amen.  Don Adelio Cola