NON MORMORATE… di don Giuseppe Marino

…lasciamoci istruire da Dio….

09/08/2015

Ci siamo lasciati, domenica scorsa, con un invito, da parte di Gesù, a procurarci il cibo che dura per la vita eterna. Questo cibo è il suo corpo, è lui stesso, che si inizia ad offrire come pane. Oggi ci dice: 'sono io il pane disceso dal cielo'. È un chiaro invito a nutrirci di lui. Ma, dinanzi ad una simile esortazione, alcuni mormorano. La mormorazione è l'atteggiamento di chi esprime un disappunto, di coloro che parlano sottovoce per dire male, per esprimere la propria contrarietà. Su cosa?
Alcuni lo conoscono, conoscono qualcosa di Gesù e, di conseguenza, non sono in grado di accoglierlo. È questo il cuore del vangelo di questa domenica: Ciò che sappiamo, ciò che appartiene alla nostra intelligenza ed esperienza, non può essere il parametro di crescita della fede. Se riteniamo che Dio possa parlare solo di ciò che già sappiamo o comprendiamo, non abbiamo grandi possibilità di poterlo incontrare. Restando chiusi nel cerchio della nostra comprensione o del nostro io, non faremo mai esperienza delle sue meraviglie che trascendono e superano la nostro capacità di comprensione.
Infatti, come potrebbe Dio salvarci se potesse fare solo ciò che noi possiamo comprendere? Dio ci salva per una strada che, almeno all'inizio, certamente non capiamo.
Per questo motivo Gesù aggiunge: 'Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre...io lo risusciterò'. Si parla di qualcosa che il Padre dona, non di qualcosa che l'uomo può fare. Infatti, nell'intelligenza dell'uomo, nella sua ragione, non c'è la chiave della resurrezione. L'unico modo per farne esperienza é riceverla come dono, certamente incomprensibile, ma realizzato da qualcun'Altro, per strade a me sconosciute. Non possiamo quindi vedere un cambiamento se non ci lasciamo attrarre ed afferrare da qualcosa di più grande.

In sintesi: mormorare è stare piegati solo su ciò che capiamo, fidarci solo dei conti che tornano. Essere cristiani invece è lasciarsi istruire da Cristo, imparando qualcosa di nuovo che non rientra nelle nostre categorie ma che lui dona e che noi, aprendoci a lui, accogliamo come dono.