ACCETTARE LA CROCE di Don Gigi Di Libero sdb


12/09/2015

La pagina di Marco proclamata nella odierna eucarestia domenicale ci indica la necessità di conoscere davvero chi è Gesù per vivere come suoi veri discepoli ed essere così credenti capaci di rinnovare il mondo vincendo ogni tentazione di violenza e di morte.

La domanda essenziale e determinante viene posta da Gesù ai suoi discepoli in modo diretto e strettamente personale e lungo il cammino che percorrono insieme: come dire ciascuno deve prendere posizione personale … ma non deve essere una decisione-risposta formale ed intellettuale … fatta una volta per sempre  … ma una ricerca che coinvolge totalmente il nostro vivere ed essere nel cammino della nostra storia condivisa con gli altri e sempre in ricerca di verifica e di approfondimento.

Spicca la risposta di Pietro: prima di tutto si tratta di riconoscere in Gesù il Messia, cioè il Salvatore, colui che dà senso e realizzazione a secoli di attese e di speranze.

Ma lo stesso Pietro deve “camminare” … due passi più avanti sentendo che cosa intendeva realmente Gesù per Messia (“E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere” Marco 8,31) pensa di essere lui il “maestro” che sa davvero cosa ciascuno deve fare per salvare il mondo e si ribella con l’illusione di salvare Gesù stesso dal fallimento.

Evidentemente Pietro è deluso … e con lui anche i discepoli hanno fatto molta fatica a comprendere e accettare (credo che noi siamo come loro … se non più duri ancora nel comprendere e accettare …) due prospettive di vita essenziali che Gesù pone come condizioni:

 – «Rinnegare se stessi» che per Gesù significa non rimanere più legati a se stessi, al desiderio assoluto della propria affermazione: rinunciare a voler essere i padroni della propria vita, a definire il senso dell'esistenza.

Ma non è un movimento negativo e repressivo … anzi completamente “positivo e liberante”: ‘so che da quando Ti seguo mi hai liberato da tante paure e da me stesso, e mi hai reso più capace di amare’.

 – Soprattutto è necessario scoprire il vero senso della croce: ci inchioda a noi stessi, ci lega alla realtà, ci unisce a Dio.

Accettare la croce della nostra vita significa:

–  accettare quella parte di noi stessi che non verremmo avere, ma che è invece la nostra realtà...

–  riconoscere che in noi c’è difficoltà a perdonare, fatica a dialogare, desiderio di possesso di cose e persone, ira, invidia...

–  riconoscere che la croce mi svuota, ma per togliere la falsità….

–  è il momento in cui faccio dono di me stesso, di tutto me stesso...

–  nella croce incontro il Padre che mi risuscita a vita nuova...

–  salva la propria vita chi la dona per amore del Signore...

Gesù non accetta in nessun modo la reazione di Pietro e reagisce duramente e pubblicamente comprendendo che tutti i discepoli hanno bisogno di un richiamo che li faccia uscire dalle perplessità, dai dubbi e soprattutto dalle paure: .Ma Gesù si voltò, guardò i discepoli e rimproverò Pietro: 'Va' via, lontano da me, Satana! Perché tu ragioni come gli uomini, ma non pensi come Dio” (Marco 8,33).

Mi sembra molto stimolante l’osservazione di un commentatore: “È più corretto tradurre ‘dietro di me’, piuttosto che ‘lontano da me’.

Gesù reagisce contro Pietro smascherando il suo comportamento da ‘satana’, da tentatore, offrendogli però la possibilità di un cambiamento di comportamento.

Per questo non allontana da sé il discepolo, ma lo invita ad occupare il posto che gli spetta: è lui che deve seguire Gesù e non il contrario”.

La conclusione della nostra riflessione su questa pagina importantissima del vangelo di Marco non può che riferirsi al pressante e tassativo invito di Gesù rivolto a tutti coloro che lo incontrano, lo riconoscono e lo vogliono seguire … noi tutti compresi evidentemente!

Se qualcuno vuol venire dietro a me, smetta di pensare a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Marco 8,34).

Nell’accettare la croce, si tratta di morire crocifissi sulla nostra croce , proprio come Gesù …

Non è un modo di dire o uno scherzo.

Piuttosto per capire sino infondo e abbandonarsi alla richiesta di Gesù il pensiero debba correre al seme che se non muore e marcisce sotto terra non dà frutto e non genera vita nuova, donata a tutti con un amore generoso e realmente “divino”: solo Dio può permetterci questa trasformazione miracolosa!

Domani 14 settembre saremo invitati a celebrare l’ESALTAZIONE DELLA CROCE: non potevamo avere preparazione migliore di queste povere riflessioni sul vangelo di Marco che ci ha offerto la liturgia di questa domenica.

 

don gigi di libero sdb

gigidilibero@gmail.com