Come salvarsi?

Verificando il grande interesse dei lettori sul diavolo, risponde a una ragazza che chiede come ci si può salvare dalle suggestioni del diavolo e come non capire l'invidia dei disoccupati per i ricchi

12/02/1996

Vedo che il discorso sul diavolo interessa. Oltre alle lettere, perfino da Città del Capo (Sud Africa) mi hanno intervistato per una radio nazionale, nelle due ore concesse agli italiani. Ringrazio tutti e mi fermo a una frase di Rita B.: "Lei scrive che i diavoli sono presenti nella nostra vita con tentazioni sia dirette sia indirette; addirittura agiscono sul temperamento e sulla psicologia della persona. Ma allora come salvarsi?" Rispondo volentieri:

1. Dio non permette che siamo tentati al di sopra delle nostre forze.

2. Ci sono miriadi anche di angeli buoni che ci difendono da quelli cattivi. Ciascuno di noi - lo si ricava dalla Sacra Scrittura - ne ha almeno uno, che si chiama l'angelo custode.

3. Qualche preghierina anche al nostro angelo non ci starebbe male: basta un pensiero, un atto di fiducia.

4. Pero', oltre la preghiera, qualcosina dobbiamo fare anche noi, con molta tranquillità, ma anche con decisione: tenere occhi e orecchie ben aperte. Come? I criteri della meditazione dei due vessilli (v. predica n. 7) mi sembrano veramente buoni: Gerusalemme da una parte e Babilonia dall'altra; cioè verità e menzogna, chiarezza di idee e confusione mentale.

Lei chiede ancora: "serenità" e gioia d'accordo. Ma ci vuole un minimo di vita dignitosa (...) giovani disoccupati (...) come non capire la loro invidia per i ricchi?" Rispondo:

1. Che la tentazione dell'invidia ci sia, é più che comprensibile; ma Lei pensa che l'invidia risolva il problema?

2. La serenità e la gioia vere sono quelle interiori; non sono frutto del benessere materiale. Nella mia ormai lunga vita, ho trovato gente infelice più tra i ricchi che tra i poveri; e quante cose avrei da dire in questo campo! La pace (che è "tranquillità dell'ordine"), anche interiore, si può avere se siamo convinti che sempre e in ogni caso siamo nelle mani di un papà (una "mamma", diceva Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso e dei 30 giorni, ), che vuole il nostro bene. E' questione di idee chiare: non si può confondere il "quantum" (il benessere materiale, esteriore, che pure e' buona cosa entro certi limiti) con il "quale" (il benessere spirituale, interiore, che é veramente necessario per il nostro bene presente e futuro).

3. Certo! ci vuole anche "un minimo di vita dignitosa", come Lei dice. Non solo quel minimo é lecito, bensì è doveroso; e quindi in qualche caso può essere doverosa anche la lotta. Ma anche la rivendicazione dei propri diritti non può mai essere contro la verità e la giustizia: il mio diritto finisce dove violerebbe il diritto dell'altro. Proprio viceversa di quanto si e' sentito urlare in questi anni; e purtroppo c'è rimasto il segno.

Capisco bene che, se non si crede in Dio, si può anche sorridere o ironizzare su queste cose. Non c'e' da meravigliarsene, dopo i decenni di predicazione materialistica, fatta dal positivismo, dal comunismo e dal consumismo, con l'aiuto dei mass media. Chi non crede non ne ha sempre la colpa. E non è nemmeno mancanza d'intelligenza o ignoranza: è mentalità praticamente chiusa, acquisita e forse imposta; e quindi - fino a un certo punto - incolpevole. Ma bisogna aprirsi. In primavera, quando apri le finestre e ti senti colpito da un profumo di fiori, sai che i fiori ci sono, anche se non li vedi, se non sai dove e come sono. Ma senti che ci sono. Così è per la fede: sentire il profumo di Dio nel pianto e nel sorriso di un bambino, nelle cure di una mamma, anche nel regno animale; nella bellezza dei fiori, nel gustare i frutti; nella bontà di tante persone; nella dedizione per gli altri; nel vedere o nel sentire la forza di affrontare con serenità tante sofferenze.

Non sempre è facile questo aprirci al profumo di Dio; ma è quel qualcosina che tocca a noi di fare. Al resto, ci pensa Lui. Cordiali saluti a tutti.

P. Nazareno Taddei sj