L'offesa a Mastroianni

La morte di Mastroianni e la strumentalizzazione del suo presunto ateismo

15/01/1997

Devo rispondere a un signore che mi ha chiesto della masturbazione nella Bibbia e a un bambino che mi chiede di Enoch, Elia e anticristo.

Stavo per rispondere e risponderò senz'altro.

Ma prima voglio segnalare lo stalinismo ancor vivente nelle sinistre che s'e' manifestato una volta di più con i funerali civili di Mastroianni in piazza a Roma.

Come studioso di cinema, ammiratore dell'arte di Mastroianni, protesto per l'offesa arrecata all'attore scomparso e, come cattolico, per il mancato rispetto a milioni di suoi ammiratori.

A Parigi, infatti (città e nazione non certo più bigotta di Roma e dell'Italia), con tanto di mogli e figlie presenti, s'e' svolta la cerimonia religiosa in St.Sulpice. Il giorno dell'arrivo della salma a Roma (21.12.96) un cronista al Tg3 delle 14,25 spara: "Mastroianni, come miscredente, non avrebbe gradito la cerimonia in St.Sulpice, mentre avrebbe gradito l'accoglienza di piazza a Roma."(Per la verità, come ha riferito egli stesso, ad accogliere la salma c'erano poche persone; ma questo non c'entra).

E' obbligo chiedersi: un cronista deve fare il cronista o sparare commenti e giudizi d'ordine storico, morale e individuale? E un cronista che non fa il cronista ha diritto di lavorare in tg? Evidentemente, se nessuno ha protestato, vuol dire che qualcuno - e non e' difficile intuirlo - lo ha autorizzato e protetto.

Ma, a parte questo, cosa sa lui se Mastroianni avrebbe preferito questo e non preferito quello? Gliel'ha forse confessato in segreto il defunto, dall'al di là?

E, quel ch'e' peggio, quel Tale come fa a dire che Mastroianni era miscredente? Egli si dimostra poco preparato anche come commentatore, perché non conosce il valore delle parole: "miscredente" è cosa ben diversa da "non-praticante"!

Chi ha un po' di studio in materia d'espressione cinematografica, ivi compresa la psicologia e la sociologia, non potrà mai dire che è "miscredente" un attore il quale ha fatto - e COME ha fatto - film come quelli soprattutto con Blasetti, Antonioni, Fellini (ma basterebbero LA DOLCE VITA o LA CITTA' DELLE DONNE, perfino OTTO E MEZZO) .

Al nostro non-cronista, però, si può perdonare che non fosse al corrente di quello che Mastroianni,circa 20 anni fa, disse un giorno a P. Arpa (cfr. "Avvenire", 22.12.96, pag. 21): "Non so se sono religioso, ma avverto un dubbio, una tensione in me. Non vado a Messa, non faccio la comunione, ma sono innamorato di Gesù."

Appunto: "non praticante", ma tutt'altro che "miscredente". Il Nostro dirà: "Sono passati 20 anni!" Io preferisco dire: "Lasciamo a Dio gli affari di ciascuno con Dio!

Non abbiamo il diritto d'immischiarcene." Al massimo, come ho detto anch'io sull' "Avvenire" di due giorni prima: "una vita vissuta e sentita come quella dell'interprete più che dell'attore. E sono certo che il Signore ne terrà conto."

Ma, a parte Telekabul, resta sempre l'offesa - a Mastroianni e a milioni di suoi ammiratori, cristiani - di un funerale di piazza, senza un accenno religioso, contro ogni verità e giustizia. Ho così pensato alla tomba del Fellini e della Masina, senza un segno di croce, nemmeno - come s'usa - accanto al nome.

C'è è vero una magnifica prua di Pomodoro che fa pensare a E LA NAVE VA e al Rex di AMARCORD, ma potrebbe far pensare anche al viaggio verso un al di là, nel quale i due magnifici sposi scomparsi credevano. Ma a cosa pensavano quelli che sono rimasti, accettando di non mettere nemmeno un minimo segno cristiano?

Modernità o incredibile conformismo ideologico? Forse nessuno dei due; ma, allora, perché? Insomma, in quest'Italia liberata, non e' lecito essere cristiani nemmeno dopo morte?

Ho così pensato anche all'autore di un libro su Buñuel, il quale mi dà del "bastardo in abito talare, il cui vizio assurdo è quello di spargere menzogne beatificate" e mi mette tra quelli che "non hanno capito (o non hanno voluto capire) che Buñuel ha liquidato la menzogna di Dio".

E perché sarei così ignorante e insieme assurdamente viziato?
Perché, recensendo LA VIA LATTEA vent'anni fa, ho scritto: "Il vecchio Buñuel contestatario pare ormai più preoccupato di difendere la Chiesa che di accusarla."

Al che c'è da supporre che quell'autore, fotografo, per bravo che possa essere come tale - nell'istantanea ci dev'essere tutta l'idea - non s'accorga che in una frase staccata dal contesto (un'istantanea verbale, che non e' fotografica) non c'e' materia sufficiente per dare del "bastardo" in tonaca a uno che oltre vent'anni prima di lui ha studiato tanto fotografia quanto cinema, ivi compreso Buñuel contattato personalmente.

E non s'accorge nemmeno che l'"anarchia di Buñuel" è qualcosa di ben diverso da quello che lui - forse confondendo scatti fotografici con giudizi cinematografici - ha inteso.

Ancora auguri e saluti.

P. Nazareno Taddei sj