Un vecchio ch'è nuovo

Un'attualizzazione dell'insegnamento tratto dalla Prima lettera di S.Paolo a Timoteo

21/09/1997
Oggi prendo io l'iniziativa di presentarvi un pezzo della Prima Lettera di S. Paolo a Timoteo (6, 2-12), letta giovedì scorso nella Messa.
Scritta nel 64-65 d.C., verosimilmente dalla Macedonia, dopo la prima prigionia romana dell'Apostolo, per mettere in guardia il discepolo Timoteo (dal carcere gli aveva affidato la Chiesa di Efeso) dalle false dottrine che ivi si diffondevano e che sfoceranno nello Gnosticismo del II secolo, sembra scritta per i cristiani oggi, anche per quelli che usano il nome cristiano nella loro attività terrena (politica, civile, economica, religiosa).
Alla fine, dirò una parola su tali dottrine per capire come non ci sia "niente di nuovo sotto il sole", ma per dire anche come, per essere buoni cristiani - ovviamente per quanto possibile e attese le circostanze concrete - non bastino i buoni sentimenti, bensì occorra anche essere "vigili" (come hanno detto Gesù Cristo e S. Pietro), cioè non lasciarsi travolgere dalla mancanza di una cultura necessaria.
Ecco il testo di S. Paolo:
"Insegna queste cose ed esorta. Se qualcuno insegna diversamente e non si attiene alle sane parole, quelle del Signore nostro Gesù Cristo e all'insegnamento secondo la pietà, è accecato dall'orgoglio, non capisce nulla, ma è preso dalla febbre di dispute oziose e di questioni di parole.
Di qui nascono l'invidia, le discordie, le ingiurie, i cattivi sospetti, gli alterchi di uomini dalla mente corrotta e privi della verità, i quali credono che la pietà sia una fonte di guadagno. La pietà è certo una fonte di grande guadagno, ma accompagnata dal contentarsi di ciò che si ha, poiché nulla abbiamo portato nel mondo e nulla, senza dubbio, possiamo portarci via. Se dunque abbiamo vitto e vestito, accontentiamoci di questo. Quelli invece che vogliono abbondare di ricchezze, cadono nella tentazione, nei lacci [del demonio], in molte cupidigie insensate e funeste che sommergono gli uomini nella rovina e nella perdizione. Infatti la radice di tutti i mali è l'amore del denaro.
E alcuni che hanno cercato di averlo si sono smarriti lontani dalla fede e si sono trafitti con innumerevoli tormenti. Ma tu, Timoteo, uomo di Dio, fuggi queste cose, cerca invece la giustizia, la pietà, la fede, la carità, la pazienza e la mansuetudine. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e di cui hai fatto una bella professione di fede, davanti a molti testimoni."
Il testo parla da solo, basta riflettere un istante. Ecco, invece, qualche informazione circa quelle ãfalseä dottrine, contro cui S. Paolo esorta Timoteo.
Lo Gnosticismo, più che una degenerazione all'interno del Cristianesimo, viene considerato come un derivato di varie dottrine misteriche precedenti, che si frammischiano alla conoscenza e alla prassi cristiane. "Gnosi" significa "conoscenza" e alla base delle tendenze gnostiche c'è il concetto di una "illuminazione" riservata a pochi iniziati, grazie alla quale si arriva alla visione del Divino e del Vero; la fede e le buone opere non hanno alcuna importanza.
Usando il concetto neoplatonico di "emanazione", si considera Dio, Essere infinito, dal quale procedono vari "eoni" ("spiriti eterni") che tutti insieme formano il "Pleroma".
L'anima dell'uomo si trova perduta nel corpo e, per salvarlo, Dio manda un altro "eone", cioè Gesù Cristo, la cui incarnazione e morte si intendono come puramente simboliche.
Da questi pochi, sommari, accenni, si capisce facilmente che quel modo di pensare esiste anche oggi, dovuto soprattutto alla mentalità massmediale: ricerca di oroscopi e di letture della mano; gusto e brama di cose misteriose, magari anche miracolose o miracolistiche; un Dio che non si sa bene cosa è perché non lo si può né vedere né toccare;
un Gesù Cristo che non si sa se sia mai esistito (si pensi anche solo alle dichiarazioni di Pasolini circa il VANGELO SECONDO MATTEO); una sorta di illuminazione individuale e personalistica, che fa superare il concetto di Chiesa e anche quello di Papa come rappresentante di Cristo in terra, mostrandolo invece come importante uomo politico e massmediale;
una mistione - più o meno misterica - tra realtà e immaginazione (si guardi solo a certe trasmissioni tv, ma anche a certe tendenze entrate nella scuola, dove si mescola informazione o documentario e fiction, dove si fa la storia con film detti storici, che sono invece storicamente alterati in funzione dello spettacolo, falsati quindi per l'insegnamento);
confusione tra realtà virtuale in tutte le sue varie manifestazioni e realtà fisica e storica; e chi più ne ha più ne metta.
I consigli di S. Paolo a Timoteo valgono quindi anche oggi e sono estremamente attuali: insegnano molto a tutti noi, ma anche a quelli che, nel nome cristiano, si danno alla politica e all'azione sociale.
Tra il resto, il dio denaro non è il nostro Dio, eppure anche molti cristiani lo adorano, scavalcando gli insegnamenti di Cristo e della vera chiesa.
Per questo, poi, le cose vanno e fanno male; come le ossa fuori posto.
Dio ha tracciato il piano della condotta umana perché sia in grado di ottenerne gli aiuti: verità, giustizia, carità (non elemosina) nella libertà, come ha insegnato Papa Giovanni.
A risentirci e sempre a disposizione.
 
P. Nazareno Taddei sj