Terremoto e Dio

Cosa c'entra il terremoto con Dio? È forse colpa Sua?

12/10/1997

G.F. mi internetta: Non voglio dire che il terremoto sia colpa di Berlusconi, ma vorrei sapere come fa Lei a dire che Dio non c'entra.
Rispondo.

Caro sig. o sig.a G.F., apprezzo la freddurina su Berlusconi, piuttosto attuale, ma io non dico affatto che Dio non c'entra col terremoto.

Tutto e' questione di intendersi, soprattutto di fronte a sciagure come quelle che proprio di questi giorni hanno seminato disperazione e morte da noi, ma non soltanto in Umbria e Marche, bensì dal Messico al Giappone e altrove.

La colpa e' di Dio?
Dio c'entra certamente, anzitutto, perché Egli e' l'autore della natura, di quella natura che ha formato la terra con i suoi continenti sotterranei, i quali movendosi provocano anche i terremoti.

Ma non credo si possa dire che è stato proprio Dio a disegnare quei contin

enti e a decidere quando e come si muoveranno e quali terremoti provocheranno, sebbene Egli lo sappia.

E' vero invece che Dio ha gettato in quell'enorme non-spazio che era il nulla il germe vigoroso che un po' alla volta - millenni e millenni di giorni - è diventato il cosmo, col suo sole e la luna e le stelle; con le sue leggi fisiche, chimiche, meccaniche; e poi di vita, biologiche, fisiologiche, psicologiche.

E, a un dato punto, ha creato direttamente l'uomo, immettendo in un corpo adeguatamente sviluppato il soffio del suo stesso spirito, intelligenza e della libera volontà, per farlo "a sua immagine e somiglianza".

Nell'intimo di questa straordinaria creatura ha inciso le leggi morali, affinché l'uomo realizzi nella vita e nella storia proprio quell'"immagine e somiglianza".

Ma, nella storia, l'uomo ha prevaricato e ha voluto far di testa sua, contro quelle leggi che Dio gli aveva scritto nel cuore. E allora Dio si è fatto uomo Egli stesso, Gesù Cristo, per indicare a questo disgraziato ribelle come egli si può salvare e perseguire veramente quell'"immagine e somiglianza", nonostante la prevaricazione, nell'attesa di ritornare a Lui, trasfigurato e come sciolto in quell'immensa luce dell'esistenza infinita e dell'amore senza screzi.

La terra, secondo le leggi che Dio ha dato (la natura) si scuote e produce i terremoti; talvolta le piogge, che pure vincono la siccità e fanno fiorire e fruttificare la terra, provocano alluvioni e i tornado devastano turbinando; ma, secondo quelle leggi, la terra produce anche i campi del grano e i prati e i fiori e frutti, e gli animali, di cui l'uomo gode, si nutre e si serve e il vento feconda le piante e purifica l'aria.

L'uomo ha imparato a coltivare animali e frutti per nutrirsi e coperte e vestiti per difendersi dal freddo e tutto per poter vivere nella serenità. Così l'uomo può e deve studiare anche come difendersi dai turbini e dai terremoti.

La natura non disobbedisce a Dio producendo frutti o provocando terremoti: essa attua inconsciamente le leggi che la dominano. Discorso diverso per l'uomo: è la sua disobbedienza alle leggi morali, e quindi a Dio, che provoca guerre e morti e odi, ma che anche fa sì' che non si preoccupi, come dovrebbe, di quel dominio della natura che Dio gli ha affidato.

Ma Dio sa, vede e provvede. Non dimentichiamolo, quando restiamo sbigottiti di fronte a quelle case distrutte, a quei tesori d'arte che si sbriciolano, ma soprattutto a quelle migliaia di persone - dai bambini agli anziani - che tremano per la paura e per il freddo, che piangono perché sono rimasti con quello che avevano addosso, che devono dipendere dall'assistenza pubblica per avere un piatto di minestra o una bottiglia d'acqua da bere.

In quei momenti, anziché protestare chiedendoGli perché mai ha lasciato succedere tutto questo, ricordiamoci che Egli vede e provvede. Egli è lì, in quella calma di fronte alla sciagura, in quelle parole rassegnate, in quei sorrisi che spuntano ancora tra le lacrime sui visi, in quei bambini che giocano quasi inconsci, nelle persone che si sforzano di soccorrere; c'è perfino in alcuni gesti di rabbia e di disperazione.

Ma Egli è anche lì ad annotare chi fa sciacallaggio, chi cerca di ricavare vantaggi dalle disgrazie altrui. E' un discorso facile da fare da noi che non ci siamo di mezzo; ma è discorso che io spesso ho sentito fare, in questa e altre circostanze, proprio da chi c'era di mezzo; persone non miopi, evidentemente aiutate da Dio, ch'era lì a vedere e provvedere.

E allora voglio dire una cosa che può sembrare una bestemmia, mentre la tv ci trasmette immagini di macerie, dell' incattivirsi della natura contro chi è già colpito. La frase è: "tutto è provvidenziale".

Il Libro della Sapienza (Prov. 8, 29-31) ricorda che "quando [Dio] fissava al mare il suo limite perché le acque non trasgredissero il suo ordine quando consolidava le fondamenta della terra, io, la Sapienza, ero accanto a Lui, quale architetto, mi ricreavo sulla faccia della terra (ludens in orbe terrarum) e la mia delizia era stare tra i figli dell'uomo." Chi non è miope nella fede non dirà che quella frase è una bestemmia; anzi sarà lieto che qualcuno gliel'abbia ricordata.

Il vero problema è quello di essere convinti che Dio ci è Padre, sempre, non solo quando tutto va bene. Qualche volta ci vuole grande sforzo per crederlo; soprattutto in questi tempi in cui comunismo e consumismo e mass media hanno diffuso una mentalità quantitativistica, materialistica.

Ed è proprio in questi tempi che sforzarsi di ripetere quel "tutto è provvidenziale" è porre una caparra perché Dio si mostri Padre anche negli effetti materiali, psicologici e spirituali.

Sempre a disposizione.
Cordialmente

 

P. Nazareno Taddei sj