Cos'è il diavolo?

Si torna sul diavolo per ampliarne il concetto e le varie possibili raffigurazioni

21/02/1998

Il prof. S.S. mi internetta: "Ma cos'è' questo benedetto diavolo?"
Che il diavolo sia proprio benedetto, non direi, perché esso porta l'eterna maledizione di Dio.

A meno che non si intenda il povero diavolo, che è tutt'altra cosa. Povero diavolo e' un modo di dire, con una certa commiserazione, per disgraziato,sfortunato e simili.

Per diavolo noi intendiamo l'avversario di Dio e dell'uomo; un angelo decaduto; un essere cioe' (secondo la tradizione cristiana) che ÷ sottoposto alla prova del riconoscere Dio come essere supremo e padrone ÷ ha rifiutato.

Ma attenzione! Non è da confondere "diavolo" o "demonio" con "demone"; e nemmeno con altre cose, come la cattiveria umana o il senso di colpa. Vediamo.

Il DEMONE ÷ in tutta la storia e la letteratura dei vari popoli ÷ è un essere spirituale intermedio tra la divinità e l'uomo, che non necessariamente è volto al male. Basti pensare al demone dal quale, secondo i "Dialoghi" di Platone, Socrate si sentiva guidato nelle sue scelte soprattutto morali.

Dagli spiriti delle foreste, delle acque, degli stessi defunti presso i Celti e i Teutoni (dai quali più tardi si arriverà ai celebri "fantasmi" dei castelli nordici), dove incontriamo anche le origini mitologiche della licantropia (affezione isterica per la quale l'individuo, generalmente in occasione della luna piena, si mette a ululare come un lupo e a imitarne il comportamento), si arriva, p.e. presso i mesopotami, agli "udug" (spiriti del male raffigurati come animali), ma anche a Lamastu (spirito femminile della febbre) o a Lilith (spirito femminile della lussuria) o, presso i Greci ÷ tra l'altro ÷ alle Erinni (per i Romani, Furie, personificazione della violenza con la quale può esplodere il male fisico o morale) e alle Arpie ("rapitrici", geni alati dalla testa femminile, personificazioni della rapacità e dello spirito antiumano), alle Gorgoni, tra cui Medusa (mostro femminile dallo sguardo terrificante, uccisa da Perseo) o all'Idra di Lerna (serpente mostruoso dalle molte teste che rinascevano quando venivano tagliate).

Per i Romani si può pensare ai Numi che sono spiriti benigni. La prevalenza però è sempre per esseri malefici e mostruosi.

Tutte le religioni ne contano moltissimi: dagli etruschi che raffigurano in bestie deformi l'irrequietezza di fronte alla morte e all'al di là, agli Yast dei testi iranici, dove tuttavia lo Spenta Manyu (demone benefico) è gemello dello Ahra Manyu (demone malefico), dallo Azazel (spirito del deserto o della solitudine) e dal vampiro Aluqah degli ebrei, agli Iblis e ai Ginn (loro dipendenti) degli islamici raffigurati ancora una volta da animali mostruosi e potenti.

Per quanto le tradizioni, le superstizioni e le immaginazioni popolari ÷ più o meno ispirate o ispiratrici in campo iconografico ÷ abbiano spesso frammischiato tutti questi concetti e questi esseri, il concetto e la realtà del diavolo di cui parliamo sono tutt'altra cosa. Del DIAVOLO si parla nella Bibbia (Genesi) come del tentatore che ispira a Eva il peccato e, nei Vangeli, sempre come del tentatore che avvicina Gesù nel deserto.

Ma non sono le sole volte: nel libro di Giobbe, Satana viene autorizzato da Dio a infierire su quel servo fedele per metterne a prova la fedeltà; nel libro di Tobia, Sara si trova uccisi ben sette mariti dal demonio Asmodeo e l'arcangelo Raffaele viene inviato a liberarla per accoglierne la preghiera e darla in sposa a Tobia; anche altrove gli accenni agli spiriti del male sono molteplici; ma è soprattutto nei Vangeli che si parla di questi spiriti maligni e immondi che vengono cacciati dagli ossessi, o da Cristo o nel suo nome, e sono costretti a dichiararne la divinità.

E non si può non ricordare il suggestivo testo di S. Pietro: "il diavolo, vostro avversario, come leone ruggente, sempre vi gira attorno cercando chi divorare" (1Pe 5, 8).

Il demonio non va inteso come lo spirito del male nel senso manicheo, cioè di una entità del male (Ahriman) contrapposta alla pari entità del bene (Ahura Mazda).

Il demonio infatti è sottoposto a Dio; è stato da questi creato, non come maligno, ma come spirito che poi, per libera scelta, avendo appunto rifiutato di riconoscere il creatore, è piombato nell'inimicizia contro di lui, diventando cristallizzato in questa sua intrinseca cattiveria.

I diavoli poi sarebbero legione, guidati da Lucifero: spiriti comunque di superbia, di falsità, di cecità mentale pur intelligentissimi. Cane legato alla catena, secondo pittoresche ma efficaci dizioni ascetiche, entità libera dal tempo e dallo spazio in quanto puro spirito, il diavolo esercita nel tempo e nello spazio l'azione conforme alla sua natura di ribelle, cercando di trascinare anche altri.

C'è UNA PROFONDA ANALOGIA COL PECCATO DELL'UOMO: rifiuto di riconoscere Dio come creatore attraverso il rifiuto delle sue leggi, e, insieme, tendenza a coinvolgere anche gli altri nel proprio comporta mento. Ed ecco, allora, la tendenza a confondere il diavolo CON LA CATTIVERIA che l'uomo poco o tanto porta con sè o anche col male che succede nel mondo.

Tuttavia, non si può non vedere in certi comportamenti umani (individuali o sociali), una COLLABORAZIONE - CONSAPEVOLE O INCONSAPEVOLE - ALL'AZIONE DEL DIAVOLO contro l'umanità. Ciò si verifica, generalmente, in quelle imprese fondate sulla menzogna, sul pervertimento, sulla confusione mentale nei confronti della verità, della giustizia, della carità, ecc.

Qualcuno di questi esempi è il far confondere "carità" con "solidarietà", sottinteso "umana", esplicitamente non "cristiana"; come pure lo è un certa impostazione secolaristica dei mass media; oppure la confusione mentale in essi intesa come fine delle trasmissioni, qualunque sia il loro colore politico.

Ma un esempio si può cogliere anche in ciò che oggi avviene con una certa frequenza nei media: il tentativo di ridicolizzare il diavolo o di sdrammatizzarlo (p.e. in pubblicità). In questa maniera, come la gente s'allontana sempre più da un'idea corretta di Dio, così s'allontana sempre più anche dal poderoso avvertimento di S. Pietro: "il diavolo ci circuisce, come leone ruggente, cercando di farci cadere".

C'è certo la misericordia di Dio che ci protegge; ma ci deve essere anche il nostro impegno a meritarci questa protezione: il riderci o lo scherzarci sopra, quando si tratta di momenti seri della vita, non è certo la maniera migliore per ingraziarci l'aiuto del cielo.

Altrettanto, è errato, o quanto meno pericoloso, liquidare il diavolo come pura proiezione per SGRAVARSI DEL SENSO DI COLPA: è un po' semplicistico anche come dato di scienza. Infatti il senso di colpa, che è universale, risale all'essere venuti meno a una norma etica superiore (il cosiddetto peccato originale), dietro cui sta appunto anche l'origine del "diavolo" come angelo ribelle.

Confondere dunque, in qualche modo, il diavolo con la cattiveria che ci portiamo dietro è un passo che non bisogna fare, proprio per non confondere cose diverse tra loro e anche per non finire in una delle due esagerazioni opposte: a) pensare di vedere il diavolo dappertutto e/o andarlo a cercare come aiuto, potente (si pensi alle odierne manifestazioni di satanismo) o b) pensare che il demonio sia solo un fatto mitologico, un'immagine più o meno letteraria, un'astrazione simile a quella dei demoni dei Greci, addirittura un qualcosa alla moda che può fare "in". In un'epoca di confusione come la nostra, è assai più spregiudicato e moderno non lasciarsi trasportare dalle correnti estreme: dar tutto per buono, da una parte, e rifiutare tutto, dall'altra.

Spregiudicato e moderno, proprio per opporsi alla balorda ondata consumistica d'un conformismo culturale e d'un secolarismo pieni... di vuoto (e non è un gioco di parole).

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj