La Sindone, bisogna crederci?

I motivi - anche scientifici - per i quali possiamo credere all'autenticità della Sindone

10/04/1998

Il sig. N.T. mi internetta: Adesso la Sindone pare di moda. Ma, insomma, bisogna crederci?

Non so se di moda o non di moda. Ma in prossimità della prossima ostensione (18 aprile-14 giugno ppvv) mi pare quanto meno civile che i mass media italiani ne parlino, dal momento che quelli stranieri ne parlano (bene o male) già da qualche anno e che la Sindone si trova in Italia.

E rispondo alla domanda. Se Lei vuol dire che “bisogna crederci” perché c’è qualche disposizione o documento ufficiale della Chiesa, anche solo circa l’autenticità della Sindone (cioè che si tratta di un lenzuolo che ha avvolto il corpo crocifisso di Gesù), rispondo che non siamo affatto tenuti a credere. Se, invece, Lei vuol dire che “bisogna crederci” (sempre a quella autenticità), perché ci sono motivi sufficienti, rispondo che può (o deve) decidere Lei, dopo essersi informato un pò seriamente su quello che è la Sindone.

Io Le dò qui qualche informazione, partendo da quell’aspetto nel quale sono meno ignorante e che mi pare molto importante, anche se non tutti e sempre lo prendono in considerazione come merita. Voglio dire: l’aspetto fotografico

La Sindone originale e a colori invertiti

Nel 1898, l’avv. Pia ha fotografato la Sindone; e nello sviluppare il negativo s’è accorto con sorpresa che saltava fuori un’immagine positiva del corpo (nella foto: a sinistra vedine il volto Sindone come appare nella Sindone; a destra, il volto come appare nel negativo della fotografia). La sorpresa è stata di tutto il mondo cristiano e non cristiano, credente e non credente, scientifico e non scientifico. Infatti, a fotografia ha permesso di riconoscere il volto variamente ferito e tumefatto del corpo crocifisso, confermando in maniera determinante la precedente scoperta scientifica che l’immagine della Sindone è acherotipa, cioè non disegnata o dipinta da mano d’uomo. In proposito, interessante uno studio ch'è stato fatto sul volto di Cristo delle pitture realizzate dopo che la Sindone era stata conosciuta in Occidente, cioè dopo il 1350: è stata fatta un “figurazione” di tutti quei volti e da quelle “figurazioni” è stato ricavato un identikit, in quale è in notevole coincidenza col volto originale della Sindone, dal che si suppone che nessuno di quei pittori avesse immaginato, nemmeno lontanamente, che l’immagine della Sindone fosse un negativo (di cui non c’era ancora il concetto, il quale è apparso nel mondo con l'inglese Fox Talbot, nel 1835. Ma in particolare, la fotografia, congiuntamente con gli elementi , precedenti e successivi alla scoperta avv. Pia, offerti dagli studi scientifiche, ha permesso di determinare con assoluta certezza che la Sindone ha avvolto un uomo certamente crocifisso, il quale prima della crocifissione è stato coronato con un casco di spine, ha subito 120 colpi di flagrum romano a due e a tre palline, colpito contemporaneamente da due flagellatori, con un complesso di 700 ferite; che ha portato sulle spalle alla maniera romana il patibulum e nel cammino è cascato a terra, battendo ginocchio e testa; un uomo ch’è stato crocifisso ai polsi e ai piedi con chiodi da crocifissione romani (circa un cm. di lato), che ha avuto un costato trafitto da una lancia romana di circa 3-4 cm.; un uomo poi crocifisso e sepolto al tempo dei romani in Palestina e quasi altrettanto certamente al tempo di Ponzio Pilato, come dimostra la speciale moneta che si trova su un occhio e forse anche una seconda moneta sull’altro occhio. Da notare che la fotografia ha offerto questa certezza anche contro i reperti del Carbonio14 (secondo i quali la Sindone sarebbe di una data a cavallo tra 1200 e il 1300) e prima ancora che questi si dimostrassero ingannevoli.

La fotografia ha confermato ancora che il sangue si è sovrapposto al flusso, diciamo, fotografico interrompendolo; cosicché noi, accanto all’immagine, abbiamo anche le tracce vere del sangue che risulta sangue umano di tipo A, che è dello stesso tipo sanguigno delle gocce raggrumate del miracolo eucaristico di Lanciano (CH). La fotografia,, assieme agli altri risultati scientifici, ha dimostrato con prepotenza che tutte le situazioni che la Sindone descrive coincidono quasi perfettamente con quelle descritte dal Vangelo, tanto da rendere praticamente impossibile che l’immagine sindonica possa essere quella di un altro crocifisso (una possibilità su duecento miliardi, secondo un calcolo delle probabilità del Barberis).

Orbene, la fotografia è certamente “fotografia” per alcune caratteristiche (proiezione ortogonale, profondità di campo, nitidezza dell’immagine), ma non è del tipo “scrivere con la luce” cioè quello della fotografia normale (“scrivere con la luce” [là eravamo in una tomba]), foro stenopeico, quello dove i mette l’obiettivo, la superficie piana chimicamente sensibilizzata alla luce) e nemmeno del tipo elettronico (scanner, fotocopiatrice). Di che tipo è? Finora si può dire solo “mistero”, perché occorre lasciare spazio alla scienza la quale non è ancora arrivata fino in fondo. Che se scientificamente si dovesse dire che non c’é risposta, che cioè l’immagine sindonica è stata prodotta o contro o sopra le forze della natura, si potrà parlare di miracolo; e allora, sì, bisognerebbe credere.

In altre parole, non c’è ancora certezza scientifica circa l’autenticità; ma mi pare si possa dire tranquillamente che c’è certezza morale. A questo punto, credere o non credere dipende da ciascuno che abbia un pò di testa sul collo e non sia in malafede. Quindi decida un Lei...


Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj