Domenica degli ulivi

La benedizione degli ulivi (simbolo di pace) segna l'inizio della Settimana Santa; ma vicino a noi il frastuono dei bombardamenti sembra irridere tutto ciò

28/03/1999

Oggi, che la domenica delle Palme ricorda il trionfo di Gesù al suo ingresso in Gerusalemme, in tutte le nostre Chiese si benedicono gli ulivi, simbolo della pace.

Non sono l'ulivo della politica, il quale praticamente parla più di competizione e di lotta che di pace e di fraternità.

Sono gli ulivi che prendono il posto delle palme, per caratterizzare questa nostra parte del mondo, dove fioriscono più gli ulivi delle palme.

Vuol dire che anche per noi, più direttamente, ha inizio la Settimana Santa della salvezza.

Ma noi, proprio oggi, sentiamo il frastuono dei bombardamenti nella vicina Jugoslavia.

Siamo in guerra! Altro che ulivi della pace!Cosa possiamo pensare? Dove sono o che valore hanno gli ulivi della pace?"Pace" è "tranquillità dell'ordine"; e l'ordine c'è - per usare le parole del Papa Buono, Giovanni XXIII - quando "la verità, la giustizia, la carità nella libertà" non sono turbate.

Chiedo: c'è verità e giustizia - non dico carità e libertà - nei discorsi che sentiamo fare in questi giorni? Nei media (ma essi sono ben poco nella libertà), e quindi di riflesso anche nelle chiacchiere della gente, si parla di disumanità nell'intervento militare della Nato; ma si trascura di mettere sulla bilancia quei prolungati massacri serbi che l'hanno provocato.

No! non sono secondo verità, giustizia, carità, tanto meno nella libertà!L'intervento militare è stato l'ultimo baluardo contro quei massacri; ma esso è stato purtroppo raggiunto proprio dal rifiuto ripetuto e definitivo di sottoscrivere l'azione di pace diplomatica.

Diceva l'antica saggezza: "causa causae est causa causati". Cioè la responsabilità o colpa di quanto succede (cioè i bombardamenti della Nato e l'intensificarsi delle fughe terrificanti di decine di migliaia di persone da quelle terre) è da attribuirsi a chi ha fatto sì che quello succedesse (chi ha fatto i massacri del Kossovo).

Contro quei massacri - pieni, per l'aggiunta, di ferocia e crudeltà che superano perfino quella naziste - è vero, s'è tollerato troppo e anche troppo a lungo si sono protratti i tentativi di bloccarli, pur sapendo con chi si aveva a che fare.

Si dice che i bombardamenti non serviranno: oggi non siamo in grado di dirlo. Si dice che essi hanno provocato solo l'inasprimento dei massacri: vuol dire che la prima fase dei bombardamenti non è stata sufficiente a fermarli.

Giustamente il Papa, anche stamattina, ha invocato la pace,ha chiesto a chi ha le armi in mano (quindi non solo la Nato, non solo i "ribelli" kossovari) di cessare di usarle; ha affermato che ci può essere ancora uno spazio per risolvere il problema senza le armi; ma quello spazio finora non c'è stato e non ci può nemmeno essere, se i responsabili dei massacri lo rifiutano.

Il Papa quindi parla secondo verità e giustizia. Tutti, compresi i comunisti, hanno esaltato gli americani quando 50 anni fa sono venuti a liberarci dai nazisti, pur provocando l'inasprimento di quei nostri terrori.

Perché sono inumani oggi che fanno lo stesso per la liberazione d'un altro popolo dal massacro? In Italia, non s'è giustificato Priebke che per obbedire ha partecipato, con due su trecento, alla strage delle Fosse Ardeatine; perché oggi si vogliono giustificare non solo i capi che hanno ordinato quei massacri, bensì anche quei poliziotti e soldati che li hanno attuati e li stanno attuando?Questo mi pare il discorso da fare secondo verità e giustizia e anche secondo carità.

Ma, a noi, l'unica forza che rimane è quella di pensare da cristiani e di fare una preghiera umile e sincera, affinché si ripeta il trionfo di Gerusalemme, che cioè il modo di pensare di Gesù, "via, verità e vita", entri nella testa di tutti, rammollendone la talvolta delinquenziale testardaggine.

Sempre a disposizione.Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj